Ecco l'immagine di una pistola revolver "Smith & Wesson" calibro 38 special, completa di 5 cartucce.
L'arma da fuoco, con matricola abrasa, è stata rinvenuta nel corso della perquisizione nel covo di via CB 31. E' il covo princiapale di Matteo Messina Denaro.
Nella stessa circostanza è stato rinvenuto un ulteriore involucro con ulteriori 20 cartucce dello stesso calibro.
Intanto, in 10 giorni di reclusione, Matteo Messina Denaro ha incontrato solo i medici che si stanno occupando delle sue cure. A tutti ha chiesto informazioni dettagliate sui farmaci da prendere, suggerendo anche terapie "esclusive" praticate in Israele. In carcere il boss è apparso preoccupato esclusivamente della sua salute, sicuro di dover trascorrere il resto della sua vita in carcere. Chi lo ha incontrato, lo ha descritto come "un uomo con la paura di morire".
Davanti agli agenti del carcere dell'Aquila, Messina Denaro mostra modi "gentili e garbati", precisando di "non essere affatto la persona che viene descritta dai media". Lo ha detto indicando il Tg in quel momento in onda sul televisore che lui ha mantenuto spento per quasi sei giorni dopo l'arresto.
In carcere Messina Denaro non ha ricevuto alcuna visita: non si sono fatti vivi i parenti e neppure l'avvocato difensore. Secondo quanto riferisce il quotidiano La Repubblica, infatti, la nipote del boss scelta per rappresentarlo davanti alla giustizia avrebbe per ora fatto solo una telefonata.
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Tutto quello che ha ricevuto in 10 giorni di detenzione sarebbero due telegrammi che continua a rileggere. I due fogli bianchi sono custoditi con cura sul tavolo della cella alla quale è stato assegnato.
I misteri intorno alla latitanza di Messina Denaro sono ancora tantissimi: le forze dell'ordine stanno cercando di ricostruire la rete di fiancheggiatori che finora lo ha aiutato a sfuggire alla giustizia. Risultano infatti indagati per favoreggiamento Giovanni Luppino, considerato suo autista personale, e i due figli Antonio e Vincenzo. Centrale anche il ruolo di Andrea Bonafede, geometra 59enne che per almeno due anni gli ha prestato l'identità.