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12/01/2023 06:00:00

Processo a Matteo Bucaria. Ingroia: “Le nostre richieste, oltre ad un milione di euro"

 “Come parte civile abbiamo chiesto circa un milione di risarcimento danni. Ma anche il sequestro conservativo dei beni di Bucaria e di eventuali intestatari fittizi, compresi i familiari” Lo dice Antonio Ingroia, avvocato di parte civile al processo contro Matteo Bucaria, l’imprenditore che rischia 21 anni per aver ordinato l’omicidio del cognato Domenico Cuntuliano, in modo da

impossessarsi dei suoi soldi. Il tentato omicidio avvenne nel 2013, per mano di Gaspare Gervasi (poi condannato a 12 anni di reclusione), un impiegato comunale che Bucaria aveva assoldato per fare fuori il parente. Ne parliamo qui.

Abbiamo chiesto anche 250 mila euro di provvisionale e la trasmissione degli atti in procura per falsa testimonianza nei confronti della sorella di Cuntuliano e dell’avvocato Cavaretta – aggiunge Ingroia - Quest’ultimo avrebbe dovuto gestire quell’indennizzo nell’interesse del suo assistito (Cuntuliano), ed invece da ciò che è emerso, l’ha fatto più nell’interesse di Bucaria e della moglie”.

 

L’indennizzo riguardava un risarcimento danni da 600 mila euro in seguito ad un grave incidente a Marsala, che il cognato Cuntuliano aveva avuto. Bucaria, che gestiva tutta la faccenda, ha occultato al cognato la reale portata di questo indennizzo: gli aveva detto che si trattava di poco più di 100 mila euro perché, essendo in bancarotta, aveva bisogno di quei soldi.

Cuntuliano, inizialmente si fidava ciecamente della sorella e del cognato – spiega Ingroia - poi cominciò a fare domande, ad essere curioso, a cercare di capire come stessero le cose. Insomma, da questo punto di vista, stava per diventare pericoloso. In più, c’era l’assicurazione sulla vita, di cui la sorella era beneficiaria, per cui in caso di morte tutto sarebbe andato alla famiglia Bucaria”.

 

Nella sua arringa di parte civile, Ingroia racconta come Bucaria avesse sostanzialmente pensato di prendere due piccioni con una fava. Con la morte di suo cognato, da una parte si sarebbe assicurato l’impunità sull’appropriazione del risarcimento da 600 mila euro. Dall’altra avrebbe intascato pure i soldi dell’assicurazione sulla vita, di cui sua moglie era beneficiaria.

Bersagliato dalla sorte e bersagliato dai familiari – ha commentato Ingroia, in riferimento al suo assistito - Non so cosa sia stato peggio in questa triste vicenda. La condanna dell’esecutore materiale del tentato omicidio era una condanna a metà, senza movente. Era chiaro che doveva esserci un mandante e adesso la verità è venuta fuori in tutta la sua chiarezza. Poi, questa lettera intercettata e sequestrata dagli inquirenti è già di per sé un atto d’accusa”.

 

Come abbiamo già scritto si tratta di una lettera che, dal carcere, Gaspare Gervasi invia proprio a Bucaria, dal contenuto inequivocabile: se vuoi che io continui a stare in silenzio, devi aiutare la mia famiglia.

 

Oltre alla lettera però Ingroia ha sottolineato “le preziose indagini effettuate dalla squadra mobile e dalla procura, con accertamenti bancari e patrimoniali che hanno consentito di mettere in luce il movente che è collegato al mandante. Credo che la richiesta di una pena di 21 anni da parte della procura – ha concluso - sia assolutamente giusta”.

 

Egidio Morici