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28/01/2023 06:00:00

  Non solo Bonafede, Messina Denaro aveva usato altre identità

Ci sono altri Andrea Bonafede da cercare. Altre persone che hanno ceduto (consapevolmente o no) la propria identità al boss Matteo Messina Denaro.


L’ex super latitante avrebbe utilizzato negli anni le generalità di diversi fiancheggiatori.
Lo sospettano gli inquirenti che, nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, tra le carte del capomafia hanno trovato documenti di identità contraffatti coi nomi e i dati di persone realmente esistenti.
Non è ancora chiaro se i documenti siano stati contraffatti dallo stesso capomafia o se qualcuno glieli abbia forniti precompilati e lui abbia soltanto apposto la sua foto. Diverse peraltro sono le foto tessera trovate al padrino di Castelvetrano.
Prima di assumere l'identità del geometra Bonafede, utilizzata a partire almeno dal 2020, quando venne operato di cancro all'ospedale di Mazara del Vallo e utilizzò il codice fiscale e la carta di identità del suo complice, il boss avrebbe dunque fatto uso dei documenti di altre persone. E con le generalità di altri favoreggiatori avrebbe viaggiato e concluso affari. Piste che gli inquirenti, che stanno tentando di andare a ritroso per ricostruite la latitanza del capomafia, ora approfondiranno.

 

 

Non si cercano solo i fiancheggiatori, ma anche la sorgente del fiume di soldi di cui disponeva Matteo Messina Denaro.
E una delle risposte si può trovare negli affari sulle slot machine e sul gioco d’azzardo. L’ipotesi delle scommesse ha origine da due inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Palermo: una del 2018, a carico dell’imprenditore Carlo Cattaneo condannato a 16 anni di galera e su cui pesa una confisca di 300mila euro, e una del 2019 che coinvolse Calogero Jonn Luppino. Entrambi avevano a che fare con il settore delle scommesse online. A Luppino (nessuna parentela con l’autista del boss arrestato insieme a lui il 16 gennaio) è stata disposta una confisca milionaria dopo essere stato condannato a 18 anni di carcere per mafia, estorsione e intestazione fittizia di beni.Chi avrebbe agevolato l’ascesa imprenditoriale di Luppino nel mondo dei giochi online sarebbero stati proprio alcuni esponenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, i quali agivano obbligando i vari esercizi commerciali della provincia di Trapani a installare le macchinette delle società. E come da classico copione mafioso: chi accettava riceveva protezione, chi rifiutava subiva pesanti ritorsioni. Tra chi sosteneva questa attività ci sarebbero stati proprio i familiari di Matteo Messina Denaro. Per quanto riguarda Cattaneo, invece, i giudici scrissero che «pur non essendo inserito organicamente nel sodalizio mafioso contribuiva in modo significativo al sostentamento economico dell’associazione, entrava in affari con la mafia che richiedeva “un pensiero” (denaro) per familiari di mafiosi in difficolta».
Degli affari nel gioco online e nelle slot machine ne abbiamo parlato spesso su Tp24. Qui una delle recenti inchieste.

Intanto si continua a cercare nei covi, dicevamo. E il primo covo, in via Cb31 a Campobello, a prima vista sembra una casa come tante. In un video dei carabinieri del Ros all’interno di quel primo covo emerso nelle indagini, subito dopo l’arresto del boss mafioso il 16 gennaio, appare una casa tutto sommato ordinata, con diversi quadri alle pareti, una scarpiera piena di calzature costose in una stanza con l’asse da stiro, e poi una panca per gli esercizi e un salotto con tv e qualche libro.

 

 

 

Dei poster ai muri erano emersi già nei giorni scorsi i primi dettagli, a cominciare da quello che raffigura Joker e poi il Padrino, nell’immagine di scena che mostra Al Pacino nel terzo episodio della saga di Francis Ford Coppola. E poi i Girasoli di van Gogh e altre riproduzioni.
Sopra una porta c’è un poster con quattro immagini, tra le quali quella di Gesù, e sotto massime di vita come: “quando sei vittorioso sii umile, quando hai paura sii coraggioso”.