La politica uscita fuori dalla votazione per il presidente della Repubblica è debole, ha mostrato la sua vulnerabilità e l’incapacità ad essere guida, e ovviamente le ripercussioni saranno anche locali a cominciare dalle regionali e dalle amministrative delle grandi città.
Il Partito Democratico, la cui intensa con il Movimento Cinque Stelle è sempre più fitta in Sicilia, dialoga su chi schierare in campo, Giancarlo Cancelleri e Anthony Barbagallo potrebbero attingere alla società civile, ed è una strategia a cui spesso fanno riferimento i partiti quando sono in profonda crisi tanto da non trovare al loro interno un esponente di spicco.
L’obiettivo è quello di contrastare l’ascesa del centrodestra ma a parte la meta non sanno come arrivarci, con quale nome e con quale programma.
Un labirinto, all’interno del M5S ci sono già delle candidature di disponibilità a correre per la presidenza e il Pd discute su alcune figure al proprio interno, possibilmente allargando verso l’aria centrista.
Molto dipenderà dalle manovre del centrodestra e come si muoverà Nello Musumeci, da Roma aveva annunciato di proseguire con una giunta elettorale, questo significherebbe rottura con tutti gli alleati ad eccezione di Fratelli d’Italia e una candidatura in solitaria che porterebbe ad una sconfitta; se invece, come chiedono gli altri alleati dalla Lega all’MNA, da Forza Italia all’UDC, continuerà con la stessa giunta allora il centrodestra potrebbe presentarsi unito alla competizione del prossimo autunno.
Musumeci pare intenzionato a non rimescolare le carte, la giunta non dovrebbe subire alcun assestamento e Giorgia Meloni a giorni dovrebbe diramare un comunicato con cui incorona il presidente della Regione prossimo candidato di bandiera.
Si cerca di ricomporre la coalizione che altrimenti lo isolerebbe ancora di più, segnali di distensione sono arrivati attraverso alcune nomine, si tratta di Santo Castiglione presidente dell’AST, corrente MNA, suo vice Eusebio D’alì vicino a Gianfranco Miccichè.
Il presidente dell’ARS lavora anche per la costruzione di un governo siciliano sul modello Draghi, mettendo all’angolo il partito della Meloni: più facile a dirsi che a farlo, per la Sicilia non è una strada di facile percorribilità e, dunque, si potrebbe arrivare alla candidatura di Palazzo d’Orleans con nomi diversi da quello di Musumeci, Nino Minardo della Lega è molto accreditato e ha buoni rapporti con tutti i partiti del centrodestra.
Non resta a guardare Cateno De Luca, candidato per la presidenza della Regione che non intende lasciare spazio al duo Musumeci- Razza.