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20/05/2022 06:00:00

 Salemi, sull’Ospedale botta e risposta tra Venuti e i vertici dell'Asp

Al peggio non c’e’ mai fine. E’ proprio il caso di dirlo quando si parla dell’Ospedale di Salemi. Istituito con decreto del Presidente della Repubblica, in sostituzione del vecchio ospedale posto all'interno del centro storico cittadino, fu realizzato a partire dagli anni '70 per essere al servizio della Valle Belice, zona classificata ad alto rischio sismico.

La forte motivazione per la quale fu voluto avrebbe dovuto metterlo al riparo da qualunque tentativo di declassamento fin dal principio, da quando, cioè, alla fine degli anni ’80, le potenti lobby della sanità privata cominciarono la guerra al servizio sanitario nazionale, contrabbandandola come “razionalizzazione” del sistema.

L’obiettivo reale era il depotenziamento della sanità pubblica per avvantaggiare quella privata.

Sulla struttura salemitana, che doveva rimanere immune da ogni ridimensionamento, si abbatté il piccone demolitore, con la complicità del gotha politico del tempo, che della struttura se ne era servito fino ad allora per gestire assunzioni, primariati, corsi e concorsi, cooperative di servizi e perenni lavori edili.

E se da una parte si procedeva con lo stillicidio silenzioso del taglio dei reparti, paradossalmente, il cantiere edile rimaneva sempre aperto.

Si costruiva una avveniristica sala operatoria (che non verrà utilizzata per come meritava), si rinnovavano gli arredamenti, si sostituivano sanitari, infissi ancora nuovi, venivano allestite di tutto punto le stanze di un intero piano con letti e suppellettili, destinati a rimanere cellofanati, fino a quando venne allocato al quarto piano della struttura il centro di riabilitazione “Bonino Puleo”.

Un progressivo e inarrestabile depauperamento qualitativo che raggiunse il suo apice con “l’inaugurazione del PTA (Presidio Territoriale di Assistenza) denominato Casa della Salute e allocato presso il presidio Ospedaliero Vittorio Emanuele III di Salemi. 23 giugno del 2011”, sindaco Sgarbi e assessore regionale Massimo Russo.

Esempio di come si possa mascherare la realtà con l’uso distorto delle parole.

Una inaugurazione non di nuovi reparti, ma l’istituzione di ambulatori, l’apoteosi dei un declassamento.

Gli stessi ambulatori che da due anni circa, dopo la comparsa del Covid, non funzionerebbero a pieno regime.

Tanto da costringere il sindaco di Salemi Domenico Venuti a chiedere all’ASP di Trapani la riattivazione "a pieno regime" e "il ritorno alla completa funzionalità" degli ambulatori e dei servizi dell'ospedale (?) di Salemi.

Una rivendicazione che e’piu’ eloquente di qualsiasi saggio sullo stato della sanità pubblica siciliana.

Sentite cosa scrive il sindaco nella lettera inviata al commissario straordinario (sempre all’insegna della “straordinarietà”!) dell'Azienda sanitaria provinciale di Trapani Paolo Zappalà.

Precisando che si e’ trattato del suo secondo sollecito, in poco più di un mese, Venuti ha sottolineato la "necessità inderogabile" che, alla luce del superamento della fase emergenziale Covid e del conseguente ritorno alla normale funzionalità dei servizi ospedalieri, il nosocomio torni alla piena funzionalità "al fine di evitare ulteriori disagi all'utenza" e di ottenere "il miglioramento delle prestazioni rese all'utenza con il decongestionamento delle liste d'attesa".

Non solo. Nella lettera Venuti bolla come "controproducente e non giustificato lo spostamento ulteriore di macchinari e attrezzature" presso altre strutture sanitarie della provincia di Trapani, circostanza già segnalata dal sindaco di Salemi nella precedente missiva inviata a Zappalà.

Il riferimento, tra le altre cose, è ad alcuni respiratori della sala operatoria trasferiti in altri ospedali. Venuti, quindi, chiede a Zappalà di fornire "rassicurazioni" sul ripristino delle "necessarie dotazioni strumentali trasferite inopinatamente" dall'ospedale di Salemi.

La seconda lettera ha avuto migliore fortuna.

Il commissario “straordinario” Paolo Zappalà ha risposto questa volta, assicurando che a partire dalla fine di maggio l'Asp riattiverà l'ambulatorio di Endoscopia digestiva, gastro-duodenoscopia e colon-rettoscopia.

E che, inoltre, sarebbe "in corso una gara d'appalto nell'ambito della quale è prevista la fornitura di un'ulteriore apparecchiatura per le sale operatorie di Salemi" e che l'Asp "ha definito un piano di ritorno" dei propri presidi ospedalieri "agli assetti organizzativi pre-Covid" e che questo riguarda anche l'ospedale di Salemi, dove "è in fase di progressivo alleggerimento la Rsa Covid" realizzata nella fase più acuta della pandemia.

"Se il trend rimarrà immutato - è la previsione del commissario dell'Asp - entro il prossimo mese di giugno sarà riattivata l'attività chirurgica", presso il nosocomio salemitano".

Da parte di Venuti e’ stata espressa la soddisfazione di rito per le rassicurazioni fornite da Zappalà, ma anche la promessa di mantenere alta la vigilanza sulle tappe che porteranno al ritorno della normalità.

“Un punto di riferimento per una grossa fetta di cittadini della provincia di Trapani, un bacino d'utenza molto ampio non può fare a meno degli alti livelli di professionalità dimostrati dalla struttura” - ha concluso il sindaco – “impone, assieme a tutti gli ospedali della provincia di Trapani, che si possa ritornare ai livelli di assistenza pre-Covid: soltanto in questo modo l'intero sistema della sanità trapanese potrà funzionare al meglio e dare i servizi attesi dai cittadini".

Proprio cosi, per queste motivazioni, il presidente della Repubblica Sandro Pertini emise il decreto di nascita del nosocomio di Salemi.

Ma con una non lieve differenza.

I governanti del tempo volevano un vero Ospedale, dotato dei reparti necessari perché fosse classificato tale, e al servizio di una zona ad alto rischio sismico come e’ quella dominata dal Castello normanno-svevo.

E invece, non solo di una volonta’ politica tradita si e’ trattato, ma anche di un grande inganno lessicale con il quale per anni si e’ distorto il significato autentico delle parole.

Franco Ciro Lo Re