Alcune associazioni ambientaliste si schierano contro il mega parco eolico off shore, che dovrebbe realizzare la Società Calypso Wind Srl nel Canale di Sicilia di fronte alle coste Trapanesi.
Lipu, Associazione Mediterranea per la Natura e Altura (Associazione per la tutela degli uccelli rapaci e dei loro ambienti) con una nota inviata a tutti gli organi competenti a cominciare dalla Capitaneria di Porto di Trapani e a tutti i ministeri competenti e ai diversi comuni Trapanesi, chiedono di non rilasciare la “concessione trentennale del demanio marittimo” per il progetto, perché secondo la loro valutazione sarebbe privo di ogni verifica di compatibilità ambientale, privo dei pareri previsti dalle norme vigenti. Si troverebbe, sottolineano, lungo una rotta migratoria di importanza internazionale e per questo non va concessa l'autorizzazione al parco eolico off shore.
Il progetto Calypso – L’impianto eolico off shore Calypso (ne abbiamo parlato qui) prevede l’installazione di 40 aerogeneratori Vestas V236 di potenza unitaria pari a 15 MW, con una capacità totale di 600 MW, installati su strutture in acciaio galleggianti ancorate sul fondo del mare attra-verso appositi ormeggi. La superficie dello specchio acqueo interessato è di 1.919.261,05 m2 al di fuori delle acque territoriali, 167.941,96 m2 all’interno del mare territoriale ai cavidotti di export e 396,69 m2 sul demanio marittimo a terra. All’interno dell’area del parco eolico, saranno localizzate due stazioni offshore anch’esse flottanti, identificate con le sigle OSS1 e OSS2 ed utilizzate per l’elevazione della tensione prodotta dalle turbine da 66 kV a 150 kV. La trasformazione della tensione sarà necessaria per minimizzare le perdite di produzione durante il trasporto dell’energia da mare verso terra fino al punto di allaccio alla rete di trasmissione nazionale. I cavidotti in uscita dalle stazioni di trasformazione citate, saranno 4 ed avranno una lunghezza ciascuno di circa 55 Km. L’area dove è localizzato il parco eolico ha una profondità variabile compresa tra circa 100 m e circa 500 m di profondità.
Qui, dove si dovrebbe realizzare - Il progetto, realizzato al di fuori delle acque territoriali italiane, quindi oltre le 12 miglia nautiche, a largo della costa trapanese e delle Isole Ega-di. Per dare un’idea precisa di dove sarà localizzato, l’impianto Calypso si troverà a 24 km da Marettimo, 39 km da Favignana, 47 km da Marsala e 50 km da Petrosino. L’energia prodotta sarà trasportata per mezzo di cavidotti sottomarini per i quali è previsto l’approdo a presso il Comune di Petrosino, mentre l’allaccio alla rete di trasmissione nazionale è atteso presso la stazione di Fulgatore gestita da Terna S.p.A.
"L’impianto eolico su una rotta migratoria di importanza internazionale" – “Come per già altri due progetti analoghi nel Canale di Sicilia, il progetto Calypso si verrebbe a porre lungo una rotta migratoria di importanza internazionale – si legge nella nota delle associazioni Lipu, Altura e Associazione Mediterranea per la natura - con la presenza sia di Area Marina Protetta (Egadi) che di innumerevoli siti Natura 2000, siti RAMSAR, IBA e Riserve Naturali, sia terrestri costieri che insulari, istituiti anche perché importantissimi luoghi di sosta di innumerevoli specie in migrazione da e per l’Africa”. “Luoghi di sosta di milioni di uccelli in spostamento da e per l’Africa, ad ulteriore conferma – ove fosse necessaria – dell’importanza strategica di questo tratto di mare che separa il continente Europeo da quello Africano, nel tratto più breve. I punti di partenza e di approdo da e per il continente Africano variano con le condizioni meteorologiche, o come spesso accade, pur partendo da punti più prossimi tra le due coste (Sicilia/Africa), la direzione del vento e/o sua intensità, spostano il tragitto spesso allungandolo pericolosamente. Condizioni meteorologiche che sono imponderabili e imprevedibili, oltre che inevitabili. In questo contesto, il rilascio di una concessione trentennale sarebbe assolutamente prematuro, mancando non solo studi sulla migrazione e sugli spostamenti sia degli uccelli che della fauna marina (cetacei, tartarughe marine e pesci), delle biocenosi dei fondali e di altri aspetti della componente marina parimenti non indagati, ma anche in considerazione dell’effetto sommatorio con ben due altri progetti, tutti lungo la stessa direttrice migratoria. Diverse specie di avifauna che potrebbero subire conseguenze negative dalla realizzazione della centrale eolica sono particolarmente tutelate dalla Direttiva comunitaria 2009/147/CE sulla protezione degli uccelli selvatici, recepita dall’Italia con la Legge n. 157 dell’11 febbraio 1992, e dalla Direttiva comunitaria del 21 maggio 1992 sulla conservazione degli Habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatiche, recepita dall’Italia con il Regolamento D.P.R dell’8 settembre 1997 n. 357 e successive modifiche ed integrazioni. Entrambe le Direttive prescrivono che gli Stati membri tutelino adeguatamente le specie da esse particolarmente protette e che inoltre ne proteggano gli ambienti di vita. La superfice in ZEE, che sarebbe di 1.919.261,05 m2 è riferita alla mera occupa-zione della superficie marina derivante dalla proposta collocazione delle piattaforme galleggianti, non considerando sia lo spazio aereo interdetto e/o reso mortale per i migratori, sia la superficie complessiva di spazio marino interdetto ad attività umane".
La richiesta di non concessione del demanio - “Nella mappa riportata con inserimento del progetto, la legenda e relativi colori di riferimento della porzione di spazio marino interessato da esso, vede “pesca, protezione ambiente e risorse naturali, trasporto marittimo e portualità, sicurezza della navigazione, sicurezza marittima e sorveglianza”. Si rileva che una concessione eventualmente rilasciata prima di qualsivoglia espressione di parere in merito alla compatibilità ambientale - che in corso di procedura può vedere rigetto, approvazione parziale, rimodulazione, e per il quale il proponente ha obbligo di presentare alternative ivi inclusa l’opzione zero, - costituisce anomala procedura e in ogni caso contro l’interesse collettivo della tutela del bene primario quale è l’ambiente", continuano le tre associazioni ambientaliste, che ricordano come già per altre due istanze di eolico off shore, una di 190 turbine, l’altra di 20, con ampie motivazioni, Associazioni ambientaliste ed Enti gestori di aree protette hanno richiesto di non rilasciare la concessione demaniale trentennale. "Va da sé che è da considerare anche il cumulo delle superfici che sono state richieste in concessione, nonché – per tutti i progetti – la necessaria e propedeutica verifica di compatibilità ambientale con evidenza pubblica, ad oggi non iniziata. Si chiede pertanto di non rilasciare - concludono la nota - la “concessione demanio marittimo” per il progetto di cui in oggetto, ad oggi priva di qualsivoglia verifica di compatibilità ambientale, priva dei pareri previsti dalle norme vigenti, anche in ottemperanza al principio di precauzione di cui all’art. 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea".