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26/09/2022 06:00:00

Acque reflue a Mazara, il depuratore di Bocca Arena è "irrecuperabile"

Il depuratore mazarese situato nei pressi di Bocca Arena, costato diversi milioni di euro e completato dopo decenni di abbandono, “è irrecuperabile”.

DEPURATORE BOCCIATO SENZA APPELLO: “BOCCA ARENA È IRRECUPERABILE” – E lo è, non secondo il parere di un pinco pallino qualsiasi, ma a decretarne il giudizio – non proprio lusinghiero – è stata, niente poco di meno che, la ‘Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei Rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati’. La ‘sentenza’ è contenuta nella ‘Relazione finale sulla depurazione delle acque reflue urbane nella Regione Sicilia’ approvata dalla Commissione nella seduta del 7 settembre 2022 (relatori: on. Vignaroli, sen. Briziarelli). In particolare, esaminando una delle tante tabelle inserite nel report (‘Tabella 163 - Dettaglio esiti dei controlli dei limiti tabellari presso gli impianti reflui urbani dal 2015 al 2019 – Fonte ARPA - Agenzia regionale per la protezione ambientale’) salta subito all’occhio un colore rosso vivace, accanto alla casella del depuratore di contrada Bocca Arena a Mazara. Questa tinta viene attribuita a quegli impianti classificati come ‘irrecuperabili’, per motivi svariati, che andiamo ad approfondire meglio più sotto.

AZOTO FUORI CONTROLLO – Intanto iniziamo con l’evidenziare che il più grande dei due impianti di depurazione delle acque reflue urbane cittadine – l’altro si trova in contrada Cartubuleo (zona contrada Affacciata Contrada Cartubuleo e serve un’utenza di circa 2.000 abitanti) – ha superato i limiti normativi relativi alle concentrazioni di Azoto in ben quattro occasioni in cinque anni: nel 2015 (un prelievo); nel 2016 (due prelievi); nel 2018 (un prelievo). Sono state, inoltre, rilevate nelle analisi la presenza di Escherichia Coli (batterio che costituisce parte integrante del normale microbiota intestinale dell’uomo): in un campione, è minore di 5.000, ed in ed in un altro esame è maggiore ai 5.000, con cinque campioni prelevati, sempre dall’Arpa. L’impianto di trattamento delle acque reflue cittadine non è, però, da solo a condividere criticità e problemi. “Dai controlli effettuati da ARPA Sicilia dal 2015 al 2019 emerge – scrive la Commissione parlamentare – un ulteriore dato preoccupante, ovvero che nella provincia di Trapani molti depuratori sono ritenuti irrecuperabili”. Vedremo gli altri domani. Per oggi ci focalizziamo su quello di Bocca Arena e sul perché sia stato emesso un giudizio così netto.

DEPURATORE DI BOCCA ARENA: PROBLEMI GESTIONALI E STRUTTURALI – “Tra le motivazioni delle varie criticità riscontrate – continua il report parlamentare – vengono annoverati sia problemi gestionali che strutturali. L’impianto – continua la Commissione parlamentare d’inchiesta – con problemi gestionali segnalati già a partire dal 2014”. L’impianto ha fatto registrare “problemi della capacità di depurazione soprattutto nel periodo settembre/ottobre per l’arrivo in ingresso degli scarichi relativi agli insediamenti industriali vitivinicoli”.

QUALCHE ROTTURA QUA E LÀ, NEL 2017 SI SCARICÒ SOTTO COSTA – Presso l’impianto di depurazione, si legge sempre nella relazione“qualche volta è stata riscontrata la rottura con sversamento sotto scarico sotto costa”. La cosa è stata resa nota alle cronache locali nel 2017. Dalla relazione emerge che, in base ad una Convenzione del 10/01/2017 tra il Comune di Mazara del Vallo e la Capitaneria di Porto di Mazara, quest’ultima è intervenuta – per conto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – ispezionando, in data 11, 12 e 13 ottobre 2017, le condotte sottomarine dello scarico finale, da parte del ‘Nucleo Subacqueo della Guardia Costiera di Messina’ ”. Ispezione che rilevò, appunto, la fuoriuscita di cui sopra che, anziché essere diffuso al largo, fece registrare uno scarico anomalo a pochi metri dal litorale del lungomare S. Vito.
IL SOPRALLUOGO NEL 2020
– Problemi strutturali e gestionali che “la Commissione d’inchiesta il 23 settembre 2020, ha appurato durante il sopralluogo” effettuato “presso l’impianto di contrada Bocca Arena”, come da “verbale d’ispezione redatto e sottoscritto da ARPA Sicilia, alla presenza del gestore SOTECO Spa e del Comune di Mazara. Anche questo impianto risulta negli asset del Commissario straordinario unico per la Depurazione”. In pratica questo, come quasi tutti gli altri impianti siciliani, è sotto il controllo commissariale istituito per abbattere le sanzioni dell’Ue comminate all’Italia proprio per violazioni delle direttive comunitarie in materia di trattamento delle acque reflue urbane.

L’AUTORIZZAZIONE REGIONALE È SCADUTA DA 10 ANNI! – Il depuratore mazarese di contrada Bocca Arena da otto anni è senza autorizzazione regionale: per la precisione dall’11 settembre 2014. C’è, in tal senso, una istanza comunale pervenuta alla Regione Sicilia ma è incredibilmente ancora in fase istruttoria, mentre l’impianto di contrada Cartubuleo è senza autorizzazione, con istanza presentata ma della quale nulla si sa che fine abbia fatto alla Regione!

QUELLA “IMPORTANTE VARIAZIONE” NELLA GESTIONE FANGHI 452 – “Dai documenti agli atti, dai quali sono stati estratti i dati qui riportati, risulta, che l’impianto mazarese di contrada Bocca Arena, tra il 2015 ed il 2018, ha importanti variazioni della quantità totale di fanghi gestiti, passando da 1.200.700 Mg nel 2017, a 8200 Mg nel 2018, ovvero, da un anno al successivo, sono stati smaltiti fanghi per una quantità totale pari a 146 volte in meno”. Il capitolo smaltimento fanghi scoperchia un vaso di pandora che però non tratteremo in questo articolo. “Per i dettagli sulla situazione di questo depuratore si rimanda al paragrafo di approfondimento relativo ai sopralluoghi condotti dalla Commissione” che i più curiosi potranno scaricare da qui.

UNA CONDANNA UE DA 25 MILIONI DI EURO – “Per quanto attiene l’aspetto economico-sanzionatorio – sottolinea il documento redatto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati – attualmente l’unica procedura già definita con sentenza di condanna è la 2004/2034 (C-251/17), condanna che si compone di una sanzione forfettaria di 25 milioni, che retroagisce alla data della sentenza di inadempimento, e di una penalità di carattere regressiva pari a oltre 30 milioni per ciascun semestre di ritardo (circa 165 mila euro al giorno)”.
Domani concluderemo l’analisi del report, buttando uno sguardo sulle criticità riscontrate negli altri impianti di depurazione provinciali.

Alessandro Accardo Palumbo
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