Qualche giorno fa, nell’area ai piedi di piazza indipendenza. a Palermo, è stata rinvenuta una sepoltura. Non c’è però da preoccuparsi, non si tratta di un caso di lupara. E’ stato infatti subito chiarito che i resti umani: un teschio e uno scheletro, non sono recenti ma databili probabilmente al III secolo a.C.. La tomba con tanto di oggetti e appunto di resti umani è emersa in seguito a dei lavori per la realizzazione del collettore fognario sud-est della città di Palermo, in cortile "Criscione" in via Colonna Rotta.
Il collettore sud orientale della città di Palermo è l’opera principale del sistema fognario, in quanto attraversa tutte le aree urbanizzate dall’Uditore fino ad Acqua dei Corsari.
Si tratta di un ritrovamento che "apre a nuovi interrogativi e offre opportunità di ulteriori ricerche in un territorio molto ricco di stratificazioni storiche i nostri archeologi stanno effettuando approfondimenti e indagini che ci consentiranno una lettura più completa e puntuale del sito e del materiale emerso dallo scavo". – dichiara Alberto Samonà, l'assessore regionale dei Beni culturali.
"Questa area, al di sotto di Piazza Indipendenza, in stato di abbandono da decenni, sta confermando quanto già emerso da precedenti indagini condotte in anni recenti dalla Sezione archeologica della Soprintendenza in zone limitrofe. In particolare - durante i lavori per la realizzazione del passante ferroviario - in via Imera sono state messe in luce 116 cavità ipogeiche realizzate in un'epoca non precisabile, che vennero utilizzate come "butti" dal periodo islamico (X secolo) al periodo normanno (XII secolo)", prosegue Samonà.
I lavori di scavo, effettuati dal Commissario Straordinario per la Depurazione e coordinati dal RUP ing. Francesco Morga, sono in corso sotto la vigilanza, il controllo preventivo e la direzione tecnico-scientifica della Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo, diretta da Selima Giuliano, e in particolare della Sezione Archeologica.
Non è la prima volta che accade un rinvenimento di questo genere, anche se ogni volta è sempre emozionante. Già nel 2009 - durante gli scavi per il collettore fognario - nella parte nord-orientale di Piazza Indipendenza venne individuata una tomba a camera databile alla prima metà del III secolo a.C., che verrà sfondata da un pozzo che ha restituito materiali di età islamica.
"In questo momento si sta indagando un'area di circa 225 metri quadrati dove, asportati gli strati superficiali caratterizzati da materiali di risulta, si è messa in luce una porzione di cava che si ritiene sia stata utilizzata per l'estrazione di materiale da costruzione probabilmente già in età punica; durante la prima metà del III secolo a.C., ossia tra la fine del periodo punico e l'inizio del successivo periodo ellenistico, si vede un netto cambio d'uso: infatti una tomba a fossa, scavata nella roccia, contenente uno scheletro in giacitura primaria con un vasetto di corredo, attesta l'utilizzo della zona come sepolcreto", continua a spiegare l'assessore Samonà.
I lavori per la realizzazione del sistema fognario hanno creato però, nello stesso tempo, anche forti disagi per i cittadini procedendo a rilento e con prudenza per la presenza di possibili ordigni bellici oltre che di reperti archeologici. Traffico in tilt e automobilisti in preda al panico, costretti ad attendere ore. Ma del resto c’era da aspettarselo in un’area che ha un vissuto storico così importante.
"L’area del Palazzo dei Normanni e delle sue immediate adiacenze – precisa sempre l'assessore Samonà – con la sua posizione leggermente rilevata e strategicamente significativa, è stata il centro del potere politico e militare per molti secoli; è, pertanto, un luogo significativo dove si trova una sovrapposizione di strati che racconta la storia, le vicende architettoniche e urbanistiche della città di Palermo".
I cittadini palermitani dovranno armarsi di pazienza e farsene una ragione. Palermo è una città molto apprezzata dai cittadini e dai turisti proprio perché ricca di storia, raccontata non solo attraverso le opere architettoniche ma anche da un mondo sommerso che vale la pena fare riemergere e rivalutare.
Dorotea Rizzo