Il Tribunale di Marsala (giudice monocratico) ha assolto dalle accuse di truffa e falso ideologico l’ex consigliere comunale Alfonso Marrone. Il procedimento era scaturito dalla vicenda sfociata nel licenziamento di Marrone da parte del suo ex datore di lavoro, la Casa di Cura Morana, dove l’ex consigliere prestava servizio dal 1990 come infermiere professionale. Da tempo, era
caposala. Nel 2017, però, secondo l’accusa, Marrone avrebbe più volte disertato, facendo altro, le riunioni delle commissioni consiliari per le quali, invece, aveva chiesto permessi specifici al datore di lavoro, che per questo, nel novembre 2017, l’ha licenziato. Licenziamento che nell’ottobre 2018 è stato ritenuto “legittimo”, e quindi confermato, dal giudice del lavoro del Tribunale di Marsala.
E successivamente anche dalla Corte d’appello di Palermo. Per il giudice del lavoro di Marsala risultano effettivamente fondate le contestazioni “quantomeno in relazione alle giornate del 26, 27 e 28 giugno, 26 luglio 2017”. “Non può negarsi – evidenzia il giudice del lavoro - l’immediata percepibilità del disvalore (non solo contrattuale, ma anche sociale) che contrassegna la condotta
tenuta dal Marrone, giacché il lavoratore ha usufruito dei suddetti permessi per soddisfare proprie esigenze personali, scaricando il costo di tali esigenze sulla intera collettività, stante che i permessi sono retribuiti in via anticipata dal datore di lavoro, il quale poi viene sollevato dall'ente locale, costringendo il datore di lavoro ad organizzare diversamente ad ogni permesso il lavoro in azienda”.
Per assolvere al loro mandato amministrativo i consiglieri comunali hanno diritto ad un massimo di 36 ore mensili di permesso, retribuite, più altre 24 non retribuite. E quando è lavoratore dipendente, il Comune rimborsa poi, nei limiti di legge, il datore di lavoro. Il licenziamento scattò a seguito di alcuni controlli svolti dal datore di lavoro, che si affidò ad un investigatore privato per seguire i movimenti di Marrone nelle ore in cui si assentava dal lavoro chiedendo permessi per mandato amministrativo. E l’investigatore privato scoprì che più volte Marrone, nei giorni e nelle ore in cui chiedeva il permesso di assentarsi dal lavoro per partecipare alle riunioni delle commissioni consiliari, in realtà era altrove e faceva altro. Sette, tra il 31 maggio e il 31 luglio 2017, erano i casi contestati nel processo penale. Anziché partecipare alle riunioni di Palazzo VII Aprile, il capogruppo di “Una Voce per Marsala” se ne sarebbe rimasto a casa, oppure andava dal gommista, al bar, allo studio di un geometra, in ufficio di consulenza. Impegni, di certo, non istituzionali. Adesso, però, è arrivata l’assoluzione. A difendere Marrone sono stati gli avvocati Guglielmo Ivan Gerardi e Massimo Zaccarini.