Ieri, 23 maggio, il clou della manifestazioni in occasione del trentennale della strage di Capaci. Tanti gli interventi di chi ha partecipato, fra tutti quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dal palco del Foro Italico a Palermo ha esortato i tanti giovani di tutta Italia presenti all'evento a rinnovare l'impegno, il coraggio e la determinazione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma ci sono anche gli interventi e le reazioni alle manifestazioni del Trentennale della Strage di Capaci, come quella di Claudio Fava, presidente della commissione antimafia dell'ARS, che vede un velo di ipocrisia avvolgere la giornata.
“Nel 1992 Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vennero colpiti perché, con professionalità e determinazione, avevano inferto colpi durissimi alla mafia, con prospettive di ulteriori seguiti di grande efficacia, attraverso una rigorosa strategia investigativa capace di portarne allo scoperto l’organizzazione. La mafia li temeva per questo: perché capaci di dimostrare che non era imbattibile e che lo Stato era in grado di sconfiggerla attraverso la forza del diritto”. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’iniziativa dal titolo “La memoria di tutti. L’Italia, Palermo trent’anni dopo”, promossa dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone.
“Onorare oggi la memoria di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino vuol dire rinnovare quell’impegno, riproponendone il coraggio e la determinazione. L’impegno contro la criminalità non consente pause né distrazioni”, ha proseguito il Capo dello Stato ricordando che Falcone “agiva non in spregio del pericolo o alla ricerca di ostentate forme di eroismo bensì nella consapevolezza che l’unico percorso possibile fosse quello che offre il tenace perseguimento della legalità, attraverso cui si realizza il riscatto morale della società civile”. “La fermezza del suo operato – ha proseguito – nasceva dalla radicata convinzione che non vi fossero alternative al rispetto della legge, a qualunque costo, anche a quello della vita. Con la consapevolezza che in gioco fosse la dignità dei compiti rivestiti, delle funzioni attribuite e la propria personale dignità”. Per Mattarella, “Falcone non si abbandonò mai alla rassegnazione o all’indifferenza ma si fece guidare senza timore dalla ‘visione’ che la sua Sicilia e l’intero nostro Paese si sarebbero liberati dalla proterva presenza della mafia. Questa ‘visione’ gli conferiva la determinazione per perseguire con decisione le forme subdole e spietate attraverso le quali si manifesta l’illegalità mafiosa”.
“Evitare di adottare le misure necessarie soltanto quando si presentano condizioni di emergenza”. È l'importante insegnamento per il futuro” che bisogna trarre dalle “drammatiche esperienze” vissute nel contrasto alla mafia sottolineato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. È compito delle Istituzioni – di tutte le Istituzioni – prevedere e agire per tempo, senza dover attendere il verificarsi di eventi drammatici per essere costretti a intervenire.
“È questa consapevolezza che dovrebbe guidare costantemente l’azione delle Istituzioni per rendere onore alla memoria dei servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la tutela dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica”, ha ammonito il Capo dello Stato. “Con la stessa consapevolezza – ha osservato – stiamo affrontando una stagione difficile, dolorosa, segnata prima dalla pandemia e poi dalla guerra nel cuore d’Europa, che sta riproponendo quegli stessi orrori di cui l’Italia conserva ancora il ricordo e che mai avremmo immaginato che si ripresentassero nel nostro Continente”. “Ancora una volta sono in gioco valori fondanti della nostra convivenza”, ha evidenziato Mattarella, facendo riferimento alla “violenza della prevaricazione” che “pretende, nella nostra Europa, di sostituirsi alla forza del diritto”.
Musumeci: «Antimafia da praticare ogni giorno, senza ipocrisia e retorica» - «Trent'anni sono tanti e sono stati sufficienti a far cambiare una cultura radicata non soltanto in Sicilia: prima c'era la convinzione che la lotta alla mafia fosse solo un problema delle forze dell'ordine e della magistratura. Dopo la drammatica stagione delle stragi del 1992 si è capito che la lotta alla mafia impegna tutti, ogni cittadino, ciascuno nel proprio ruolo. Oggi questa consapevolezza è cresciuta, anche se l'impegno antimafia molto spesso rimane accompagnato da ipocrisia e da retorica. Io credo che l'antimafia vada predicata e praticata giorno dopo giorno nel silenzio del dovere, evitando speculazioni, per rendere omaggio al sacrificio che tante donne e tanti uomini hanno saputo e voluto compiere per fare migliore questa Sicilia e questa Italia». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in occasione della manifestazione «1992-2022/La memoria di tutti» nel trentennale della strage di Capaci.
Il Presidente della Commissione antimafia dell'Assemblea Regionale Siciliana, Claudio Fava
"Trent'anni, d'accordo. Io però, sono sincero, sento il rischio che un velo d'ipocrisia avvolga questa giornata.
La prima ipocrisia: una memoria senza verità è solo liturgia. E noi su Capaci (e su via D'Amelio) abbiamo verità minime, consolatorie, inoffensive. E un fatto, giudiziariamente acclarato, che la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino rispondesse a urgenze ed interessi non solo mafiosi. Eppure sul ruolo che apparati dello Stato ebbero in quelle stragi sappiamo poco, pochissimo. I vertici della nazione, che questa mattina si sono dati festoso e commosso appuntamento a Palermo, dovrebbero pretendere dalle istituzioni che essi rappresentano un atto di onestà morale e di verità. Così non è stato in questi trent'anni. Non conosciamo le catene di comando dei servizi che acconsentirono alla manipolazione delle indagini, nè gli affidavit politici che ricevettero dal governo dell'epoca. Abbiamo fatto finta di credere che il più clamoroso depistaggio della storia italiana sia opera di un funzionario e di due ispettori di p.s., gli unici imputati a Caltanissetta per le menzogne su via D'Amelio.
La seconda ipocrisia: l'eredità di Giovanni Falcone. Sbriciolata. La procura nazionale antimafia è un ufficio di molta forma e pochissima sostanza, mai capace in questi anni di svolgere almeno quella funzione di coordinamento tra le procure distrettuali che la legge le attribuisce. E l'attacco all'ergastolo ostativo è un altro pezzo di quella eredità che si smarrisce.
La terza ipocrisia: questo nostro piccolo, livoroso consesso dell'antimafia di diritto (e di pochissimi fatti). Gli esibizionisti che mostrano la propria scorta come se fosse un prezioso capo di biancheria intima; i fini narratori che parlano di Falcone e Borsellino chiamandoli "Giovanni" e "Paolo"; i frequentatori delle peggiori taverne della politica e dei più imbarazzanti pregiudicati per mafia che poi trattano queste giornate di memoria come se fosse una domenica delle palme, vestito lustro e via in chiesa e al convegno con faccia di circostanza; ma anche quelli che hanno cavalcato questa memoria mutandola in ferocia pubblica, in una rabbia millenarista, sprezzante, livida. A me di Falcone piacevano il tono sobrio e le idee concrete. Oggi, attorno alla sua morte, sento poca sobrietà, molte fanfare e nessuna verità."
Al Tribunale di Marsala l'Associazione Nazionale in occasione del trentennale della Strage di Capaci, ha presentato nell'aula Paolo Borsellino del Palazzo di Giustizia di Marsala, la manifestazione ‘‘Un seme di Legalità’’. Protagonisti dell'evento coordinato dal presidente della sezione marsalese dell'ANM Fabrizio Guercio, sono stati gli studenti di quindici Istituti Scolastici, di ogni ordine e grado, ricadenti all’interno del circondario del Tribunale di Marsala (che ricomprende i Comuni di Campobello di Mazara, Castelvetrano, Marsala, Mazara del Vallo, Pantelleria, Petrosino, Salemi e Vita) che hanno partecipato al I° contest artistico ‘‘I colori della Memoria’’. L’evento è stato presentato dall'attore palermitano Roberto Lipari.
Marsala, l'intervento del sindaco Massimo Grillo: "Abbiamo voluto mettere assieme iniziative che lasciassero anche un segno concreto per il futuro e per le nuove generazioni, ha affermato il sindaco nel corso del suo intervento a Palazzo di Giustizia. Le stragi del '92 hanno segnato la storia del nostro Paese, registrando passi avanti significativi. Se da un lato possiamo dire che Falcone e Borsellino non sono morti invano, dall’altro devono spingerci a non farci prendere dall’indifferenza, a ripensare un rinnovato impegno da parte di ciascuno di noi contro la mafia. In tal senso, il progetto da noi avviato farà delle scuole veri e propri centri da cui fare partire percorsi di cittadinanza attiva, buone pratiche ed educazione civica”.
Il programma per il “Trentennale” a Marsala proseguirà il 31 Maggio con due appuntamenti: al Teatro Impero (ore 10:15), la presentazione del libro “L’eredità di un Giudice” di Maria Falcone e Lara Sirignano; a Palazzo VII Aprile (ore 12) il Conferimento della “Cittadinanza Onoraria alla Memoria” al Giudice Giovanni Falcone, iniziativa pienamente condivisa dal Consiglio comunale. Il 1° Giugno, invece, presso la Scuola d'Infanzia di c.da Ciavolo (ore 10:30) sarà inaugurato il “Parco Giochi Silvio Mirarchi”, dedicato al Maresciallo della locale Stazione dei Carabinieri caduto in servizio e insignito della Medaglia d'Oro al Valor civile alla memoria. Sempre a Giugno, il 13, in Piazza Della Vittoria (ore 17:30), l'inaugurazione del “Centro Giusti di Sicilia” che avrà sede in un immobile confiscato alla mafia. La sua valorizzazione avverrà attraverso un'esposizione di documenti, libri e materiale multimediale concessi in comodato dall’Opera di Religione “Mons. Gioacchino Di Leo”. Sarà realizzato un “museo multimediale” allo scopo di tenere vivo l'esempio dei Siciliani che hanno lottato e vissuto nel rispetto del proprio dovere e delle regole morali e civili.
A Luglio, altri quattro appuntamenti nel calendario del “Trentennale delle stragi di mafia”. Il 13, nel Complesso San Pietro (ore 18), il procuratore Nicola Gratteri presenta il libro “Complici e colpevoli. Come il nord ha aperto le porte alla 'ndrangheta”; mentre dal 15 al 19, l'Associazione Otium realizzerà il “Murale della Memoria”, coinvolgendo nell'evento studenti, mondo dell'Associazionismo e del Volontariato. Il 19, nel Complesso San Pietro (ore 21), per la ricorrenza della strage di via D'Amelio si terrà il Concerto “Note di Legalità” del Conservatorio di Trapani “A. Scontrino”. Patrocinato dall'Associazione Nazionale Magistrati - sottosezione di Marsala, sarà dedicato al giudice Paolo Borsellino, agli agenti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina. Infine, chiuderà il programma degli eventi la rassegna “Il Mare Colore dei Libri”. Dal 22 al 24 Luglio, a Villa Cavallotti (ore 17-24) la seconda edizione della “fiera del libro e dell'editoria indipendente” dedicherà un'apposita sessione alla legalità.
"Io Ricordo" all'Istituto Pertin di Trapani
Con “Io Ricordo”, l’Istituto Eugenio Pertin, guidato dalla Dirigente scolastica Maria Laura Lombardo, ha celebrato il trentennale per le stragi di Capaci e via D’Amelio. Presenti il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, il commissario del comune di Misiliscemi, le autorità militari e don Alberto, in rappresentanza del Vescovo di Trapani. I piccoli alunni della scuola primaria hanno dedicato le loro riflessioni alla figura di Francesca Morvillo, nel suo ruolo inscindibile, di donna, moglie, magistrata e madre di tanti minori di cui si è presa cura nel suo ruolo di Giudice minorile. Inoltre hanno cantato la canzone Lei, di Laura Pausini, dedicandola alla Morvillo. Il coro d’Istituto ha intonato l’Inno di Mameli e Il mondo che vorrei, accompagnato da una coerografia, preparata da due alunne, Aurora Costa e Giada Caltagirone, membri del corpo di ballo della scuola. Il corpo di ballo ha messo in scena il flash mob sulle note delle canzoni I cento passi e Pensa, contro la mafia. Anche i piccoli della scuola primaria si sono cimentati nel flashmob. Alle 11:30 la manifestazione si è spostata nel plesso Giovanni Falcone, in via De Santis. Nel cortile della scuola, avvolti da una scenografia fatta da lenzuoli e cartelloni, raffiguranti le vittime delle mafie, scritte e passi sul pavimento a
simboleggiare i passi del cammino vero la legalità. Qui gli alunni delle quinte primarie e delle classi della scuola secondaria hanno declamato i nomi delle vittime delle stragi di Capaci e Via D’Amelio e delle vittime del territorio trapanese. Gli alunni e le alunne hanno letto riflessioni e pensieri autentici rivolti a Giovanni Falcone, pensandolo come vivo in mezzo a noi. Sono state lette poesie dedicate alle vittime delle mafie e brani tratti dai libri che raccontano il fenomeno mafioso. L’orchestra dell’Istituto, composta da chitarra, pianoforte, flauto e violino, ha intonato l’Inno di Mameli, i cento passi, e l’Inno alla Gioia. Il corpo di ballo ha eseguito il reportorio dei flashmob contro la mafia. Due alunne strumentiste, Alessandra Buscemi e Monica Scuderi, hanno cantato a cappella The sound of silence. Queste le parole della Dirigente scolastica Maria Laura Lombardo:- È emozionante constatare come di anno in anno i nostri studenti celebrino il 23 maggio con crescente consapevolezza. Interpretazioni struggenti, frutto di uno studio approfondito, appassionato ed interdisciplinare. Lavori originali e significativi capaci di esprimere con intensità l’essenziale, sotto la sapiente guida di docenti animati da competenza e fervore creativo. La nostra è una scuola che educa alla cittadinanza attiva e le studentesse e gli studenti esprimono padronanza ed autonomia, facendosi testimoni di una memoria che sentiamo nostra e che vogliamo sempre viva e condivisa. Una scuola in cammino verso la conquista del rispetto dell’altro e della libertà di pensiero, orientata alla crescita per la costruzione di un domani migliore.
Le novità sulla "pista nera" - Dalle testimonianze inedite che ha raccolto Paolo Mondani emerge che la pista nera dell’eversione di destra, della massoneria e della P2, della struttura Gladio e quella mafiosa sulla strage di Capaci che portò all’uccisione di Falcone si sovrappongono.
Alberto Lo Cicero, autista del boss Mariano Tullio troia racconta che Riina si sarebbe potuto catturare prima delle stragi e che a Capaci prima della strage ci fosse anche Stefano Delle Chiaie, fondatore del movimento neofascista Avanguardia Nazionale.