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20/03/2022 06:00:00

  Inguì: “Così ricordiamo le vittime di mafia. Classe ghetto? Ho detto la verità”

Salvatore Inguì, coordinatore di Libera in provincia di Trapani, il 21 marzo, è la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Una giornata importante, alla quale si arriva, ogni anno, dopo un percorso soprattutto con i più giovani per non far venir meno il ricordo e l’impegno contro la criminalità organizzata.

Ogni anno tutti i presidi di Libera organizzano degli incontri tra i più giovani per far conoscere, narrare chi ha dato la vita nella lotta alle mafie. Il nostro obiettivo è quello di raccontare storie, fatti, persone, perchè la memoria non sia solo del singolo ma sia memoria collettiva. Da 27 anni, ogni anno, il giorno di primavera elenchiamo tutti i nomi delle vittime innocenti della mafia per noi è un modo per dire che non esistono morti di serie A e di serie B, è un modo per ricordare tutti quelli che hanno dato la vita e per far sì che la loro morte non sia vana ma sia per noi sprone per un impegno. Ecco perchè si chiama così la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie.


Quest’anno poi ricade il 30esimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Cosa è successo in questi 30 anni? Come è cambiata la mafia, e come è cambiata l’antimafia, l’impegno nel contrasto alla criminalità organizzata?

Io non vado dietro al numero intero, il fatto che siano 30 o 29 a me poco cambia. Per noi la celebrazione è ogni anno. Io credo che la mafia è sempre uguale a se stessa. Perchè se cambiasse non sarebbe più mafia. La mafia ha tre elementi: il potere economico, politico e militare. Tutto messo assieme condiziona un intero sistema sociale, economico e politico. Tutto il resto è criminalità. Che poi oggi si usino i sistemi telematici mentre prima c’era il carrettino è indifferente, la mafia sa adeguarsi ai tempi. Questa è la mia opinione, ed è bello che anche all’interno di Libera ci siano diversi modi di vedere le cose. Come cambia l’antimafia? C’è un’antimafia di fatto, attiva, che non è nelle sigle ma nella cultura della gente. Oggi c’è la possibilità di parlare, di urlare, di dibattere, di presentarsi parte civile nei processi, di criticare l’azione dello Stato anche quando commette delle leggerezze imperdonabili, come il mancato riuso dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Sono tutte conquiste della gente. La stessa legge sul riuso dei beni confiscati è il frutto di un’iniziativa popolare. Questo è l’elemento da sottolineare, oggi l’antimafia è l’antimafia della gente, al di là delle sigle.

L’antimafia della gente che proprio dai più giovani deve partire. In questo senso è importante il lavoro che fate con le scuole in occasione della Giornata contro la mafia. Cosa state organizzando in provincia di Trapani?

A Paceco, a Strasatti di Marsala, a Castelvetrano, i presidi di Libera leggeranno gli oltre mille nomi delle vittime delle mafie insieme agli studenti delle scuole medie e delle scuole superiori. Arriviamo a questo dopo una serie di incontri con le scuole in modo che i ragazzi arrivino consapevoli di cosa stiamo facendo e di chi sono questi nomi che andremo a leggere. Abbiamo scelto volutamente delle piazze periferiche, non è un caso che andiamo a Paceco e a Strasatti.


Non possiamo non parlare della bufera sulla “classe ghetto” nella scuola di Sappusi a Marsala. Lei è direttore dell’Ufficio del Servizio sociale per i minorenni di Palermo e in questa veste, in commissione antimafia, ha raccontato che era stata fatta una classe con tutti bambini figli di pregiudicati. Poi la classe è stata smembrata e i bambini distribuiti. Ma ci sono state molte polemiche. La dirigente ha annunciato querela, c’è chi ha parlato di dichiarazioni, le sue, a scopo politico. Come commenta tutte queste reazioni?


In commissione parlamentare sono stato audito nella mia veste istituzionale. Ho detto delle cose, che qualcuno ha tacciato come false. Nei giusti ambiti vedremo se sono false oppure no, un’accusa così grave non me la posso tenere. Non mi posso tenere neanche l’accusa che io agisca per biechi interessi di partito visto che non ho nessuna tessera di partito. La polemica se non è faziosa può essere l’occasione di ragionare sulle capacità inclusive della scuola. La scuola fa un lavoro egregio. E proprio la scuola Asta di Sappusi io personalmente ho un particolare senso di gratitudine e di amore per le cose che ha fatto questa scuola anche per situazioni a me particolarmente vicine. Non ho mai messo in dubbio l’onorabilità di questa scuola. Ma è anche vero che molte scuole, se non tutte, non hanno strumenti adeguati per poter tenere in debita considerazione una serie di frange di bambini che appartengono a certe categorie svantaggiate e che sono più facilmente disperdibili. Quindi se c’è la circostanza, casuale, di aver messo tutti questi bambini in una sola classe si corre il rischio di creare una situazione difficile. Per questo la classe doveva essere equamente distribuita, cosa che poi è avvenuta. Ma quella classe era stata formata, abbiamo i documenti, cosa che dimostreremo nelle sedi giudiziarie opportune.