Il gup del Tribunale di Trapani Caterina Brignone sarà chiamata a decidere il prossimo 22 febbraio sull’opposizione della parte offesa (il luogotenente Antonio Lubrano, ex capo della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala) alla richiesta di archiviazione della Procura nel procedimento che vede indagati tre alti ufficiali delle Fiamme Gialle (i colonnelli Pasquale Pilerci, Michele Ciarla e Lorenzo Vanella) con le ipotesi di falso, calunnia e maltrattamenti.
La richiesta di archiviazione è stata motivata, per i primi due reati, per la “ormai prossima la prescrizione”, mentre si ritiene “insussistente” l’ipotesi di maltrattamenti. La vicenda scaturisce dallo smantellamento, a fine marzo 2017, della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala, i cui componenti furono trasferiti ad altri reparti a causa di alcuni procedimenti penali, ordinari e militari, nonché disciplinari, avviati nei loro confronti a seguito di esposti anonimi.
E in particolare quello arrivato al Comando generale della Guardia di finanza il 3 dicembre 2015 contro il luogotenente Antonio Lubrano (adesso in pensione) nei quali venivano mosse varie accuse: falso ideologico, traffico di influenze illecite, rivelazione di segreto d'ufficio, truffa e peculato militare. Per alcuni di questi reati, la stessa Procura di Marsala chiese e ottenne l’archiviazione, mentre per altri i processi, sia davanti il Tribunale di Marsala che davanti il Tribunale militare di Napoli, si sono conclusi con assoluzioni (“perché il fatto non sussiste”), ormai definitive, da ogni accusa.
Al termine del processo tenutosi a Marsala, in particolare, il giudice Sara Quittino, evidenziando errori e inesattezze nelle indagini svolte sui finanzieri, ha sottolineato, in particolare, come nelle trascrizioni delle intercettazioni effettuate una frase (serviva “un foglio per conto del mio amico”) sia stata attribuita al luogotenente Lubrano, mentre in realtà l’aveva pronunciata il suo interlocutore (il dottor Pandolfo). Un errore senza dubbio grave su un particolare decisivo per la ricostruzione dei fatti. Al Tribunale militare di Napoli, invece, dove è stato disposto il “non luogo a procedere” su richiesta dello stesso pm, il giudice ha scritto che se gli organi investigativi avessero effettuato le dovute verifiche e i dovuti riscontri, si sarebbe “evitato la celebrazione dell'udienza preliminare”. E, quindi, si sarebbe evitato l'impiego di risorse pubbliche e un calvario giudiziario durato ben quattro anni. E’ inutile ricordare che l'ex capo della sezione di pg non godeva certo di simpatie sia all'interno della stessa Guardia di finanza, avendo sottoposto a perquisizione caserme delle Fiamme Gialle, denunciato colleghi di ogni ordine e grado (alcuni dei quali sottoposti anche a misure cautelari), che rappresentanti di altre forze dell’ordine. Una di queste indagini ha visto condannati definitivamente, per “mano pesante” su persone fermate per controlli, alcuni carabinieri all’epoca dei fatti in servizio alla stazione di Pantelleria. Altre indagini, invece, hanno riguardato poliziotti di Mazara del Vallo e Marsala, sfociate anche in misure cautelari, e come detto militari della stessa Guardia di finanza e persino un comandante regionale delle Fiamme Gialle (reati relativi alla sicurezza sul lavoro). Indagini anche sui fronti delle maxi evasioni fiscali, bancarotte fraudolente e lavoro nero.
A svolgere le indagini sui componenti della sezione di pg delle Fiamme Gialle della Procura di Marsala era stato il comando provinciale della Guardia di finanza di Trapani, ai cui vertici negli anni scorsi sono stati i tre ufficiali, indagati a seguito della denuncia contro ignoti presentata dall’ex capo della sezione di pg di Marsala, che in precedenza aveva svolto numerose indagini su rappresentanti di varie forze dell’ordine, compresa la stessa Guardia di finanza, per vari reati, poi approdate a parecchi processi e condanne. In quegli anni, sia la sezione di pg che l’allora procuratore di Marsala Alberto Di Pisa subirono anche pesanti intimidazioni (arrivate anche buste con proiettili). Ormai prosciolto, dopo quattro anni, da ogni accusa, il luogotenente Lubrano presentò un corposo esposto (circa 3 mila pagine) alla Procura di Trapani nell’ottobre 2020, ipotizzando ai suoi danni i reati di calunnia, falso ideologico, accesso abusivo ai sistemi di intercettazione, abuso d'ufficio e maltrattamenti. Essendo l’esposto contro ignoti, ad individuare i tre ufficiali indagati sono stati, poi, il gip di Napoli e la Procura di Trapani.