Fischiato a Taormina e preso di mira da Ficarra e Picone, il presidente della Regione Nello Musumeci, ha davvero pochi elementi per parlare di rinascita della Sicilia, che addirittura per il governatore è tornata a sbocciare.
Tolti i due anni di pandemia, che come uno tsunami ha stravolto ogni singola amministrazione e, andando oltre, la vita di tutti, non può essere quell’evento una giustificazione per un esecutivo regionale che ha fatto male e che non ha portato a casa nessuna delle riforme indicate nel programma elettorale del 2017.
L’era Musumeci si conclude così, nel peggiore dei modi, inchiodato alle sue responsabilità da chi racconta la Sicilia in chiave ironica e ridacchiando di quelli che sono i problemi mai risolti: il ponte sullo Stretto, le autostrade che scattano quello che siamo: in ritardo su tutto. Si fa prima a raggiungere da Palermo una qualunque città d’Italia che un’altra città della Sicilia, la provincia di Trapani poi è confinata, per chi arriva qui è impossibile visitare la parte orientale e viceversa. Una Regione che racconta le meraviglie senza che queste siano mai state davvero valorizzate, senza che mai i problemi venissero affrontati, e torna sempre il tema della burocrazia come manto che copre ogni governo regionale.
Musumeci è al capolinea, lo sanno benissimo i suoi, lo sanno i pontieri che cercano di ricucire con quella parte di maggioranza che lo vuole fuori dalla corsa alla presidenza.
Alla sua candidatura ci crede ancora solo Musumeci stesso e il suo strettissimo cerchio magico, lo stesso che lo ha frenato e che non ha brillato nella gestione della Sanità siciliana: impantanata era prima, peggio lo è adesso. Politicizzata più che mai.
Verso Palazzo d’Orleans viaggia Cateno De Luca, con lui si dovrà fare i conti, dopo la vittoria di Messina l’ex sindaco viene cercato da tutti i leader politici, da Gianfranco Miccicchè a Matteo Salvini tutti chiedono di incontrare l’uomo che ha creato il movimento Sicilia Vera.
Quanto meno si cerca una convergenza con De Luca su un nome unitario che possa vincere contro il centrosinistra, il carattere di De Luca è noto, difficile scendere a compromessi con lui, difficile poter imporre una linea di partito, gli ipotetici cinque anni di suo governo non sarebbero per nulla semplici, una continua mina vagante. A nessuno converrebbe sposarne la candidatura ma a tutti conviene adesso sedersi al suo stesso tavolo per sintetizzare il percorso regionale e per mettere all’angolo Musumeci.
Le sue dirette Facebook sono seguite ogni mattina da tantissime persone e in una di quelle è stato chiaro: “Il tema è che bisogna costruire le condizioni per amministrare questa terra, con una squadra di assessori che non è frutto di compromessi politici, ma che siano scelti in base all’amore per questa terra e alla competenza. Il nostro obiettivo non è vincere ma amministrare”.