L’ecomostro di Marinella di Selinunte andrebbe demolito. Lo dice una sentenza del Tar del 2017, come avevamo spiegato su Tp24.
Si tratta di una struttura turistica costata oltre 6 milioni di euro di fondi pubblici erogati dal ministero dello Sviluppo Economico e sequestrata nel 2008, quando Lorenzo, Giuseppe e Desi Ingrasciotta furono denunciati dai finanzieri per truffa allo Stato, in un progetto ritenuto all’ombra di Carmelo Patti, il patron della Valtur al quale fu confiscato un patrimonio di un miliardo e mezzo di euro.
La Desi Group aveva comunque ricevuto nel 2006 tutte le autorizzazioni dal comune, allora guidato dal sindaco Pompeo. Mancava però, questo dice la sentenza del 2017, il nullaosta della Soprintendenza di Trapani. Senza il quale, la concessione edilizia non poteva essere rilasciata.
Il rilascio è stato possibile soltanto perché il Piano Regolatore conteneva un articolo delle Norme
Tecniche di Attuazione (anzi un suo comma) che, in presenza di determinate condizioni, permetteva la concessione anche in mancanza del nullaosta della Soprintendenza.
Questo comma, nell’aprile scorso, è stato correttamente eliminato dall’attuale consiglio comunale. E oggi, a demolire la struttura, paradossalmente, dovrebbe provvedere l’amministrazione Alfano. Che evidentemente non ha alcuna responsabilità sul rilascio di quella concessione. Ma il comune è in dissesto finanziario.
La sezione locale di Italia Nostra, in una nota molto dettagliata inviata al sindaco, alla Soprintendenza e all’Agenzia del Demanio (che potete leggere qui), ha giudicato inadeguata l’ipotesi di alcuni mesi fa di affidare l’immobile ai Carabinieri o alla Soprintendenza del Mare. Ciò, fondamentalmente per due motivi: “La concessione edilizia, giudicata illegittima dal T.A.R., non diventa conforme alle leggi solo perché si prevede un utilizzo sociale dell’edificio”. Inoltre l’immobile è stato vandalizzato, e sicuramente saranno necessari ingenti somme di denaro per poterlo riutilizzare.
Ad Italia Nostra non appare fondata giuridicamente nemmeno l’ipotesi che per abbattere l’ecomostro si possano utilizzare i fondi destinati alle demolizioni delle case abusive di Triscina, proprio perché la struttura non sarebbe abusiva in sé.
L’idea dell’associazione è invece quella di chiedere al Demanio, che è il proprietario del fabbricato, di chiedere la sanatoria amministrativa, “prevedendo la demolizione della cubatura non compatibile con le norme che regolano l’attività edilizia in zona A”; sottoporre il progetto di sanatoria al parere della Soprintendenza di Trapani e, una volta approvato, “il comune di Castelvetrano potrebbe procedere ad avviare l’iter per affidare in concessione onerosa novantennale l’immobile ad un privato, recuperando così i costi per la demolizione”.
Italia nostra ha concluso la sua nota, fornendo la propria disponibilità per “ogni necessario supporto alla realizzazione di quanto qui prospettato”, invitando Comune Demanio e Soprintendenza “ad attivarsi senza indugio, prima che ulteriori ricorsi legali impongano una demolizione di tutto l’edificio, i cui costi graverebbero sull’intera comunità”.
Egidio Morici