Nove anni di carcere sono stati inflitti dal Tribunale di Marsala, per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale, al 38enne imprenditore castelvetranese Vito Biundo.
L’imputato è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali e ad una serie di interdizioni, compresa quella perpetua dai pubblici uffici. Ed inoltre al pagamento di un risarcimento danni di 50 mila euro alla parte civile.
Dal 2016 all’agosto 2020, secondo quanto si legge nel capo d’accusa, Biundo avrebbe ripetutamente insultato, minacciato di morte e picchiato la compagna (A.D.M., di 33 anni), da cui ha avuto una figlia.
Nelle carte si parla di “più condotte di sistematica sopraffazione reiterate nel tempo” e consistite nel ripetere “quotidianamente” alla compagna di essere una “persona inutile” e di essersi pentito di avere fatto una figlia con lei. Poi, nel corso di ogni litigio, anche le minacce di morte (“ti ammazzo, mi faccio trent’anni di galera, ammazzo te, tuo padre e la tua famiglia”, “qualche giorno prendo una corda e ti impicco”). Sarebbero state queste le reazioni minacciate nel caso in cui la donna avesse portato via con se la bambina.
Vito Biundo, che opera nel settore delle escavazioni, non avrebbe inoltre provveduto ai bisogni della famiglia, lasciandola addirittura per due anni senza allaccio elettrico. Infine, nell’estate 2020, avrebbe costretto la donna a subire, con violenza, rapporti sessuali. Questo sarebbe accaduto in due o tre occasioni. Nel processo, la donna si è costituita parte civile, con l’assistenza dell’avvocato Enza Pamela Nastasi. Per il legale la sentenza è un risultato che rende giustizia per le violenze subite e denunciate dalla vittima, anche se le sofferenze fisiche e psichiche “segneranno come un marchio indelebile la vita di una donna, il cui coraggio indiscutibile non è stato sufficiente ad impedire il compimento di azioni intrise da disvalore estremo per l’essere umano”.