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11/10/2022 06:00:00

D'Alì, oggi il caso ritorna in Cassazione 

 Nel luglio 2021 la Corte di Appello di Palermo ha condannato l'ex senatore trapanese Antonio D'Alì a sei anni di reclusione. Dopo il ricorso della difesa, la Cassazione ha adesso fissata udienza per oggi, 11 ottobre.

D’Alì è stato senatore dal 1994 al 2018, sottosegretario all’Interno, durante il Governo Berlusconi, dal 2001 al 2006. In Cassazione il procedimento contro l’esponente politico trapanese c’era già stato nel gennaio 2018, quando i giudici della Suprema Corte annullarono, con rinvio ad un nuovo processo di appello, quella sentenza con la quale D’Alì era stato assolto per le accuse successive al 1993 e prescritto per i reati contestati per il periodo precedente.

Nel luglio 2021 la condanna. La procura generale di Palermo aveva chiesto una condanna a sette anni e quattro mesi, per l’accusa D’Alì è stato vicinissimo ad ambienti mafiosi e ad imprenditori collegati a boss trapanesi.

Secondo i giudici D'Alì ha "certamente assunto degli impegni seri e concreti a favore dell'associazione mafiosa e ciò lo si può desumere dalla sua già stabile, affidabile, comprovata e ventennale disponibilità a spendersi in favore di Cosa nostra".

La difesa del senatore ha sempre respinto ogni addebito, in un processo, che, va detto, sta durando ormai da troppo tempo, ed è, tutto sommato, un "abbreviato". Sul tavolo ci sono le due assoluzioni, comunque ottenute da D'Alì, la dubbia attendibilità di un teste chiave, il "pentito" Birrittella, con indagini definite "disattente e superficiali"; l'aver ignorato, da parte della Corte d'Appello, alcuni elementi a favore di D'Alì che la difesa riteneva ormai acclarati. Ci sono poi alcuni episodi chiave, come la vicenda della Calcestruzzi Ericina, ed il trasferimento del Prefetto Sodano. Secondo la difesa Sodano sarebbe stato trasferito senza alcuna pressione di D'Alì, e non per favorire la mafia, contro la Calcestruzzi Ericina, dato che il successo di Sodano, il Prefetto Finazzo, ha invece assegnato alla stessa Calcestruzzi Ericina, nel 2005, tutte le forniture per i lavori inerenti la Louis Vuitton Cup a Trapani. Sempre per la difesa, le dichiarazione di un altro grande accusatore di D'Alì, Don Ninni Treppiedi, sono "dettate da astio". Nella ricostruzione delle famiglie mafiose trapanesi degli anni '80, inoltre, "non è mai emerso direttamente o indirettamente il nome di D'Alì Antonio".