Sono state documentate oltre 50 estorsioni, anche allo «sfincionaro», nell'operazione antimafia che all'alba di oggi ha azzerato i vertici della famiglia mafiosa di Brancaccio, a Palermo.
Tra i destinatari personaggi del calibro di Giovanni Di Lisciandro - ritenuto al vertice della cosca - e poi Stefano Nolano, Angelo Vitrano e Maurizio Di Fede. Quest’ultimo sarebbe il «responsabile operativo» per il settore delle estorsioni e del traffico di droga. Oltre 50 - dicono gli investigatori - le estorsioni documentate ai danni di titolari di esercizi commerciali, dimostrativi che le attività produttive della zona sono sempre oggetto di attenzione dell’articolazione mafiosa e molti esercenti, dal piccolo ambulante abusivo fino all’operatore della grande distribuzione, ma anche nei confronti dello «sfincionaro» che dopo avere ricevuto i tipici segnali (attack nelle saracinesche del laboratorio) chiede la «messa a posto». Tra quelli documentati anche «la pervicacia dimostrata dagli estortori di Brancaccio che non avrebbero esitato ad effettuare il sopralluogo presso un cantiere edile nelle immediate vicinanze del commissariato di polizia., finalizzato alla successiva eventuale richiesta estorsiva». Anche un imprenditore edile si è rivolto alla famiglia di Brancaccio per poter costruire appartamenti senza problemi. Aveva intenzione di acquistare un terreno e ancora prima, come emerge in una conversazione registrata dalla polizia, avrebbe chiesto la protezione alla famiglia mafiosa per non incorrere in furti, rapine o danneggiamenti.
Costretti ad accettare la mediazione della mafia sull'acquisto di immobili
L’organizzazione mafiosa avrebbe imposto le cosiddette sensalerie, vere e proprie mediazioni sulla compravendita di immobili nel territorio. I cittadini per concludere affari immobiliari, si sarebbero visti costretti ad accettate l’intermediazione degli indagati ritenute dagli investigatori delle vere e proprie estorsioni. Molto diffusa nella zona sarebbe stata la coltivazione di cannabis che serviva a rifornire le piazze di spaccio del capoluogo.
Le mani della mafia di Ciaculli sull'acqua sottratta alla condotta San Leonardo
La mafia di Ciaculli avrebbe anche messo le mani sull'acqua. Soprattutto quella irrigua da fornire ai contadini. Acqua che sarebbe stata sottratta direttamente alla conduttura «San Leonardo», di proprietà del «Consorzio di Bonifica Palermo 2». Gli uomini della famiglia mafiosa di Ciaculli avrebbero deviato l'acqua delle condutture incanalandola in vasche di loro proprietà, per poi ridistribuirla ai contadini nelle campagne Ciaculli-Croceverde Giardini e Villabate. Per molti produttori la famiglia di Ciaculli era diventata punto di riferimento per la gestione di uno dei beni essenziali nella coltivazione. Dalle indagini è anche emerso che il clan di Ciaculli avrebbe avuto a disposizione un vero e proprio arsenale di armi. Uno degli arrestati, Emanuele Prestifilippo, è stato trovato con un fucile da caccia marca Beretta cal. 12 e otto munizioni celate all’interno di alcune balle di fieno accatastate nel maneggio di sua proprietà nella zona di Croceverde Giardini. I militari hanno accertato, infine, che la famiglia mafiosa poteva contare anche su numerose armi semiautomatiche gestite e nascoste nelle campagne di Ciaculli. Armi che sinora non sono state trovate.
Sequestrate sei attività (prodotti ittici, caffè e scommesse)
La polizia giudiziaria ha eseguito un sequestro preventivo del capitale sociale, di beni aziendali e dei locali di alcune imprese per un presunto valore complessivo di circa 350.000 euro. Secondo le indagini i beni sarebbero stati intestati a prestanomi di mafiosi. Al centro dell’indagine sono finite una rivendita di prodotti ittici, due rivendite di caffè e tre agenzie di scommesse. Caffè del Conte in via Conte Federico; Caffè Ciaculli in via Ciaculli; Ga.Me. commerciale in corso dei Mille e in via Messina Marine
I nomi degli arrestati
In carcere: Vittorio Emanuele Bruno, 43 anni; Ludovico Castelli, 55 anni; Paolino Cavallaro, 28 anni; Girolamo detto "Jimmy" Celesia, 53 anni; Settimo Centineo, 39 anni; Antonino Chiappara, 55 anni; Giuseppe Ciresi, 33 anni; Maurizio Di Fede, 53 anni; Gioacchino Di Maggio, 39 anni; Pietro Paolo Garofalo, 53 anni; Sergio Giacalone, 53 anni; Francesco Greco, 65 anni; Antonino Lauricella, 52 anni; Ignazio Lo Monaco, 46 anni; Antonio Lo Nigro, 42 anni; Salvatore Lotà, 62 anni; Tommaso Militello, 59 anni; Rosario Montalbano, 36 anni; Antonino Mulè, 41 anni; Tommaso Nicolicchia, 38 anni; Francesco Oliveri, 37 anni; Onofredo Claudio Palma, 43 anni; Giuseppe Parisi, 45 anni; Pietro Parisi, 41 anni; Vincenzo Petrocciani, 41 anni; Emanuele Prestifilippo, 51 anni; Cosimo Salerno, 44 anni; Andrea Seidita, 48 anni; Luciano Uzzo, 52 anni.
Ai domiciliari: Michele Mondino, 78 anni; Giuseppe Orilia, 71 anni.