11,00 - Gli uomini della Guardia di finanza mettono fine alla cena con porchetta organizzata da una coppia di fratelli in affari. È uno dei retroscena del blitz che all’alba di oggi ha svelato presunte “interferenze” di due fratelli imprenditori sulle aziende loro confiscate, a seguito di procedimento di prevenzione. Un momento “conviviale” che i due uomini d’affare attivi nel settore agricolo dell’Ennese – e tra i destinatari delle 12 misure cautelari eseguite dall’alba dai finanziari del Comando provinciale di Caltanissetta – avevano organizzato in una delle imprese sottoposte ad amministrazione giudiziaria. Un banchetto “di lavoro”, con la porchetta piatto forte del menù…
Un evento, la cena, che – spiegano adesso gli investigatori delle Fiamme Gialle che hanno guastato la festa ai boss – assume un «alto valore simbolico. Una dimostrazione di forza, che avrebbe accresciuto il loro prestigio di fronte agli intervenuti». Inoltre, uno dei due fratelli, attraverso l’intermediazione di altri fiancheggiatori – uno dei quali affiliato a Cosa nostra –. E operanti nella provincia di Messina, avrebbe preteso, con modalità estorsive, la restituzione di un autocarro aziendale. Un mezzo divenuto motivo del contendere, che un privato aveva legittimamente e “incautamente” acquistato dall’amministrazione giudiziaria.
Ma la restituzione di un autocarro aziendale è solo il pretesto. O meglio: la punta dell’iceberg. Da quanto sembrano indicare le indagini culminate nel blitz odierno, infatti, il “casus belli” – che ha motivato la reunion della cena a base di porchetta – ha fatto emergere una vera e propria rete di presunti “sodali” e “fiancheggiatori”, con ramificazioni nelle province di Enna, Catania e Messina. Presenze strategiche al servizio dei due imprenditori agricoli, che avrebbero agevolato l’interferenza dei fratelli nelle quotidiane attività aziendali delle imprese confiscate. Un banchetto “inaugurale”, insomma, quello con la porchetta interrotto dall’arrivo dei finanzieri, che nelle intenzioni degli ospiti avrebbe dovuto solennizzare tra brindisi e porchetta, il lancio di nuove tattiche e progetti mirati…
08,40 - I Finanzieri del Comando provinciale di Caltanissetta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 12 persone, indagate - in concorso e a vario titolo - per i delitti di furto ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Per nove degli indagati è stata applicata la misura detentiva in carcere e per altri tre quella degli arresti domiciliari. Il provvedimento cautelare, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nissena, giunge al culmine di complesse investigazioni, che hanno consentito di accertare gravi indizi in relazione alle presunte “interferenze” nella gestione di beni aziendali.
I gravi indizi emersi durante le indagini e ritenuti validi dal Gip riguardano le persistenti “ingerenze” che sarebbero state perpetrate da due fratelli - imprenditori agricoli operanti nell’agro della provincia di Enna, sulle aziende a loro confiscate a seguito di procedimento di prevenzione.
In particolare, i due, attraverso dipendenti “fidelizzati”, avrebbero inciso nelle dinamiche aziendali a più livelli, talvolta anche attraverso l’erogazione di direttive in contrasto con quelle dell’amministratore giudiziario,
arrivando alla presunta sottrazione di beni strumentali all’attività agricola per fini personali.
Inoltre, in danno delle stesse aziende, oltre ai ricorrenti furti, sarebbero state accertate diversificate forme di intimidazione nei confronti dei lavoratori assunti dall’amministrazione giudiziaria, configurandosi, in danno di questi ultimi, una singolare forma di estorsione aggravata dal metodo mafioso, perché sarebbero stati indotti ad interrompere precocemente il rapporto di lavoro. Secondo gli investigatori le minacce non sarebbero state direttamente avanzate dai due fratelli, per non sovraesporsi, attesa la loro sottoposizione a procedimento di prevenzione e procedimento penale; si sarebbero avvalsi, invece, dell’operato di soggetti a loro “vicini”, ovvero di “fiancheggiatori” per indurre i dipendenti assunti dall’amministratore giudiziario ad abbandonare il posto di lavoro.
Tali minacce hanno sottolineato gli investigatori sarebbero avvenute con le classiche modalità proprie di chi esercita una capacità di intimidazione mafiosa, tanto che le vittime non solo non hanno sporto denuncia, ma avrebbero altresì sottaciuto al datore di lavoro, l’amministratore giudiziario, le reali ragioni del repentino recesso dal rapporto di lavoro appena instaurato.
I due fratelli avrebbero così assicurato la presenza esclusiva di personale di comprovata fedeltà presso le imprese loro sequestrate, che avrebbe garantito il costante controllo sul divenire delle diverse attività aziendali. I due fratelli avrebbero organizzato, all’interno di una delle imprese sequestrate, anche un evento conviviale “una cena a base di porchetta”. Evento che, in tale contesto, assumerebbe un alto valore simbolico: una dimostrazione di forza, che avrebbe accresciuto altresì il loro prestigio di fronte agli intervenuti.
Inoltre uno dei due fratelli, attraverso “l’intermediazione” di altri “fiancheggiatori”, uno dei quali intraneo a “cosa nostra” e operanti nella provincia di Messina, avrebbe preteso, con modalità estorsive, la restituzione di un autocarro aziendale che un privato, dimorante nella provincia di Messina, aveva legittimamente e “incautamente” acquistato dall’amministrazione giudiziaria.
"Si precisa, sottolineano dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Caltanisseta, infine, sono stati raccolti gravi indizi circa l’attualità di una vera e propria rete di presunti “sodali” e “fiancheggiatori”, con ramificazioni nelle province di Enna, Catania e Messina, che avrebbe agevolato la pervicace interferenza dei fratelli nelle quotidiane attività aziendali delle imprese confiscate".
07,00 - Una vasta operazione antimafia è in corso in Sicilia.
In azione gli uomini della Guardia di finanza di Caltanissetta che hanno eseguito dodici misure cautelari restrittive emesse dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Caltanissetta.
Gli arrestati devono rispondere, a vario titolo, di furti ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Nell’operazione, che riguarda le province di Enna, Catania e Messina, sono impegnati oltre 100 finanzieri, mezzi aerei e terrestri, nonche’ unita’ specializzate del Corpo.
Nel corso della mattinata saranno resi noti i dettagli dell’operazione.