Salone del Castello normanno svevo gremito come nelle migliori occasioni per l’evento organizzato da Giulia Stallone, presidente della sezione della Fidapa di Salemi.
Tra il folto pubblico, presenti la revisore dei conti distrettuale della FIDAPA BPW ITALY Distretto Sicilia Antonella Giardina, il sindaco Domenico Venuti e il dirigente scolastico Salvino Amico.
Protagonisti della serata lo scrittore Gaetano Savatteri che ha fatto tappa a Salemi per il tour promozionale del suo ultimo libro “Le siciliane” (ed. Laterza) e l'attore agrigentino Ignazio Enrico Marchese lettore di alcuni brani del libro.
Si e’ trattato del primo di una lunga serie di incontri facenti parte del progetto “Incontri con l’autore” che la Fidapa ha intenzione di attuare nel corso dei mesi a venire.
Questa ultima opera di Savatteri, sequel de “I siciliani” edito nel 2005 sempre con Laterza, non ci e’ sembrata completamente riuscita.
Ne i “ I siciliani” il racconto si snodava in una serie affascinante di storie di personaggi reali della Sicilia del passato, che alla fine si ricomponevano in un mosaico caratterizzante un popolo e un’isola da sempre presente nel mondo letterario siciliano.
Con questa rassegna di volti femminili, se l’intento era di demolire certi stereotipi che una lunga tradizione letteraria e cinematografica ha rappresentato la donna siciliana, come ad esempio “vestita di nero, segregata dalla gelosia, costretta dai familiari a castigare i propri istinti”, ci sembra di potere dire che l’operazione sia in parte non riuscita o quanto meno pleonastica.
Per il semplice fatto che quell’immagine di “donna vestita in nero”non esiste più e non da ora, ma già da oltre mezzo secolo.
Fin da quando Savatteri, come egli stesso scrive contraddicendosi, arrivando a Palermo per iscriversi all’università, si accorse “a pelle che Palermo era ‘fimmina’. Non solo per la bellezza delle sue ragazze dagli sguardi pirateschi, ma anche per la presenza ad ogni angolo del centro storico di numerose edicole votive dedicate a santa Rosalia, la Santuzza. Palermo era ‘fimmina’ nella sua carnale decadenza. Odorava di fiori tropicali e di monnezza. Odorava di umidità nelle scale di palazzi aristocratici ormai in sfacelo, e odorava di mistero dietro i portoni che introducevano a chiostri carichi di gelsomini e di rose”. Se non e’ letteratura questa e se non sono stereotipi anche questi, ditemi voi.
Una cosa ci sentiamo di dire, sicuri di non sbagliare. Di Franca Viola, della scrittrice Giuliana Saladino, dalla cantautrice Rosa Balistreri, dell’editrice Elvira Sellerio e della prima miss Italia, i siciliani e gli italiani piu’ consapevoli già sapevano tutto.
Si dirà, repetita juvant . E noi concordiamo.
Ma e’ lo stesso Savatteri, già giornalista delle reti Mediset, ad avvertirci che questo suo ultimo libro marcia sul solco tracciato dal suo saggio del 2017 “Non c’e’ piu’ la Sicilia di una Volta” (Laterza) :
“Non ne posso più di Verga, di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa, di Sciascia. Non ne posso più di vinti; di uno, nessuno e centomila; di gattopardi; di uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà. E sono stanco di Godfather, prima e seconda parte, di Sedotta e abbandonata, di Divorzio all’italiana, di marescialli sudati e baroni in lino bianco. Non ne posso più della Sicilia. Non quella reale, ché ancora mi piace percorrerla con la stessa frenesia che afferrava Vincenzo Consolo ad ogni suo ritorno. Non ne posso più della Sicilia immaginaria, costruita e ricostruita dai libri, dai film, dalla fotografia in bianco e nero. Oggi c’è una Sicilia diversa. Basta solo raccontarla.”
Quella patinata di Makari, possibilmente. Ma non e’ anche questa “ Sicilia immaginaria, costruita e ricostruita”?
E’ vero. Non se ne può più!
Franco Ciro Lo Re