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18/01/2023 06:00:00

Matteo Messina Denaro: i processi in cui è imputato, delitti e stragi

 Matteo Messina Denaro da due notti, per la prima volta in vita sua, dorme in un carcere, quello di massima sicurezza de L’Aquila. Il boss nonostante gli omicidi e le stragi di cui è responsabile non era mai stato arrestato, nemmeno prima dell’inizio della sua latitanza, iniziata a giugno del 1993.

Sono diverse le condanne riportate dal boss per tantissimi fatti di mafia e anche per le stragi. Tra queste, quella nel processo di primo grado del 20 ottobre del 2020, quando la Corte d'Assise di Caltanissetta, lo ha condannato all'ergastolo per le stragi del '92 di Capaci e Via D'Amelio costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e agli agenti delle loro scorte.

E proprio al processo d’appello per le stragi di Capaci e Via D’Amelio che si si sta svolgendo in Corte d'Assise d'Appello, a Caltanissetta, potrebbe comparire per la prima volta in un'aula giudiziaria dopo il suo arresto (anche se difficile sia così), processo d’appello che lo vede imputato come mandante delle stragi di via D'Amelio e Capaci.

La prossima udienza, infatti, è fissata per domani, 19 gennaio alle 9.30 nell'aula bunker di Caltanissetta. Finora Matteo Messina Denaro è stato giudicato da latitante e tutto il processo si è svolto in sua assenza.

Quella di giovedì sarebbe la prima udienza alla presenza dell'imputato. Sono previste le conclusioni della difesa dopo la requisitoria del procuratore generale Antonino Patti e delle parti civili. Fino ad oggi l'ex superlatitante, è stato difeso d'ufficio dagli avvocati Salvatore Baglio e Giovanni Pace. I due legali lo hanno assistito basandosi sugli atti processuali o su quanto emerso nel corso del dibattimento. E' possibile anche che l'udienza venga rinviata qualora non dovesse essere notificato l'avviso della celebrazione del procedimento.

L’ultima volta che Matteo Messina Denaro entrò in un’aula di un Tribunale, fu il 18 marzo del 1993 quando fu chiamato a testimoniare al processo per l’omicidio di Francesco Accardo avvenuto a Partanna.

Appena due mesi dopo inizia la sua latitanza che coincide con la stagione delle Stragi di cui è il protagonista.

Altro processo in cui è imputato Matteo Messina Denaro è quello che si sta svolgendo a Marsala e che è scaturito dall’operazione antimafia, “Ermes 3” del giugno 2020 che vede imputati, oltre al boss, sette delle 15 persone coinvolte nell’inchiesta. Imputati sono Messina Denaro, Vincenzo La Cascia, Giovanni Onofrio Beltrallo, Melchiorre Vivona, Leonarda Furnari, Domenico Salvatore Zerilli e Antonino Stella. I reati di cui devono rispondere sono: associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi e favoreggiamento della latitanza di Messina Denaro.

Per quel che riguarda le Stragi, oltre a quelle di Capaci e Via d’Amelio, è ritenuto responsabile della Strage dei Georgofili a Firenze, avvenuta la sera tra il 26 e il 27 maggio del 1993, nei pressi della Galleria degli Uffizi. Ci furono cinque morti e 40 feriti.

Messina Denaro è ritenuto responsabile anche della strage di via Palestro a Milano, avvenuta il 27 luglio, vicino alla Galleria d’arte Moderna. Anche in questo caso i morti furono cinque e ci furono 12 feriti.

Stessa responsabilità per Matteo Messina Denaro per l’attentato di via Fauro avvenuto il 14 maggio del 1993, nei pressi dell’abitazione di Maurizio Costanzo. L’autobomba non provocò morti ma 24 feriti tra cui l’autista e una delle guardie del corpo del giornalista.

Tra gli altri delitti commessi, quelli del piccolo Giuseppe Di Matteo, sequestrato per due anni e poi ucciso, del boss di Alcamo Vincenzo Milazzo e della compagna Antonella Bonomo, che aspettava un bambino, e del vice direttore di un albergo di Selinunte, Nicola Consales che si era invaghito, della stessa ragazza austriaca di cui si era innamorato il boss.