Quanti di voi sono a conoscenza che con l'atto di governo n.361 è stata recentemente recepita in Italia la direttiva UE 2019/2235, che prevede l’esenzione totale dell’Iva e delle Accise nella vendita di armamenti ed equipaggiamenti alle forze armate di altri Stati membri dell'UE, sia per uso civile che militare?
L’adozione di questa direttiva prevede che, nell’ambito della Politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc), da luglio 2022 tutte le vendite in Italia di armi ed equipaggiamenti ai membri dell’Unione Europea saranno esenti da Iva e Accise.
Come evidenziato da "Il Fatto" è curiosa la coincidenza che il testo per il recepimento della direttiva sia stato inviato alle Camere il 24 febbraio scorso in contemporaneità con l'invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
A settembre 2021 durante la conferenza annuale la Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, aveva annunciato la necessità di creare una Difesa Comune Europea per migliorare lo sforzo di difesa nell’ambito della sicurezza comune, introducendo alcune esenzioni relative all’Iva per "l’acquisto di attrezzature di difesa sviluppate e prodotte all’interno dell’Unione Europea".
Questa direttiva UE ha di fatto trasformato l’Unione Europea non solo nel più grande mercato comune ma anche in una potenza militare in espansione.
È paradossale che in un momento così critico e delicato si adottino decisioni così rilevanti che avranno probabilmente altre ripercussioni sul piano geopolitico, senza un adeguato approfondimento e coinvolgimento diretto dei cittadini, fra l’altro senza darne un giusto risalto nei mezzi di informazione forse per evitare discussioni e dibattiti dell’opinione pubblica.
L'assenza di un dibattito pubblico fa nascere il dubbio che, con l'alibi di una guerra in corso, non ci siano state soltanto ragioni di difesa del confine europeo ma anche (soprattutto?) ragioni di natura economica.
Allo stesso modo qual è la logica che obbliga le associazioni di volontariato che accolgono i rifugiati vittime della guerra in Ucraina a pagare almeno l'Iva al 4 per cento sui beni di prima necessità e sui viveri?
Il comparto della produzione di armi negli ultimi anni è tutt’altro che in crisi e si prevede un ulteriore rimbalzo in vista della rincorsa agli armamenti per la guerra in corso. L’esonero del pagamento dell’Iva e delle Accise costituisce un sensibile incentivo all’acquisto e una perdita rilevante di gettito fiscale nei bilanci dei membri produttori dell’Unione Europea.
L’Italia è tra i primi dieci produttori di armi al mondo e il quinto produttore nella classifica europea dopo Francia, Regno Unito, Germania e Spagna. Emirati Arabi Uniti, Turchia e Algeria sono nostri abituali acquirenti, altri clienti fedeli sono Israele, Marocco, Qatar, Taiwan e Singapore oltre a Polonia e Norvegia.
Nella persistenza di una crisi economica e sanitaria legata alla pandemia così profonda e pervasiva, poco o nulla è stato fatto per settori molto più importanti quali ad esempio la sanità e la cultura, nessuna esenzione d'imposta è stata adottata per i beni di prima necessità e i viveri in favore dei cittadini europei.
Trovo molto distante dalle reali necessità delle persone questa politica fatta di decisionismo, di scese in campo, di burocrati incompetenti che rincorrono il presente senza un’idea di futuro condiviso, di politici che non rischiano, che si accodano, che navigano a vista. Una categoria di politici che non è mai venuta meno anzi ancor oggi costituisce una massa di dimensioni molto considerevole.
La produzione degli armamenti è sempre stato un grande affare sia per le imprese che per i governi, la vendita di armi genera grandi profitti per tutti i soggetti ma le armi sono SOLO uno strumento di morte non servono ad altro, viene da chiedersi per questi signori quanto vale la vita?
Giancarlo Casano
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