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21/10/2022 06:00:00

Schifani alle prese con il fattore Micciché. Caos giunta, la colpa è ... dei giornalisti 

 Tutti speravano che se ne andasse a Roma, nel centrodestra siciliano. Invece, Gianfranco Miccichè ha deciso: è andato al Senato, a Palazzo Madama, per le votazioni di rito di avvio legislatura, e rimarrà fino al voto di fiducia per Giorgia Meloni, Berlusconi permettendo. Poi, si dimetterà. E rimarrà deputato regionale, all'Ars. Un brutta notizia per Renato Schifani, perché con Miccichè tra i piedi, e con un ruolo di peso, come ha imparato bene Nello Musumeci (che almeno ora, a Palazzo Madama, non se lo vedrà più davanti gli occhi) le cose si complicano.

"A Roma non vado manco morto. Resto a Palermo, con Schifani fino alla morte. Non sarà guerra come con Musumeci, siamo dello stesso partito". Così il leader di Forza Italia in Sicilia e presidente dell'Ars uscente Gianfranco Micciché intervistato da ilSicilia.it. "Ai miei ho pregato di comunicare il verbo della serenità- aggiunge - Avevo fatto lo stesso 5 anni fa quando fu eletto Musumeci perché se votiamo un presidente è giusto portarlo avanti. Con Musumeci però è andata diversamente con lui la guerra è finita solo quando ha deciso di andarsene".

Il fattore Miccichè non aiuta già da ora a risolvere il puzzle degli assessorati. Tutti vogliono tutto, cominciando proprio da Micciché che vuole per un suo fedelissimo l'assessorato alla Sanità che fu di Razza. Gli autonomisti di Lombardo invece, vogliono mettere le mani sui rifiuti. E Schifani, sapendo che le cose andranno per il lungo, ha deciso di governare con i capi di di gabinetto. Una decisione inedita, che fa protestare l'opposizione, e, su tutti, De Luca. 

Tra poco sarà passato un mese dalle elezioni regionali, e ancora non c'è un governo. In realtà, non ci sono neanche gli eletti, per ora. Perchè in molte sezioni si è fatta confusione, a causa dei presidenti di seggio alle prime armi, e molti conteggi sono da verificare. A Misiliscemi, il neonato Comune in provincia di Trapani, ad esempio, dalle urne è uscita una scheda in più rispetto ai votanti.

 La colpa è, come sempre, dei giornalisti. Rispetto alle indiscrezioni della stampa sulla formazione della squadra di governo, Schifani ha dato una risposta molto stizzita, dicendo che i giornalisti vogliono destabilizzare, addirittura, il governo regionale. “È fondamentale da parte delle istituzioni evitare atteggiamenti che possano contribuire a danneggiare la credibilità nella stampa delegittimando il lavoro svolto dalle redazioni e dei giornalisti”. Lo scrivono in una nota Giulio Francese, Santino Franchina, Orazio Raffa, Attilio Raimondi, Daniele Ditta, Maria Pia Farinella, Roberto Immesi, Graziella Lombardo e Viviana Sammito, consiglieri nazionali siciliani del sindacato Figec (Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione), commentando le dichiarazioni del presidente della Regione, Renato Schifani, che ha definito un articolo su La Sicilia “frutto di fantasia“ e tendente a “destabilizzare una fase politica delicata”. Schifani ha inoltre detto che “l’auspicio è che giornalisti e giornali abbiano sempre il buon fine di informare attraverso notizie fondate e serie”. Parole che secondo la Figec possono risultare "offensive verso un quotidiano storico come La Sicilia e le sue autorevoli firme che di certo hanno sempre svolto il proprio lavoro con grande attenzione, professionalità e senso del dovere”.