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13/04/2022 06:00:00

  Giuseppe Ruggirello/3. La speculazione edilizia di via Libica a Trapani

Una speculazione immobiliare messa in atto attraverso “il tipico metodo mafioso”. Così viene definito dal giudice che ha firmato il decreto di confisca dei beni di Giuseppe Ruggirello l’affare del terreno in via Libica, a Trapani.


Uno dei tanti affari e delle tante speculazioni a cavallo tra gli anni 90 e 2000 messi in atto da imprenditori e professionisti legati alla mafia. Come l’imprenditore 86enne Giuseppe Ruggirello al quale sono stati confiscati beni per 15 milioni di euro nelle scorse settimane e del quale stiamo raccontando a puntate le vicende (qui la prima parte, qui la seconda parte)


Il riferimento è alle pressioni esercitate sull’allora sindaco della città, Mario Buscaino, affinchè modificasse la destinazione d’uso di un terreno chiamato “Fondo Alberillo” consentendo così la realizzazione di villette ad uso residenziale. E’ il 1996, e al centro di questo affare c’è sempre la società Il Melograno, di cui è socio anche Ruggirello, e che sottostava ai diktat del boss Vincenzo Virga.
Secondo quanto riferiscono i collaboratori l’affare sarebbe stato portato ai soci della Melograno proprio da Giuseppe Ruggirello. Se ne discusse in una riunione in cui c’erano i soci palesi, e quelli occulti come Vincenzo Virga, nello studio del commercialista Giuseppe Messina.
La società compra il terreno. Nel 2001 viene la commissione edilizia del Comune di Trapani approva un piano di lottizzazione. Viene stipulata una convenzione urbanistica tra il Comune e Il Melograno con la cessione al Comune di aree di urbanizzazione previste dal piano per oltre 5 mila mq. Qualche anno dopo Il Melograno viene sequestrata, nonostante l’amministrazione giudiziaria gli veniva rilasciata dal Comune la concessione edilizia relativa alla esecuzione delle opere di urbanizzazione all’interno del piano di lottizzazione. Poi un colpo di scena. Ottenuta la concessione il custode giudiziario determinava la vendita del terreno edificabile su autorizzazione del Gip. Ma Ruggirello e i suoi soci hanno intenzione di rimettere le mani su quel lotto.

 Succede che lo stesso Gip, su indicazione del custode giudiziario, autorizza la cessione del cespite alla Azzura Costruzioni srl legalmente rappresentata e amministrata da Maria Grazia Susca. La donna, però, ha una relazione con Giuseppe Ruggirello. Un controsenso molto grande. Il lotto sarebbe stato ceduto per 846 mila euro non alla Azzurra ma alla SMG Costruzioni Srl interamente partecipata e amministrata dalla stessa  Susca, con sede legale ad Alberobello. Una società costituita appena sette giorni prima la compravendita. Il sospetto è che Ruggirello fosse il vero regista e ispiratore dell’operazione. E viene confermato quando acquisiva, qualche tempo dopo, le quote detenute dalla Susca in seno alla SMG per un valore di 47.500 euro. I suoi interessi nell’affare ora sono confermati.


Nell’indagine viene fuori anche ciò che ha scoperto l’Autorità di vigilanza della Banca d’Italia in merito alle modalità di pagamento del prezzo del terreno. Avviene in due tranche a mezzo di assegni circolari tratti su un conto della società acceso presso la Banca di Credito Cooperativo di Alberobello, e a mezzo bonifico bancario . Segniamo il nome della banca. Perchè saltano all’occhio anche le modalità di reperimento dei soldi da parte della SMG srl. La signora Susca, infatti, emette gli assegni in favore della Il Melograno per circa 703 mila euro. Ottiene i soldi sfruttando un fido da 850 mila euro di cui beneficiava la SMG di cui era appunto amministratrice, presso la Banca di Credito Cooperativo di Alberobello. E proprio in quella banca la signora Susca era componente del Cda. Un gran giro che faceva riferimento alla stessa persona. Il terreno di via Libica, sostanzialmente, veniva ceduto dalla società in amministrazione giudiziaria di Ruggirello ad un’altra società di proprietà della fidanzata di Ruggirello comprata grazie ad un fido bancario concesso dalla banca di cui la stessa donna era nel cda. Poi il conto della SMG era stato ripianato, e secondo gli investigatori era stato il compagno, Ruggirello, a versare i soldi. Secondo l’autorità di vigilanza si sarebbero violate le normative antiriciclaggio. Non finisce qui. Perchè Ruggirello, Vito Tarantolo e il gruppo che girava attorno alla Melograno (ormai sequestrata) tentano di portare avanti l’affare di via Libica attraverso prestanomi. Un terzo della SMG, proprietaria del gran lotto di via Libica, viene venduto ad un prezzo irrisorio ad un prestanome di Vito Tarantolo. Il tutto portato avanti da Ruggirello, socio occulto della SMG. C’è dell’altro. Gli inquirenti rilevano che nei pressi di via Libica c’è un cartello pubblicitario con la scritta “SMG Costruzioni vende unifamiliare e bifamiliare”. E a chi si riferisce il numero di telefono? Ad una società riconducibile proprio a Tarantolo, anche lui, ricordiamo, destinatario di una sequestro di beni. Un affare, quello delle villette di via Libica, intavolato nel 1992 e portato avanti per parecchi anni. Fino agli anni 2000. Ma non è l’unico. La storia della confisca dei beni di Giuseppe Ruggirello sintetizza chiaramente i giri e gli affari intavolati tra mafia, imprenditoria, professionisti e qualche politico.