Tutte le indicazioni portano a Roma anche per il nodo delle elezioni regionali siciliane. Il presidente Nello Musumeci, dicono i suoi più vicini interlocutori, dovrebbe dimettersi a giorni, comunque dopo un confronto con la sua leader Giorgia Meloni, che avrebbe già proposto a Musumeci un seggio per il senato, e dopo che il centrodestra farà una sintesi.
Ad incontrarsi a Roma i leader della coalizione, la questione Sicilia adesso va risolta con immediatezza, ci sarà solo un mese e mezzo per fare la campagna elettorale e nelle segreterie già si lavora per chiudere le liste anche se in molti sono contrariati all’ipotesi election day.
Il pressing di Musumeci è sempre per la ricandidatura a presidente della Regione, nonostante non sia il benvenuto in coalizione e sarebbe una imposizione romana. Intanto si lavora la piano B, cioè ad una candidatura che vada bene a tutti e che sia sempre espressione di Fratelli d’Italia, così ritorna il nome di Raffaele Stancanelli, gradito anche a Forza Italia seppure Gianfranco Miccichè ha parlato di un eventuale nome azzurro.
Ad osteggiare l’accorpamento delle due elezioni, nazionale e regionale, soprattutto i partiti piccoli che verrebbero travolti da quelli con percentuali grosse e anche dall’effetto trascinamento. La forzatura di Musumeci, con le dimissioni, comporterebbe una rottura totale con tutta la coalizione e quindi grandi difficoltà per la rielezione.
In questo scenario irrompe Totò Cuffaro con la sua Nuova DC, che a parole vorrebbe trasformare la politica con una nuova classe dirigente e nei fatti, in lista metterebbe gente che con la politica ha a che fare dalla notte dei tempi. Cuffaro poi non nega che, oltre ad allestire le liste, pensa anche ad una candidata donna per la presidenza della Regione, e sicuramente avrà pure i nomi degli assessori pronta.
L’ex presidente della Sicilia se è pur vero che ha scontato la pena per un reato pesante, consumato durante il suo mandato, è anche vero che potrebbe e dovrebbe occuparsi di politica da consigliere o da colui che prova a dare una scossa alla politica tutta, non allestendo liste e indicando l’eventuale presidente.