L'ascensore sociale. Processo sociologico che consente e agevola il cambiamento di stato, appunto sociale e l’integrazione tra i diversi strati che formano la società.
L’espressione nacque fra gli anni ’60 e ’70 e riguardava il ceto medio-basso, di ascendere ad una fascia più alta. In altre parole si fa riferimento alla possibilità di un individuo di migliorare il proprio status sociale durante il corso della propria vita. Una caratteristica fondamentale, se non presupposto necessario, di ogni società che voglia definirsi democratica e meritocratica.
A tal fine i fattori che possono aiutare l’ascensore a muoversi più velocemente sono diversi. Prima di tutto la qualità dell’istruzione e la capacità per chiunque, a prescindere dalle condizioni economiche sfavorevoli, dalle situazioni familiari, di potervi accedere, è l'uguaglianza a cui si deve aspirare ossia pari opportunità ai nastri di partenza. D'altronde nel brano Contessa di Pietrangeli un passaggio cantava: cara, di che si stupisce, anche l'operaio vuole il figlio dottore, e ciò avveniva grazie alla mobilità di quel tempo. I favolosi anni 80 sono quelli del consumismo, dell'edonismo Reaganiano, del CAF -Craxi, Andreotti, Forlani- , del raddoppio del debito pubblico dal 57,6% al 120%,oltre quello narrato parafrasando Raf ecco, cosa resterà degli anni 80,il persistente nepotismo e le evergreen pratiche di consigli che permettono, a chi ha possibilità di accedere ad una rete di contatti e conoscenze più ampia, di ottenere una qualità e una quantità di occasioni maggiori, soprattutto nel privato, poi però devi produrre profitto per il datore di lavoro. Una nazione che vuole rimettere in funzione l'ascensore sociale deve condurre una lotta spietata alla corruzione e all'evasione fiscale e dovrebbe essere una priorità della campagna elettorale attuale.
Vittorio Alfieri