"È la stampa bellezza" Lo dice un immenso Humphrey Bogart alla fine del film di Richard Brooks Deadline - in italiano: L'ultima minaccia, la frase completa: "È la stampa, bellezza! E tu non puoi farci niente! Niente!. Narra di un direttore che si oppone alla cessione del suo giornale dopo la morte dell'editore, e vuole portare a termine un inchiesta contro un boss mafioso. In sociologia è considerata, perché facente parte dei mezzi di comunicazione, una componente del "quarto potere".
È indubbio che non è amata da nessuna autorità compresa quella illegale del lungometraggio. Nel Belpaese si rammentano alcune anime che hanno pagato con la vita aver denunciato l'attività di questi soggetti, dal meno conosciuto Cosimo Cristina a Peppino Impastato, Pippo Fava e Giancarlo Siani. Anche nel dopoguerra, con la tutela sancita dall'articolo 21 della costituzione e nel rispetto del dettato, la classe politica ha manifestato la sua avversione, Togliatti citato da D'Alema sui giornalisti affermò fossero delle "iene dattilografe".
Berlusconi andò oltre con l'Editto bulgaro che portò all'allontanamento dalla Rai di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Recentemente Conte palesò insofferenza durante la gestione della pandemia. La Meloni nella presentazione della legge di bilancio, ha compresso lo spazio per le domande, alle proteste dei corrispondenti ha replicato: "Con me come siete assertivi [...], eppure in altre occasioni non ricordo siate stati così coraggiosi", il riferimento è a Draghi e agli applausi ricevuti dai cronisti parlamentari nella conferenza di fine anno, ma da qualche anno è una prassi è accaduto con Renzi, Gentiloni e Conte. Petrolini parodiava il potere che si bea del trionfo ottenuto dal popolo, che viene ritenuto l'unica entità a cui dare spiegazioni, si perdoni ma non è in tal guisa perché l'informazione è vitale, è il cane da guardia ed "è la Stampa bellezza".
Vittorio Alfieri