Sono 1.171, i siti inquinanti in Sicilia il cinque per cento del Paese e 856 sono ancora da bonificare: il 73 per cento. Sono i dati presentati da Fabio Pascarella, responsabile siti contaminati di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) durante gli “Stati generali per la rigenerazione dei territori” di Gela. L’unità guidata da Pascarella - riporta FocuSicilia - impegna 20 persone con compiti istituzionali di supporto al ministero dell’Ambiente per due grandi categorie di aree inquinate. I primi sono i Siti di interesse nazionale, i ben noti Sin, aree ad elevata contaminazione di sostanze organiche e inorganiche. Sono 42 in Italia e quattro in Sicilia: tre riferibili agli ex petrolchimici di Gela, Priolo, Milazzo e il sito di Biancavilla inquinato dalla fluoroedenite. Tutti gli altri, una miriade, sono i cosiddetti “siti orfani”: si tratta di quei luoghi inquinati che, semplificando, possono essere considerati “terre di nessuno”, dove non è possibile individuare il responsabile dell’inquinamento e che vengono presi in carico dal ministero dell’Ambiente, sulla base di specifici accordi sottoscritti con le Regioni e attuati in collaborazione con l’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente).
In Sicilia sono nel 27 per cento dei casi si arriva alla conclusione dell’iter con la bonifica. Per il resto ci si ferma alla notifica, la prima fase in cui l’Arpa individua il sito. “Bisogna sforzarsi per spingere il procedimento – esorta Pascarella – che parte certamente dalla notifica, ma poi deve seguire qualcosa”. Dopo la notifica infatti si dovrebbe procedere con la caratterizzazione, cioè l’indagine del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee per verificare l’eventuale concentrazione di sostanze inquinanti. A seguire l’analisi del rischio, la messa in sicurezza, la bonifica. “A volte basta fare un’indagine preliminare – spiega l’esperto dell’Ispra – per uscire dalla procedura. Per esempio se un bidone è stato rovesciato in un tombino e si verifica che è pulito, il sito può tornare ad essere non contaminato. Più procedimenti vanno avanti e più c’è possibilità di concludere per tempo. Dal 2016 il numero delle attività ha subito una forte ripresa, ma in Sicilia è come se ci si fermasse alla fase di notifica. È necessaria una spinta con l’implementazione degli uffici regionali”.
Per i siti siciliani, c'è una nuova piattaforma informatica di Ispra, Mosaico, che li raccoglie tutti. “Uno dei segnali del database – evidenzia Pascarella – è che i due terzi dei procedimenti in Italia si sono conclusi senza necessità di intervento, con indagini preliminari, mentre solo nel 33 per cento è stata necessaria la bonifica”. Due i grandi canali di finanziamento per le bonifiche: i 106 milioni di euro del “Programma nazionale di finanziamento degli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei sito orfani” (Dm 269/2020) e i 500 milioni di euro del Pnrr (misura M2C4, investimento 3.4), destinati alla riqualificazione di almeno il 70 per cento della superficie, con obiettivi di risanamento urbano da raggiungere entro il primo trimestre del 2026. Il primo strumento ha già finanziato gli interventi nella discarica dismessa di Marabusca, a Gela, quasi quattro ettari, per 13,5 milioni di euro. Altri sette interventi sono oggetto di finanziamenti: a Siracusa (ex Sbi), a Gela (Rno Biviere) e cinque discariche dismesse tra Palermo, Siracusa e Messina.