Indagini, sequestri di terreno, controlli nei frantoi, impegno delle polizie municipali e dei carabinieri, il nero di un inquinamento 200 volte superiore a quello delle fogne continua a scorrere nei fiumi siciliani. Sono le acque di vegetazione, scarto della molitura delle olive che, come sottolinea l’associazione Mareamico di Agrigento, “sottraendo ossigeno provocano la morte di tutte le specie viventi” dei fiumi coinvolti e di parte del mare. Non c’è solo il Modione, di cui abbiamo scritto spesso su Tp24, tra gli altri c’è anche il Naro, definito dall’associazione il corso d’acqua più inquinato, “Questo perché nel suo bacino d’utenza ci sono diversi comuni come Canicattì, Naro, Camastra e Favara, che hanno parecchi frantoi in attività”.
Mareamico parla di “follia collettiva”. Una definizione più che azzeccata per un fenomeno che, oltre ad uccidere mari e fiumi, nuoce gravemente al nome dell’olio siciliano e all’attività degli imprenditori onesti che invece lavorano responsabilmente. Un olio che inquina non sarà mai un “olio buono”.