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09/04/2022 06:00:00

La mafia oggi: social, criptovalute, meno violenza e più affari. E in Sicilia ...

 Meno delitti e più affari e una maggiore incisività di penetrazione nel mercato legale. Una mafia che muta il suo volto che utilizza i social e le criptovalute, ed è molto più attenta al business. È questa la fotografia emerge dall'ultima Relazione semestrale al Parlamento della Direzione investigativa antimafia. 

Diminuiscono gli omicidi di tipo mafioso, da 9 del I semestre 2020 a due, e le associazioni di tipo mafioso, da 77 a 57. E la propensione a inquinare l'economia legale trova conferma nell'incremento delle segnalazioni di operazioni sospette, 49.104 nel I semestre 2019, 54.228 nel I semestre 2020 e 68.534 nel semestre 2021, e delle interdittive antimafia, rispettivamente 279, 384 e 455.

Interesse per gli appalti - La Direzione investigativa antimafia evidenzia la sempre maggiore attenzione sulle possibili infiltrazione nelle procedure di gara ed appalti, ma rivela anche come "nonostante negli ultimi due anni si sia verificato un inevitabile rallentamento delle attività imprenditoriali a causa della pandemia, appare sempre maggiore l'interesse delle organizzazioni criminali per l'accaparramento di commesse ed opere pubbliche". "L'immediata disponibilità dei capitali illecitamente acquisiti dalle mafie potrebbe incidere, mediante le attività di riciclaggio, sulla capacità dei sodalizi di inquinare l'economia e di infiltrare la pubblica amministrazione per intercettare le risorse pubbliche immesse nel ciclo produttivo", si legge nella relazione.

Resta fondamentale il controllo del territorio - Il periodo preso in considerazione dalla Relazione "permane connotato dal perdurare della pandemia da Covid-19" e l'analisi sull'andamento della delittuosità "continua a mostrare come le organizzazioni criminali si stanno muovendo secondo una strategia tesa a consolidare il controllo del territorio. Quest'ultimo fattore è ritenuto, infatti, elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza".

Sequestri e confische - Nel primo semestre del 2021, sono stati confiscati a soggetti organici e collegati a vario titolo a gruppi mafiosi beni per 129 milioni e 307mila euro. Nello stesso periodo sono stati effettuati sequestri per un valore di 93 milioni 771 mila euro.

Uso di moderne tecnologie e criptovalute – Secondo gli investigatori della DIA le consorterie criminali sono inoltre interessate "alle più moderne tecnologie e in particolare a tutti gli strumenti che permettono un rapido e invisibile passaggio di denaro" testimoniato dal ricorso "a pagamenti effettuati con criptovalute quali i Bitcoin e più recentemente i Monero che non consentono il tracciamento e sfuggono al monitoraggio bancario”. La relazione cita, come "nuove minacce in tema di riciclaggio" anche le procedure degli Nft, "non fungible token", "allorquando potrebbero essere volte a nascondere la provenienza illecita dei capitali utilizzati per le transazioni". Tali pratiche - evidenzia la Dia - si svolgono "in un ambito non ancora normato e per il quale non sono previsti obblighi puntuali in capo ai suoi attori (operatori/utenza)" e "potrebbero agevolmente costituire una nuova ed appetibile opportunità".

Nei cambiamenti degli assetti societari entrano le organizzazioni criminali – Nella relazione della DIA viene riportato lo studio dell’Organismo Permanente di Monitoraggio ed Analisi compiuto sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità mafiosa, e per questo evidenzia le principali variazioni societarie e il turn over di cariche e di partecipazioni nelle imprese, i trasferimenti di quote e di sede, nonché le variazioni di natura giuridica e/o del capitale sociale, rilevando che “…il settore maggiormente interessato da variazioni societarie di carattere generale per entrambi i periodi è quello immobiliare, seguito dal commercio all’ingrosso, mentre per le società colpite da interdittiva il settore maggiormente interessato è rappresentato dalle società di costruzioni. L’esito dell’analisi dell’osservatorio “…conferma come le variazioni societarie costituiscano uno strumento di cui le organizzazioni criminali spesso si avvalgono al fine di inquinare il tessuto economico produttivo. In proposito, si sottolinea che l’efficace attività di prevenzione amministrativa permette di intercettare i segnali di anomalia e di interdire l’operatività delle società infiltrate”.

Cosa Nostra in Sicilia e la convivenza con altre organizzazioni criminali  - Lo scenario criminale siciliano è piuttosto differente nel territorio regionale che vede organizzazioni di matrice mafiosa sia autoctone che allogene. Cosa nostra non è l’unica organizzazione criminale di tipo mafioso sull’Isola. Nella Sicilia occidentale è predominante la sua influenza benché si registri la presenza molto attiva di gruppi criminali di etnia nigeriana che in particolare operano soprattutto nel capoluogo. “Nella Sicilia orientale – si legge nella Relazione della DIA - sono tuttora attive compagini storicamente radicate quali la “stidda” e altre numerose organizzazioni mafiose non inquadrabili nella struttura di Cosa nostra.

Cosa Nostra a Palermo - La città di Palermo continua a essere suddivisa in 8 mandamenti, composti da 33 famiglie e la provincia ancora strutturata in 7 mandamenti, composti da 49 famiglie. E’ quanto riporta la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. La città è divisa nei mandamenti San Lorenzo Tommaso Natale, Resuttana, Porta Nuova, Pagliarelli, Noce, Passo di Rigano Bocadifalco, Villagrazia Santa Maria di Gesù e Ciaculli. In provincia sette mandamenti, Partinico, Misilmeri Belmonte Mezzagno, Villabate Bagheria, Trabia, San Giuseppe Jato, Corleone, San Mauro Castelverde. Contrariamente al contesto della Sicilia occidentale l’assetto della criminalità organizzata nella provincia di Catania e soprattutto nel capoluogo si caratterizza per la presenza e l’operatività di diverse organizzazioni criminali.

La mafia nigeriana acquista autonomia e capacità - Lo stato di salute di Cosa nostra condiziona fortemente i rapporti con le altre mafie determinando nei diversi contesti locali interrelazioni a intensità variabile. “La coesistenza di diverse matrici mafiose si fa convivenza laddove sullo stesso territorio si giunge ad accordi in uno o più settori di cointeressenza confermando ulteriormente la tendenza, già emersa in passato, a rinunciare alla violenza e ai confitti per favorire gli affari. Se non stupisce il ricorso ad alleanze in singoli settori criminali tra famiglie di cosa nostra e clan mafiosi autoctoni non appartenenti a Cosa nostra e storicamente in contrasto con quest’ultima, rappresentano invece un quid novis i rapporti con le mafie nigeriane soprattutto nella città di Palermo i cui contorni sono sempre più mutevoli e in continua evoluzione. La mafia nigeriana sembra aver acquisito un vantaggio competitivo nel settore degli stupefacenti. La collaudata capacità operativa nella gestione della filiera del traffico di esseri umani, sovrapponibile a quella dell’immigrazione clandestina, trova una finalizzazione nell’altrettanto remunerativo mercato della droga. I cults nigeriani sono in grado di governare l’offerta e la domanda, i flussi di sostanze stupefacenti e soprattutto i cospicui proventi derivanti da un mercato che si conferma tuttora fiorente nonostante la pandemia.


Mancanza di leadership  -
La crisi di leadership che attanaglia già da qualche tempo i vertici regionali e provinciali di Cosa nostra – scrivono i funzionari della DIA - sembra non potersi risolvere a causa dei continui contraccolpi subiti dalla persistente azione di contrasto giudiziario degli ultimi anni che si conferma, con la medesima intensità in tutta l’isola, anche nel semestre di riferimento. L’attacco costante al patrimonio mafioso con numerose misure nelle varie province rendono gli sforzi di riorganizzazione di Cosa nostra del tutto insufficienti, fiaccando la sua naturale resilienza dimostrata nel tempo. In seno a Cosa nostra l’assenza di operatività della struttura di vertice sta determinando all’interno di province e mandamenti la tendenza a ricorrere ad un modello di gestione di tipo orizzontale sia di strategie generali che di risoluzione di problematiche emergenti.

Lo scontro generazionale tra “vecchi” e nuovi boss - Gli organi collegiali di governo di Cosa nostra sembrano accusare i contraccolpi di un’azione giudiziaria che negli anni non ha dato tregua a famiglie e mandamenti mafiosi. Il ripianamento delle posizioni di vertice rimane ancora problematico nonostante il ritorno nei territori di competenza di “vecchi” uomini d’onore che hanno ottenuto la scarcerazione di recente. Difficoltà di dialogo, incomprensioni e differenza di vedute sono i sintomi di un “gap” generazionale che può diventare profondo e farsi critico. Il sistema delle reggenze ha consentito una inusuale flessibilità nella definizione delle “competenze territoriali” delle famiglie e dei mandamenti delineando nuovi equilibri di potere quale conseguenza di accordi “inter-mandamentali” volti a trovare utili sinergie per superare il momento di stallo determinato dalle operazioni di polizia sul territorio. I “vecchi” uomini d’onore che fanno ritorno nei propri territori di competenza ambiscono a manovrare nuovamente le leve del potere mafioso ma lo vogliono fare a modo loro a pieno titolo e senza condivisione con i reggenti. Spesso non ne riconoscono la caratura e lo spessore criminale e con questi non temono di arrivare alla contrapposizione. Sono i portabandiera di una ortodossia difficile da ripristinare a fronte di una visione più fluida del potere mafioso declinato in chiave moderna. Si tratta di due approcci differenti che rischiano di polarizzare la dialettica tutta interna a cosa nostra e di focalizzare in futuro risorse ed energie in lotte intestine.

Le estorsioni – Le estorsioni non si attenuano. L’indole parassitaria di Cosa nostra continua a rappresentare un “fondamentale” irrinunciabile della mafiosità anche in una contingenza economico-finanziaria fortemente condizionata dalla crisi conseguente alla pandemia da COVID-19. Numerose le azioni giudiziarie del semestre che dimostrano un’attività estorsiva continua da parte delle famiglie mafiose anche durante il periodo di lockdown. E sull’isola permangono i comitati crimino-affaristici in grado di condizionare gli Enti locali per drenare fondi pubblici a vantaggio di società e imprese mafiose, grazie a funzionari e amministratori locali collusi. Sistemi criminali che si alimenterebbero di corruttela e che avrebbero quale scopo esclusivo l’arricchimento individuale in spregio di ogni regola e norma di legge, a discapito del bene comune di tutta la collettività. La pandemia non sembra aver rallentato la crescita dei crimini tipici dei “colletti bianchi”.

CONTINUA...