Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
24/06/2022 06:00:00

Regionali: Musumeci in campo, fino al "No" del centrodestra

 Ha indetto una conferenza stampa Nello Musumeci, presidente della Regione Siciliana, per dire una serie di ovvietà e per praticare lo sport preferito: lanciare frecciatine agli avversi interni, specie se rispondono al nome di Gianfranco Miccichè.

Nessun ritiro della candidatura, niente dimissioni, è uomo di carattere e valore, dice, ha un solo obiettivo: "quello di essere coerente con i siciliani e per questo continuerà a girare in lungo e largo questa terra difficilissima e piena di contraddizioni".

Non lo hanno intimorito i comici, fanno questo di mestiere, né i fischi a Taormina, poche persone organizzate in maniera anche poco elegante.

E allora quale sarebbe l’elemento di novità tanto da convocare una conferenza stampa? Nessuno.
Musumeci c’è, resta in campo, continua ad essere presidente della Sicilia e continuerà ad essere candidato fino a quando qualcuno della sua coalizione non gli spiegherà perché non lo dovrebbe essere.

Per il governatore l’unità del centro destra è elemento fondamentale per dare voce anche alle legittime ambizioni personali, dunque tutto si sposterà a Roma una volta terminate le amministrative e lì la sua leader, Giorgia Meloni, a cui Musumeci fa pesare di essersi portato dentro il partito assessori, deputati e attivisti vari, condurrà le trattative: se per caso il nome di Musumeci dovesse essere di ostacolo all’unità della coalizione di centrodestra allora sarà il primo a fare un passo di lato, continuando a fare politica ma senza, dice, barattare il ritiro con posti romani.

 

La Sicilia, ha detto in apertura di campagna elettorale, finge di voler cambiare. Certo, da presidente fare delle affermazioni così gravi equivale a darsi molte colpe, incastrato tra le riforme che non ha mai mandato avanti o portato a termine. Non è un uomo che si arrende, la resa non fa parte delle sue azioni, ha dichiarato, ma spesso cambiare idea è sintomo di intelligenza e anche di buona lettura di un tempo politico diverso.

Il copione della conferenza stampa si conclude con le frecciatine lanciate a Miccichè, senza mai nominarlo, per le frasi rilasciate al Corriere della Sera: “Musumeci non fa toccare palla”, riferendosi alla non condivisione delle scelte con i vari componenti della maggioranza.

Ha definito ignobili gli attacchi arrivati dal fuoco amico, salvo poi però ricercarne l’appoggio se a Roma la coalizione dovesse convergere sul suo nome, ipotesi sempre più lontana anche per Fratelli d’Italia.

Galleggia Musumeci, prova a spiegare perchè non andrà via fino a ordine del suo stesso partito, che una decisione l’ha già presa subito dopo la nomina di Alessandro Aricò ad assessore regionale. Prova anche a spostare le responsabilità su altri partiti per la questione delle strade siciliane, da terzo mondo: “La Regione non si occupa di strade, la competenza è del governo Draghi, quindi del M5S, che ha un sottosegretario. La competenza è del Pd, che partecipa al governo nazionale. La responsabilità è di tutti i partiti, tranne Fratelli d’Italia, che partecipano alla compagine del governo nazionale”.

E’ anche vero che la competenza per alcune strade ricade sulle ex Province, che la scellerata legge di Rosario Crocetta ha abolito, e che Musumeci non ha tentato di rimettere in piedi o di rilanciare con la nomina di altri commissari. Dal “tolgo il disturbo” alla fuffa è stato un attimo.