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29/04/2022 09:45:00

Denise. Continua il processo all'ex Pm Angioni a Marsala

 Potrebbe rivelarsi decisiva, o comunque avere un peso non indifferente ai fini della sentenza, l’ultima udienza del processo che, in Tribunale, a Marsala, davanti al giudice monocratico Giusi Montericcio, vede imputata Maria Angioni (ex pm a Marsala e attualmente giudice a Sassari) con l’accusa di false informazioni al pm nell’ambito delle nuove indagini aperte lo scorso anno dalla Procura sul caso Denise Pipitone, la bambina sparita a Mazara del Vallo l’1 settembre 2004, quando aveva poco meno di 4 anni.

In aula, infatti, i due testi ascoltati, il luogotenente dei carabinieri Antonio Colucci, dai primi anni 2000 fino ad oggi in servizio alla sezione di pg della Procura di Marsala, e il pm Luigi Boccia, che fu il primo ad indagare sul rapimento, poi affiancato dalla Angioni, rispondendo alle domande del pubblico ministero Roberto Piscitello hanno sostanzialmente smentito che quest’ultima abbia revocato, alla fine del 2004, le deleghe di indagine alla polizia per affidarle ai carabinieri. Un anno fa, invece, quando la Angioni fu ascoltata dai pm di Marsala, dopo avere contribuito alla riapertura delle indagini sul sequestro, dichiarò che ad un certo punto tolse le indagini alla polizia di Mazara, per affidarle ai carabinieri, in quanto si nutrivano timori sulla fedeltà di alcuni poliziotti. Qualche anno prima, tre di loro erano stati indagati dalla Procura e quindi potevano avere motivi di astio verso i pm di Marsala. Ma poi vennero tutti scagionati dalle accuse (in aula, il pm Piscitello ha portato i loro certificati penali, dai quali si evince che sono incensurati) e soprattutto ha, poi, riferito il pm Boccia (dal gennaio 2005 alla Procura di Pistoia) “all’epoca delle indagini sul caso Denise non erano più in servizio a Mazara”. Al magistrato, il pm Piscitello ha chiesto se l’imputata, a suo tempo, gli manifestò sospetti sulla polizia di Mazara. “No, che io ricordi” ha risposto Boccia.

Poco prima, il luogotenente Colucci, incaricato di spulciare le carte delle prime fasi dell’indagini, quelle condotte tra la fine del 2004 e la prima parte del 2005, aveva affermato: “Anche nei primi mesi del 2005, almeno fino a maggio, il pm Angioni continuò ad affidare deleghe di indagini e intercettazioni al commissariato di polizia di Mazara del Vallo nell’ambito dell’inchiesta sulla sparizione di Denise Pipitone. L’1 aprile 2005 il pm Angioni ha disposto intercettazioni nello studio Frazzitta, con compito affidato al commissariato di Mazara, come pure per l’ascolto delle intercettazioni disposte poi per Piera Maggio e sull’auto di Piero Pulizzi”. Il carabiniere ha parlato, inoltre, di altri incarichi affidati alla polizia. Nel corso della deposizione di Colucci, il Piscitello ha detto: “Angioni aveva detto che ai primi di novembre 2004 sospendeva le intercettazioni per fare in modo che qualcuno si sbilanciasse, ma in realtà non ci fu soluzione di continuità, perché subito dopo la sospensione furono nuovamente disposte le intercettazioni”.

E di questi decreti Colucci ha portato copia in aula. Ad inizio udienza l’accusa (il pm Piscitello è affiancato dalla collega Giuliana Rana) ha chiesto e ottenuto l’acquisizione al processo di un cd con un’intervista rilasciata dalla Angioni alla trasmissione di Mediaset “Mattino 5”. Intervista che è stata proiettata in aula e in cui il magistrato afferma che il maresciallo Di Girolamo gli disse che non riuscì a piazzare una “cimice” nella Casbah di Mazara perché qualcuno lo avrebbe pedinato e anche lei ha avuto il sospetto di essere seguita quando la Procura ascoltava il pentito D’Assaro. A fine udienza, Maria Angioni, difesa dagli avvocati Stefano e Andrea Pellegrino, ha chiesto di rendere dichiarazioni spontanee, spiegando: “Lo scorso anno intendevo dire che non diedi più incarichi alla polizia intorno a metà maggio 2005, anche se qualcosina continuai a delegare per non destare sospetti, dopo che venni a sapere che Piera Maggio e il suo legale Frazzitta erano stati convocati a Palazzo Chigi e fu loro chiesto che problemi c’erano tra la Procura di Marsala e la polizia di Mazara”. 

Per la prossima udienza, il 26 maggio, l’accusa ha citato come testi Giuseppe Linares, ex capo della Squadra Mobile di Trapani, e Vittorio Pisani, ex dirigente dello Sco, che parteciparono alle indagini e che “assicurarono – ha detto il pm Boccia – che il rapporto tra il commissario Sfamemi e Stefania Letterato, che, come scoprì Gioacchino Genchi, aveva avuto contatti telefonici con Anna Corona, non generava problemi e che l’allora dirigente del commissariato mazarese era un funzionario di polizia affidabile”. Anche Sfamemi dovrebbe essere ascoltato il prossimo 26 maggio.