Di sicuro c'è solo che è morto... è il titolo di un famoso articolo di giornale (L'Europeo, 1950) che prova a raccontare La vera storia del bandito Giuliano. Noi, invece, abbiamo solo la certezza che è vivo ed è proprio lui: Matteo Messina Denaro. C'è un filo rosso che collega quell'omicidio alla cattura del superlatitante, perché tutto parte da lì: il 5 luglio del 1950 a Castelvetrano. Non è vero che l'Italia è piena di misteri, è tutto fin troppo chiaro, la verità è stata raccontata più volte, in alcuni casi pure nelle aule dei tribunali.
Pare che sia un lettore forte. Ecco, è di questo aspetto che vorrei parlare. Da libraia mi sconcerta, mi disgusta il solo pensiero che possa aver dato a intendere di aver letto Kant, Orazio e Virgilio. Li ha citati nello scambio epistolare tenuto con il sindaco Vaccarino. Cinque epistole raccolte in un volume, a cura di Salvatore Mugno, dal titolo: Lettere a Svetonio. Il suo nome campeggia in alto, sulla copertina del libro: Matteo Messina Denaro... il capo di Cosa nostra si racconta. Sfoggia un linguaggio forbito, ricercato, insolito per uno che ha completato solo la scuola dell'obbligo. Il dubbio che vi sia dietro un misterioso scrivano lo esercita lo stesso curatore del volumetto, comparando gli scritti dei pizzini diretti a Provenzano, in quel caso gli svarioni ci sono eccome, e sono davvero grossolani.
Mi conforta sapere che è solo un bluff, almeno da questo punto di vista, uno che si finge colto. Uno che cita i grandi filosofi, ma che in realtà non li ha mai letti, e, se lo ha fatto, non ha capito niente di quelle letture. Cosa ha compreso leggendo Orazio? A malapena il Carpe diem, fraintendendo il nucleo vero del pensiero dell'autore, ossia, la ricerca di una poetica fondata sulla misura, sulla bonaria umanità... se avesse letto e compreso Orazio non lo avrebbe citato nei suoi scritti, si sarebbe vergognato pensando a se stesso.
Come si permette poi di citare Kant? Cosa ha letto di questo autore? Come può essere rimasto affascinato dal pensiero del grande filosofo? Scoprire di essere dotato, anche lui, di una legge morale lo avrà fatto quantomeno arrossire, spero. Avrà trovato consolatorio sapere che il male è radicato nell'uomo, si sarà sentito anche lui un legno storto, avrà saltato o non compreso quella parte del pensiero del filosofo in cui chiarisce che:
Il fondamento del male morale appartiene piuttosto alla volontà senza tuttavia identificarsi con essa. Altrimenti l'uomo si trasformerebbe in un essere diabolico.
Il male lo si sceglie, non è un'inclinazione personale, solo un atto della volontà può essere il male.
Nel suo ultimo covo sono stati ritrovati alcuni libri, le biografie di Putin e Hitler, e queste sì che ci possono stare, anzi direi proprio che sono esattamente i libri che avrei voluto trovare nel covo di un uomo che ha ucciso un numero imprecisato di esseri umani. Mi incuriosisce invece la sua passione per il personaggio di Pennac il Signor Malaussène, di professione capro espiatorio. Al di là della simpatia, a tratti fantozziana del personaggio creato dallo scrittore francese, questo accostamento non è del tutto alieno. Le stragi avvenute in Italia e attribuite alla mafia, e dunque a lui, non sempre hanno trovato riscontri precisi, sovente invece pare che la mafia sia stata il paravento di operazioni orchestrate da menti molto più raffinate. Ecco, in questo caso, gli concedo l'accostamento letterario, escludendo qualsiasi componente di umanità e compassione che caratterizza Benjamin, il vero protagonista del romanzo. A Matteo Messina Denaro ricordo una citazione proprio di questo libro, un augurio:
Aveva intenzione di non frequentare più nemmeno se stesso.
Stavolta non chiudo con i consigli per la lettura, stavolta il mio consiglio è mirato, rivolto a Matteo Messina Denaro. Nessuna lettura potrà essere adeguata a un mammasantissima che passerà alla storia anche per aver dato l'ordine di sciogliere un ragazzino nell'acido. Il mio consiglio allora è quello di scrivere lui un libro, riempire pagine di verbali, raccontare di tutte le volte che si è sentito capro espiatorio, consegnare carte, agende, nomi... tutto quello che serve per poter almeno morire da uomo.
Katia Regina