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24/01/2023 06:00:00

  Messina Denaro e Andrea Bonafede, il suo “uomo d’onore riservato”

Un uomo d’onore riservato. Al quale Matteo Messina Denaro poteva chiedere tutto. Di comprare per conto suo un’auto, di comprare un appartamento. Persino di dargli il suo nome, la sua identità.

Andrea Bonafede avrebbe fatto di tutto, perchè, come scrive il Gip che ieri firmato l’ordinanza di custodia cautelare: “si è in presenza, in sostanza, sia pure, in termini di gravità indiziaria di un'affiliazione verosimilmente riservata di Bonafede per volontà del Messina Denaro", si legge nel provvedimento. Una “punciuta 2.0”, in sostanza.

Un uomo d’onore silenzioso, che non parla di nulla, di cui il boss si serviva per qualsiasi cosa. Scrive ancora il Gip che “solo un associato che godeva della totale fiducia del latitante poteva essere incaricato di compiti di tale delicatezza, soprattutto in considerazione della pressante esigenza, da parte di Matteo Messina Denaro, di sottoporsi a terapie mediche di particolare rilevanza”. Bonafede avrebbe “consapevolmente fornito a Messina Denaro “per oltre due anni ogni strumento necessario per svolgere le proprie funzioni direttive” di boss della mafia.
L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido.

Bonafede ha consegnato all'ex latitante la sua carta d'identità per consentirgli di ottenere un falso documento e a dargli la tessera sanitaria necessaria per le terapie e le visite mediche. Il 13 novembre 2020 Messina Denaro fu operato all’ospedale “Abele Ajello” di Mazara del Vallo per l’esportazione del tumore nel sigma (ovvero nell’ultima parte del colon vero e proprio).

 

 

 

Dopo l’operazione del novembre 2020, a Messina Denaro fu inoltre esportato parte del fegato il 4 maggio 2021 nella clinica La Maddalena di Palermo, dove – una settimana fa – il boss mafioso fu arrestato dopo trent’anni di latitanza.


Bonafede ha acquistato - per sua stessa ammissione - la casa di Campobello di Mazara in cui Messina Denaro ha trascorso l'ultimo periodo della latitanza. Il boss avrebbe dato una grossa somma di denaro in contanti che poi Bonafede avrebbe versato sul proprio conto e staccato un assegno per pagare la casa. L’ex latitante gli ha dato il bancomat permettendogli di fare delle spese, gli ha fatto comprare la Giulietta sulla quale viaggiava.
La Giulietta trovata in un garage del figlio di Giovanni Luppino, era stata acquistata un anno fa personalmente dal boss in una concessionaria di Palermo, ed era intestata alla madre di Bonafede. Alla madre di Bonafede, una disabile di 87 anni, era intestata anche la Fiat 500 data in permuta per l'acquisto dell'Alfa.


Campobello continua ad essere messa sottosopra, nel frattempo. Si cercano ulteriori bunker o nascondigli. Da una settimana la cittadina belicina è affollata di forze dell’ordine, ma anche di troupe televisive in una sorta di “Grande Fratello” su quella che fu la latitanza di Messina Denaro.


Le forze dell'ordine hanno sentito Antonio Luppino, figlio di Giovanni Luppino, l’uomo che ha accompagnato il boss alla clinica La Maddalena di Palermo dove è stato catturato.

I carabinieri stanno usando il georadar in diverse abitazioni e tra queste hanno controllato anche quella di Antonio Luppino. “Io credo a mio padre, se lui dice che non c’entra niente gli credo”, ha detto ai giornalisti appostati fuori dalla sua abitazione.
Nei giorni scorsi, in uno spazio adibito a parcheggio di proprietà del figlio, la polizia ha trovato la Giulietta acquistata a Palermo dal capomafia ma intestata alla madre 86enne del vero Andrea Bonafede. Il figlio dell'autista del boss non sarebbe al momento indagato.