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13/10/2022 06:00:00

Rifiuti, Calatafimi.  Rischia di non avere un lieto fine l’infinita storia dell’impianto di compostaggio

 Una storia infinita anche quella che raccontiamo oggi.

Tipica di queste amene lande, vede come protagonista un impianto di compostaggio aerobico.

Che dovrebbe ( mai il condizionale fu d’obbligo come in questo caso ! ) realizzarsi nel territorio del comune di Calatafimi Segesta, su un terreno confiscato a qualche mafioso del luogo.

Il caso vede coinvolti 13 comuni, mezza provincia di Trapani, tra cui il capoluogo.

Una storia lunga iniziata una dozzina di anni fa.

Per la precisione il 30 marzo del 2010. E’ il giorno in cui viene firmato l’accordo di programma cosiddetto “Quadro” tra l’ATO Terra dei Fenici ed il Comune di Calatafimi Segesta. Accordo che prevede la cessione dell’area da parte dello storico comune.

Siamo ai tempi dell’Amministrazione Ferrara e al  Comune viene riconosciuto, tra l’altro, un benefit del 5% dei ricavi della gestione dell’impianto.

Non fu un capriccio degli amministratori del tempo.

Era il piano regionale dei rifiuti che imponeva la realizzare di un centro di compostaggio in ogni ambito per trasformare l’umido raccolto in concime.

La raccolta differenziata nei comuni costituenti l’ATO Terra dei Fenici, di cui faceva parte Calatafimi, era già stata avviata. I tempi erano maturi e di conseguenza fu dato l’incarico all’amministrazione guidata da Ferrara di cercare un area idonea alla costruzione dell’impianto.

L’area individuata era nella disponibilità del Comune a seguito di una confisca alla mafia. Venne considerata una buona scelta anche da un punto di vista logistico in quanto la contrada Lagani, ove insisteva il terreno, e’ facilmente raggiungibile dallo svincolo autostradale Gallitello dell’A29.

Bene, si direbbe in un qualsiasi sito del Pianeta Terra. Ma non in terra di Trinacria!

Da questo momento invece inizia la via crucis, tipica di ogni opera che si tenta di realizzare in queste contrade di miti e di eroi.

L’ATO TP1 TERRA dei FENICI affida a dei tecnici l’incarico per la progettazione dell’opera.

Passano altri due anni: nel gennaio 2012 la conferenza di servizio dell’Ato approva il progetto. 

Dopo un anno e mezzo circa, per la precisione, nell’agosto del 2013, l’allora presidente dell’ATO Terra dei Fenici, la sindaca di Marsala Giulia Adamo, comunica alla stampa e ai sindaci dei comuni dell’ATO l’imminenza del finanziamento.

Un coro di “Evviva”!

Un entusiasmo destinato a durare lo spazio di un mattino. Il roboante annuncio svanì di lì a poco in un assordante silenzio.

La classica atmosfera kafkiana che impedisce di ottenere risposte chiare avvolge amministratori e amministrati. 

Passano altri tre anni e le domande rimangono sempre le stesse e sempre senza risposte.

Perché non si realizza l’importante struttura? A chi spetta il primo passo? All’ATO, ai comuni, alla Regione. Nell’incertezza, qualcuno comincia a temere che altri stanno lavorando in senso opposto, dando magari la priorità ad altre soluzioni, percorrere la strada del privato o addirittura cancellarla dalle opere da realizzare.

E poco conterebbe se la realizzazione dell’opera farebbe fare un ulteriore passo in avanti nel trattamento ottimale dei rifiuti organici dei Comuni della Provincia di Trapani.

Della serie, a parole, tutti d’accordo, mentre nelle segrete stanze le stesse parole assumono significati diversi.

Dobbiamo arrivare alla fine del 2016 per intercettare qualche segnale positivo arrivato da Roma.

Il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) con la delibera n. 55 impegna finalmente per il progetto la somma di € 14.597.126,99.

La legge applicata e’ la n. 190 del 2014, che destinava l’80 per cento delle risorse FSC 2014-2020 ai territori delle regioni del Mezzogiorno.

Il restante 20 per cento l’Autorità politica per la coesione avrebbe provveduto a finanziare previa iscrizione nel bilancio di quell’anno.

Il tutto, nero sul bianco, con i crismi di un decreto firmato dal Ministro dell’economia e delle finanze dell’epoca Pier Carlo Padoan, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del dicembre dello stesso anno.

Un sospiro di sollievo da parte degli amministratori che credono che si sia finalmente imboccata la strada giusta.

“Adelante, Pedro, con giudizio”, avvertiva però il Manzoni .

E infatti, di li a poco si scopre che, per la realizzazione dell'impianto, a seguito della definizione esecutiva del progetto e del nuovo piano economico dell'intervento, viene accertato un necessario incremento finanziario di € 4.149.248,93.

Un bomba. Peggio o simile a quelle che susseguono da qualche tempo a questa parte sul versante climatico.

Fiutato il pericolo, il Dipartimento Regionale dell'Acqua e dei Rifiuti nell’agosto scorso, due mesi fa, inoltra una richiesta urgente al Dipartimento della Programmazione. Occorre la rimodulazione della dotazione finanziaria del progetto, e’ il succo dell’allarme lanciato.

L’urgenza scaturisce dal fatto che i fondi del POA FSC 2014-2020 devono essere spesi entro la fine di questo anno.

Di jornu unni vogghiu e di sira spardu l’ogghiu’, dicevano i nostri nonni quando ci vedevano studiare la sera dopo che l’intero pomeriggio lo avevamo passato a giocare al pallone nella piazzetta.

Il 31 dicembre e’ alle porte. Ciò che non si e’ fatto in tutti questi anni, occorre farlo in questi pochissimi giorni che rimangono alla fine dell’anno.

Necessita un intervento immediato se si vuole scongiurare la decadenza dell’intero finanziamento.

Nei giorni scorsi anche la S.R.R. Trapani Provincia Nord (Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti nei territori della parte nord della Provincia di Trapani ) ha scritto al Presidente della Regione Siciliana, all’Assessore Regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità e al Dirigente Generale del Dipartimento Regionale dell'Acqua e dei Rifiuti per una richiesta urgente per la copertura finanziaria.

Il documento, che porta la firma dei sindaci dei comuni di Alcamo, Buseto Palizzolo, Calatafimi Segesta, Castellammare del Golfo, Custonaci, Erice, Favignana, Marsala, Paceco, Pantelleria, San Vito Lo Capo, Trapani, Valderice , oltre che dal presidente della S.R.R. Michele Milazzo e dal Consigliere Massimo Fundarò, chiede che  il provvedimento venga adottato nella prossima giunta di governo.

Solo in questo modo si può evitare la perdita del finanziamento originario e la vanificazione dell'intero iter amministrativo della realizzazione dell'impianto.

Il verde Massimo Fundaro’, che e’ anche assessore all’ambiente del comune di Calatafimi Segesta, ci ha confermato quanto dicevamo all’inizio: Questo impianto pubblico di compostaggio aerobico per il trattamento dei rifiuti organici ha una lunga storia. È sempre stato visto con fastidio dai governi regionali degli ultimi 10 anni che hanno fatto di tutto per farlo saltare. Esso rappresenta una alternativa reale e concreta a tutti i progetti dei privati che sono stati presentati nel nostro territorio. Il più famoso, il gassificatore di Gallitello, da cui è scaturito lo scandalo Arata/Nicastri, contro il quale io ed il comitato che si è costituito ci siamo battuti fino in fondo. Con l'appoggio dell'assessore Pierobon siamo riusciti a farlo inserire, nuovamente, nella programmazione regionale dopo che il suo finanziamento era stato escluso".

La sua realizzazione non solo comporterebbe un taglio netto dei costi per l'organico (da €250 a €80 a ton.) con benefici notevoli per i bilanci dei comuni e le tasche dei cittadini (l'organico rappresenta il 40% del totale dei rifiuti), ma anche una alternativa efficace e rapida alla strategia degli inceneritori.

Nella lettera inviata al presidente della Regione Nello Musumeci, viene sottolineato che il mancato finanziamento dei 4 milioni di euro necessari per il completamento del progetto comporterebbe la perdita dei 14 milioni già stanziati.

I soldi ci sono, sono stati individuati, manca solo il provvedimento della Giunta regionale e la vicenda si chiuderebbe positivamente.

Persino l’Assessore Regionale all’energia e rifiuti, Alberto Pierobon, ne era convinto nel dicembre del 2020.

Sulla sua pagina Facebook, Pierobon dava notizia dell’imminente arrivo della prima anticipazione da 1,6 milioni per l’impianto di Calatafimi Segesta, scrivendo testualmente: “Passi avanti importanti anche a Calatafimi-Segesta, altro impianto pubblico finanziato dal governo Musumeci. Il dipartimento è pronto a erogare l’anticipazione da 1,6 milioni per le prime spese sostenute. La struttura sorgerà in un terreno confiscato alla mafia e potrà trattare 36 mila tonnellate l’anno di umido. L’iter sta procedendo ed entro il nuovo anno si attende la pubblicazione della gara.”

Quale sarà l’epilogo di questa lunga storia? Difficile prevederlo. Sappiamo solo che in una democrazia consapevole, qualsiasi governante ci penserebbe mille volte prima di mandare tutto a carte quarantotto. In una democrazia consapevole.

In una democrazia consapevole, ad esempio, i cittadini dovrebbero chiedersi come mai, nella restante parte della Provincia, il Polo Tecnologico di Castelvetrano, lasciato in eredità dalla sciagurata gestione della famigerata “Belice Ambiente”, si trova in stato di abbandono mentre di recente e’ stato messo all’asta per la settima volta rischiando anche lì di restituire al mittente i 6 milioni ricevuti dai fondi europei se non venissero spesi entro la scadenza prevista.

In una democrazia consapevole.

Franco Ciro Lo Re