Gianfranco Miccichè è un istrionico, è un politico di quelli veri. Di lungo corso, conosce persone, fatti e antefatti, è in grado di prevedere mosse e di lasciare andare avanti il carro per poi fermare i buoi.
Ha sempre aperto le porte del partito, di una Forza Italia che ha dimostrato di avere consenso sotto la sua guida, che consegna al partito nazionale il ben 15%.
Miccichè non è vendicativo ma non dimentica, non ha voglia, alla sua età, di fare guerre che portano lustro solo a chi ha deciso di farle.
Non lascia la Sicilia, piuttosto lascia lo scranno al Senato, a Roma. Palazzo Madama farà a meno di lui, brutta cosa per Renato Schifani che ha iniziato a discuterete con Miccichè l’indomani la sua elezione. Vittoria che strappa agli altri competitor grazie a liste forti e a quella compattezza del centrodestra, oltre al trascinamento delle elezioni nazionali. Schifani è presidente ma vorrebbe creare la sua Forza Italia, vicinissima al partito di Giorgia Meloni. Nulla da fare, Miccichè aspetta la deroga da parte del presidente dell’ARS, Gaetano Galvagno, che poi uomo libero non è e quindi farà ciò che il partito, cioè Ignazio La Russa, gli dirà di fare. Ma ad oggi Miccichè è ancora il commissario regionale del partito, è lui che detiene e dispone del simbolo. E’ sempre lui che potrà più non utilizzarlo se direttamente Silvio Berlusconi glielo toglierà.
Gennaio sarà il mese della resa dei conti, le amministrative di Catania sono un banco di prova fondamentale.
E ieri sul Fatto Quotidiano l’azzurrissimo Miccichè si è tolto più di un sassolino dalla scarpa: “Forza Italia è una sola, questi mi vogliono fare fuori, con modalità feroci, perchè hanno paura che le liste, ora che si vota a Catania e altrove, le farò io. Ma se lo mettano bene in testa: il simbolo ce l’ho io”. Poi la sterzata contro Schifani: “Chiunque è uscito da Forza Italia è morto, perfino Angelino Alfano, che sembrava fortissimo, è durato poco. Altri sono tornati all’ovile come Schifani, che abbiamo perdonato come il figliol prodigo. Ma non vorrei avessimo sbagliato peccando di generosità. Non ha nemmeno ascoltato le richieste di Berlusconi quando si è trattato di fare gli assessori: oramai risponde a Fratelli d’Italia. E allora si faccia la sua lista ma non la chiami Forza Italia”.
Le acque sono agitate, ad oggi Miccichè può contare all’ARS solo su altri due deputati, contro la pattuglia di 10 che fanno capo a Schifani, ma fuori quell’Aula è molto più forte di quel che appare.