"Matteo Messina Denaro non si è consegnato". E' categorico il Procuratore capo di Palermo, De Lucia, rispetto a coloro che avanzano dubbi sull'operazione che ha portato all'arresto del boss latitante. "Si tratta di un'indagine pura" rivendica con orgoglio. "Io ho seguito le indagini - aggiunge - e parlo a ragion veduta. E' stata un'indagine che ha avuto un livello di riservatezza altissimo, eravamo pochissimi ad esserne al corrente" e se la prende con "il ruolo di certi cacciatori di mafiosi della domenica, convinti di sapere sempre tutto". Crede però alle "protezioni" di cui Matteo Messina Denaro avrebbe goduto in questi anni: "Ragionevolmente ci sono state. Indagheremo su questo. Sappiamo per certo che la casa di Campobello di Mazara era nella sua disponibilità da circa un anno. Resta da indagare sui 29 anni precedenti".
De Lucia, che guida la Procura di Palermo da pochi mesi, ridimensiona il ruolo di Messina Denaro: "Non era il capo di Cosa nostra, anche se è un personaggio importantissimo. E' certamente il capo della provincia di Trapani, e conosce segreti importantissimi sulle stragi del '92 - '93". De Lucia conferma l'impegno della Procura, adesso, per scoprire le connivenze di quella che lui chiama "borghesia mafiosa, che dialoga con la mafia da circa 150 anni". Il riferimento è anche alla massoneria: "Va considerato che la provincia di Trapani è la seconda in Sicilia, dopo quella di Messina per la presenza di logge massoniche".
De Lucia ha avuto anche un breve colloquio con Messina Denaro: "Gli ho detto che avrebbe avuto tutte le cure necessarie per la sua malattia. Lui ha ringraziato".
Anche Paolo Guido, il procuratore aggiunto che ha condotto le indagini che hanno portato all'arresto di Messina Denaro, nega ogni tipo di "resa" del boss. Guido non rilascia interviste, ma qualcosa trapela. Parla di "idee strampalate" a proposito di chi pensa ad un boss che si è "consegnato" a causa della malattia, che è "l'unica cosa che non ha potuto evitare".
Più diretto ancora il comandante dei Ros Angelosanto: "Chi pensa ad una consegna o ad una trattativa umilia il lavoro di tante persone che si sono sacrificate per questo obiettivo. Sono pronto a ripeterlo ovunque, anche in un'aula di giustizia, per il rispetto dei miei uomini e del loro lavoro". "La rete di protezione di Messina Denaro è molto stretta - aggiunge - e svariate volte, in questi anni, siamo stati sul punto di prenderlo e siamo stati beffati o traditi. Ci sono stati politici, funzionari, investigatori, che nel tempo sono stati arrestati o indagati per aver avvisato il boss che il cerchio si stava stringendo".