“La mia unica raccomandazione: prendete i migliori. Avranno la responsabilità di curare le persone per i prossimi 20 anni”.
Il commissario straordinario dell’Asp di Trapani, Vincenzo Spera, ha detto così alla commissione che si è insediata nell’esaminare le candidature per le tante posizioni vacanti negli ospedali della provincia di Trapani. Una raccomandazione che dovrebbe essere sottintesa, tacita. Ma così non è per come sono andate le cose negli ultimi anni in provincia di Trapani sul fronte della sanità.
Una sanità che si sta riorganizzando, tra mille difficoltà e mille emergenze. Prima tra tutte quella della carenza di personale, da qui arrivano i concorsi, le richieste di mobilità, gli affiancamenti. Una serie di operazioni che, anche in collaborazione con le altre Asp della Sicilia, si stanno mettendo in atto per tamponare le zone più critiche della sanità pubblica trapanese.
Tra tutti quella dei pronto soccorso.
C’è un dato che allarma più di tutti, è quella della carenza, costante, di medici.
Alcuni dati emersi in questi giorni indicano che su 82 medici specializzati che dovrebbero esserci in pianta organica ce ne sono soltanto 26 in servizio. Al Sant’Antonio Abate di Trapani, ad esempio, sono 6 su 14.
Ma qualcosa si muove. Sono stati assunti 30 medici che verranno mandati nei pronto soccorso, oltre agli infermieri che avevano già preso servizio. “Abbiamo risolto la carenza degli infermieri, migrando gli esuberi nei pronto soccorso”, dice il commissario dell’Asp Spera, spiegando cosa si sta facendo per colmare la carenza di personale medico.
“Avete fatto caso che non ci sono più tante lamentele sul pronto soccorso di Trapani?”. Il segreto è stato trasferire le guardie mediche nell’area di emergenza del Sant’Antonio Abate. “Non ci son più lunghi tempi di attesa.
Tra l’altro abbiamo ricevuto l’autorizzazione per medici di guardia medica a continuare così per 3 mesi, se va bene questo modello viene esteso per tutta la sicilia. C’è da dire che finalmente medici di guardia medica lavorano bene. Il fatto di poter essere d’aiuto al pronto soccorso e gli stessi medici di pronto soccorso essere aiutati dà sollievo a tutti, soprattutt ai pazienti”. Altri medici sono già operativi in affiancamento agli specializzati. Questo sistema serve per alleggerire il carico di lavoro dei reparti di emergenza in forte sofferenza.
Un gioco di parole: Spera spera di concretizzare anche altre soluzioni che potrebbero far respirare ospedali in affanno. Come Marsala ed Alcamo. L’idea è quella di una convenzione con l’ospedale Civico di Palermo per portare medici a fare alcuni turni su Marsala e Alcamo.
Anche sui concorsi c’è l’intenzione di avviare collaborazione con l’ospedale Villa Sofia di Palermo. Ad esempio il concorso per cardiologia non è andato benissimo, e l’idea, anche qui, è di attingere alla graduatoria di quello del Villa Sofia.
La commissione concorsi dell’Asp però è insediata, ed entro fine settembre-ottobre, ci saranno gli esiti degli esami. “Dobbiamo prendere i migliori, abbiamo questa responsabilità” rimarca Spera.
In provincia di Trapani il “Paolo Borsellino” di Marsala è quello che ha sofferto maggiormente negli ultimi anni di pandemia. E’ in atto un piano di riconversione con alcuni reparti già tornati operativi. Si lavora alla riapertura di Ortopedia, Otorinolaringoiatria, Neurologia. Altri ospedali siciliani, come il Cervello di Palermo, si stanno lasciando alle spalle l’emergenza Covid. Una gestione diversa, con i pronto soccorso dei Covid hospital non più dedicati alle emergenze legate all’infezione. O ancora addio ai reparti chiusi per i posti letto Covid. Ma le “nuvole” o “bolle”, che permettono l’esistenza dei reparti con sezioni dedicati a chi ha patologie ma è anche positivo al Covid19. D’altronde, come ripetuto spesso dalle istituzioni sanitarie, la maggior parte dei pazienti Covid sono ricoverati, appunto, per altre patologie e si scoprono nel frattempo positivi al virus.
A Marsala si cerca di avere la piena operatività dopo la raccolta firme avviate nei mesi scorsi. Ma è ancora in fase di stallo il Padiglione Covid, che doveva essere pronto oltre un mese fa. Un’opera che però resta in alto mare, e questo perchè mancano i soldi. Roma non li sblocca. E l’impressione è che tutto verrà deciso dopo le elezioni politiche e regionali. Ma in questa campagna elettorale, sia per le regionali che per le nazionali, è stato trattato molto timidamente il tema della sanità.