Scoppia il caso Riccardo Gennuso, vice presidente della Commissione d'inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia ma esso stesso imputato a Palermo di estorsione. Il caso lo aveva sollevato l’altro vicepresidente Ismaele La Vardera. Ora l’intervento del presidente Antonello Cracolici: «La prossima settimana gli uffici della segreteria e i funzionari dovranno verificare i requisiti previsti dall’articolo 6 del regolamento della stessa Commissione che individua i casi di incompatibilità per i componenti dell’ufficio di presidenza».
«Se queste notizie risultassero confermate – ha poi aggiunto Cracolici - la sua condizione lo renderebbe incompatibile con la carica di componente dell’ufficio di presidenza della commissione».
In mattinata era stato dunque Ismaele La Vardera a chiedere a Riccardo Gennuso, esponente di Forza Italia, di fare un passo indietro «legittimo e sacrosanto» per «non mettere in imbarazzo un organo che dovrebbe essere al di sopra di tutte le parti». Gennuso è a giudizio da qualche anno, insieme al padre che è stato deputato regionale, per estorsione nell’ambito di una inchiesta della Procura di Palermo sulla gestione di una sala bingo.
Il Movimento 5 Stelle chiede le dimissioni di Gennuso. Lui fa una cosa a metà, e si è autosospeso dalla commissione antimafia.
“Dopo una lunga interlocuzione con il presidente Antonello Cracolici, ho deciso di autosospendermi dalla carica di vice presidente vicario della Commissione antimafia, per il rispetto che ho per lo stesso organismo. Mi corre però l’obbligo di precisare la mia vicenda giudiziaria”, ha detto Gennuso.