La guerra interna al Partito Democratico della provincia diTrapani è tutta legata a una questione politica di leadership.
Ci sono nuovi equilibri che si sono timidamente affacciati per le elezioni regionali fino poi a concretizzarsi in qualcosa di più evidente.
Un asse che scompagina il precedente assetto.
Il ricorso presentato dal primo dei non eletti, Domenico Venuti, è solo la goccia di un vaso ciaccato da anni.
E’ piena facoltà di Venuti presentare ricorso avverso a vizi di legittimità, di cui però era a conoscenza, svolgendo il doppio ruolo di segretario provinciale e anche di candidato. Ma la questione, con buona pace dei tifosi che si sono scatenati, verrà risolta dalle autorità competenti.
La questione è tutta interna ai dem, agli equilibri di un partito che è sempre pronto ad indire congressi (che poi vince chi ha fatto più tessere), alla mancata sinergia del momento che, invece, meritava serietà e responsabilità.
E allora come ci si avvia alla fase congressuale? Con quale classe dirigente? Con quale capacità di essere sintesi di percorsi diversi? Perchè al di là delle anime e correnti, di cui il Pd sempre è stato composto, qui c’è una spaccatura che è figlia di una ferita più profonda, tra due schieramenti che di fatto, in silenzio, fanno un braccio di ferro continuo.
E mentre, a vario titolo, in molti sono entrati nel vivo del dibattito a tacere è Giacomo Tranchida, un silenzio insolito, che prelude a nuove mosse politiche che produrranno un altro terremoto.
Saranno mesi difficili, qualcuno ha invocato il commissariamento del partito per giungere al congresso con maggiore serenità.
A cosa potrebbe servire un commissario non è noto, i dem vivono una fase difficile anche di radicamento sui territori. L’innovazione, l’innesto con altre forze provenienti da mondi non necessariamente politici è cosa difficile da realizzare in questo grande caos.
Un partito in cui si litiga su tutto e quando c’è tregua è solo apparente, una road map che dovrebbe segnare il nuovo corso del Pd ma con le facce di sempre.
E’ una crisi di identità quella che vivono, il ripetersi ossessivo compulsivo di congressi è solo un vuoto a perdere, è accanimento terapeutico.