Non ci sono stati dibattiti né palchi ieri in Via Mariano D'Amelio per le celebrazioni del Trentennale della Strage ma solo una pedana dove si è esibito il violoncellista Luca Franzetti in sei suite di Bach. Due di queste suite erano ispirate, una alla rabbia e l'altra all'amore, e sono questi i sentimenti dei familiari del giudice Paolo Borsellino, e dei cinque agenti della scorta morti con lui. "Sono i due sentimenti - ha detto Salvatore Borsellino - che hanno vissuto nel mio animo in questi trent'anni e che grazie ai giovani delle scuole continuano a far rivivere la speranza". Celebrazioni del trentennale nel segno del silenzio, voluto dai familiari delle vittime che continuano a chiedere una verità negata.
Il ladro dell'agenda rossa e l'agente dei servizi - E sulle celebrazioni del trentennale anticipate pochi giorni fa dalla sentenza di prescrizione e una di assoluzione per i poliziotti accusati di aver depistato le indagini sulla Strage di Via D'Amelio, aleggia l'ombra di chi ha rubato l'agenda rossa del giudice Borsellino. E' stato proiettato il video fatto realizzare dall procura con gli spezzo delle tv che accorse nel luogo della strage. In quel filmato c'è il caos, gente che cammina sui detriti, e probabilmente c'è anche il ladro dell'agenda rossa. E c'è anche l'agente dei servizi segreti, sorpreso, dal poliziotto Giuseppe Garofalo, mentre si aggirava attorno alla vettura di Borsellino. Quell'uomo chiedeva della borsa del giudice, gli è stato chiesto chi fosse e ha risposto "servizi segreti", modtrando un tesserino. Oggi il poliziotto continua a chiedersi chi fosse davvero quell'uomo.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - "Paolo Borsellino, come Giovanni Falcone e altri magistrati, fu ucciso dalla mafia perché, con professionalità, rigore e determinazione, le aveva inferto un colpo durissimo, disvelandone la struttura organizzativa e l'attività criminale. La mafia li temeva perché avevano dimostrato che non era imbattibile e che la Repubblica era in grado di sconfiggerla con la forza del diritto. Nel trentesimo anniversario del terribile attentato di via D'Amelio, desidero rendere omaggio alla sua memoria e a quella degli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, che con lui persero la vita a causa del loro impegno in difesa della legalità delle istituzioni democratiche". Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel trentesimo anniversario della Strage di via D'Amelio. "Paolo Borsellino aveva la ferma convinzione che il contrasto alla mafia si realizzasse efficacemente non solo attraverso la repressione penale, ma soprattutto grazie a un radicale cambiamento culturale, a un impegno di rigenerazione civile, a cominciare dalla scuola e dalla società. Preservarne la memoria vuol dire rinnovare questo impegno nel tenace perseguimento del valore della legge, del diniego nei confronti del compromesso, dell'acquiescenza e dell'indifferenza che aprono la strada alla sopraffazione", prosegue il Capo dello Stato. "Il suo ricordo impone di guardare alla realtà con spirito di verità, dal quale l'intera comunità non può prescindere. Quell'anelito di verità che è indispensabile nelle aule di giustizia affinché i processi ancora in corso disvelino appieno le responsabilità di quel crudele attentato e degli oscuri tentativi di deviare le indagini, consentendo così al Paese di fare luce sul proprio passato e poter progredire nel presente.Con questo spirito e nell'indelebile ricordo di Paolo Borsellino, rinnovo ai suoi figli e ai familiari degli agenti caduti, i sentimenti di gratitudine e di vicinanza dell'intero Paese", conclude il Presidente.
Ministro della Pubblica Istruzione Patrizio Bianchi - I bambini domandano giustizia e hanno bisogno di certezza e di quel senso di legalità, che è fondamento della Repubblica e dell'azione di tutti noi che siamo qui oggi. Siamo qui per i bambini. Il ministro della scuola è qui per i ragazzi delle scuole". Lo ha detto il ministro per l'istruzione Patrizio Bianchi arrivato in via Mariano D'Amelio a Palermo per celebrare i 30 anni della strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e i 5 agenti della polizia di Stato che lo scortavano: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina.
Nel giorno del trentennale della strage, nel luogo in cui al civico 21 della via, la mafia fece esplodere la Fiat 126 imbottita di esplosivo, non sono mancati i momenti di commozione, tra le testimonianze anche dei residenti.
Le testimonianze di chi si trovava sul luogo della strage - “Io non mi trovavo qui nel momento esatto della strage, ero a casa di mia madre, che abita a pochi metri. In casa però, proprio al civico 21 della via, c’erano mio marito e mio figlio. Da casa di mia madre abbiamo sentito dapprima un rumore terribile e poi un fumo nero – ha raccontato Lia Costa, che qui risiede – all’inizio pensavamo che fosse caduto un aereo, mai avrei potuto pensare a tanta cattiveria. Per fortuna ebbi la prontezza di chiamare subito casa, mio marito rispose, lui e mio figlio erano vivi. Ebbi la mia rassicurazione, poi però giunse la brutta notizia dei morti”.
La nipote di Borsellino - Nel luogo dell’attentato, anche la nipote di Borsellino, Roberta Catania che, in seguito alla sentenza del processo sul depistaggio delle indagini relative alla strage di via D’Amelio, dove è venuta meno l’aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati nel processo, ha ammesso: “Speravamo davvero che questo trentennale si potesse celebrare in maniera diversa, con una parte di verità che tanto attendevamo. Noi familiari siamo avviliti, ma questo alimenterà la nostra rabbia e la nostra richiesta di verità”.
Le agende rosse e il silenzio - Alzate al cielo tante agende rosse, simbolo della verità e della giustizia negate. Poi le note del Silenzio suonate con la tromba, e un grande applauso dalla strada che è stata vietata da Salvatore Borsellino e dalle Agende rosse alle passerelle politiche e alla retorica della memoria. Una scelta, quella del silenzio e di dare spazio piuttosto alla musica, che ha voluto sottolineare l’assenza di verità e giustizia dopo tre decenni su questa strage. “Ringrazio tutti i presenti ci date la carica, la forza e il coraggio di andare avanti per cercare la verità” ha detto Vullo. In collegamento con la diretta Facebook, da casa, c’è Salvatore Borsellino fratello di Paolo che si è alzato in piedi durante il silenzio e poi ha letto la poesia “Giudice Paolo” di Marilena Monti. Non era presente perché affetto da Covid. “Non riesco mai a non commuovermi, anche oggi, da casa”, ha detto.
Marsala - Alle 16:58 di ieri in via Emanuela Loi, il dirigente della polizia di Stato, Noemi Gennaro, il sindaco Massimo Grillo e il presidente del consiglio comunale di Marsala, Enzo Sturiano e il vice comandante della Polizia Municipale, Salvatore Pocorobba hanno reso omaggio, deponendo un mazzo di fiori, tutte le vittime della strage di via D'Amelio: il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e l'unica donna vittima Emanuela Loi, cui è stta dedicata mesi fa la strada vicina al commissariato di polizia.
Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci - A trent’anni dalla scomparsa di Paolo Borsellino resta forte l’amarezza di fronte all’impotenza dello Stato di scrivere una pagina di verità sulla sua morte. Ma, allo stesso tempo, rimane il suo esempio, che guida chi ha responsabilità istituzionali e vuole esercitarle nel rispetto dei diritti; che illumina la speranza di una Sicilia che prova a liberarsi delle sue peggiori abitudini e del condizionamento mafioso che ancora oggi la opprime; che ha scosso le coscienze di tanti giovani ai quali Borsellino ha sempre parlato quel linguaggio semplice e di verità per il quale la speranza deve prevalere sulla rassegnazione. La vita di Paolo Borsellino sia davvero esempio per chi serve le istituzioni ad ogni livello e con qualsiasi ruolo.