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28/01/2023 06:00:00

Nel 2007 e 2012 non indagarono sul medico di Messina Denaro, ma ne aveva parlato Vaccarino

 Alfonso Tumbarello dallo scorso dicembre è in pensione. Fino ad allora però è stato il medico di base di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato la sua identità a Matteo Messina Denaro. Il settantenne con la passione per la politica e per la massoneria (il Grande Oriente d’Italia lo ha sospeso nei giorni scorsi), dovrà rispondere di “procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso”. Vuole che si faccia chiarezza e anche se Bonafede era un suo assistito, nell’ultimo periodo non avrebbe avuto contatti con i pazienti, sottolinea il suo avvocato, a causa della normativa in vigore sulla pandemia.

 

Di Tumbarello si è parlato durante la scorsa puntata di Report, su Raitre. Avrebbe fatto incontrare, nel 2002, Antonio Vaccarino con un altro suo assistito: Salvatore Messina Denaro, il fratello del boss.

Vaccarino era un ex sindaco di Castelvetrano, professore di liceo che in quegli anni, lavorando per il Sisde guidato dal generale Mario Mori, cercava di entrare in contatto con il latitante e che di lì a poco avvierà il famoso scambio di “pizzini” Svetonio-Alessio. Nomi attribuiti dallo stesso Matteo Messina Denaro: Alessio per lui e Svetonio per Vaccarino. I pizzini che quest’ultimo riceveva ed inviava venivano condivisi col Sisde. Un’indagine che però è stata stoppata dalla Procura di Palermo, poco dopo l’arresto di Bernardo Provenzano. Nel suo covo a Montagna dei cavalli gli trovarono alcuni di questi pizzini in cui Messina Denaro faceva riferimento a Vaccarino, una sorta di autorizzazione per un affare che l’ex sindaco aveva proposto, in realtà un’esca che avrebbe portato all’arresto della primula rossa.

Come dicevamo, però, tutto si ferma.

 

Il Riformista, ha dedicato alla vicenda due prime pagine, riportando le clamorose testimonianze di tre fonti diverse, tra le quali quella di un ex agente del Sisde che ha raccontato come 15 anni fa stessero per catturare Messina Denaro e furono fermati dalla Procura di Palermo.

Il quotidiano di Sansonetti ricostruisce i fatti anche grazie alle parole del direttore della testata La Valle dei Templi, Gian Joseph Morici, che di Vaccarino si è occupato a lungo.

 

Al collega abbiamo chiesto perché Vaccarino, che conosceva già Salvatore Messina Denaro dato che era stato un suo alunno, si sia rivolto a Tumbarello per un contatto?

 

Una domanda precisa e puntuale questa tua, a cui spettava ad altri trovare la risposta. A differenza di quanto pubblicato oggi (ieri, ndr) da un quotidiano che mi attribuisce l’aver detto che lo fa perché ritiene il medico un soggetto di importante spessore mafioso, al quale sottopone tutti i messaggi perché vengano inviati all’allora latitante Matteo Messina Denaro (affermazioni che non mi appartengono e per le quali ho già chiesto la rettifica) l’unica spiegazione che posso dare al fatto, è quella che il Vaccarino vede nel Tumbarello un soggetto nel quale Salvatore Messina Denaro ripone stima e fiducia. Tumbarello, infatti, non si limita a mettere in contatto i due – non ce ne sarebbe stato bisogno visto che si conoscevano già – ma si presta a farli incontrare presso il suo studio. E’ probabile che sia stato anche presente all’incontro, essendone proprio il “garante” che - così come afferma Vaccarino nel corso dell’interrogatorio del 2007 - lui “utilizza” allo scopo di raggiungere il latitante.

 

In quell’interrogatorio, Vaccarino affronta anche il tema mafia-massoneria?

 

Certamente. E fa mettere a verbale fatti e nomi, raccontando anche di quando all’Ucciardone, mentre lui stesso era detenuto, personaggi come Mariano Agate, anche lui massone, e Nino Madonia, dimostravano di sapere dell’appartenenza di Vaccarino alla Massoneria, anticipandogli una possibile promozione gerarchica. Non capisco come mai la magistratura che indagava sui possibili contatti tra mafia e massoneria, abbia sottovalutato il ruolo di Tumbarello, che Vaccarino indicava già allora come massone. Va ricordato, inoltre, come l’allora procuratore di Trapani, Marcello Viola, e il sostituto alla Dda di Palermo, Teresa principato, abbiano indagato proprio su questi aspetti, prima di venire “stoppati”. Evidentemente si trattava di argomenti troppo scottanti.

 

* * *

 

Il nome di Tumbarello era dunque spuntato nel 2007 durante l’interrogatorio a Vaccarino dei pm di Palermo, Giuseppe Pignatone e Roberto Scarpinato. Era rispuntato nel 2012, nella deposizione dell’ex sindaco di Castelvetrano al processo Golem II, che il giornalista Marco Bova ha recuperato dal suo archivio e mostrata nella scorsa puntata di Report a Rai3.

Un processo, quello del 2012, che si è svolto al tribunale di Marsala. Lo stesso tribunale che, nel 2017, al dottor Tumbarello pagava legittimamente le sue parcelle come consulente di medicina della sezione lavoro.

Insomma, nessuno si è interessato più a lui, fin quando oggi si scopre che fino a dicembre scorso era il medico di Matteo Messina Denaro. Anzi, di Andrea Bonafede.

 

L’interesse nei confronti di Vaccarino è invece ritornato, quando nel 2019 fu arrestato insieme a due carabinieri (tra i quali un tenente colonnello in servizio alla DIA di Caltanissetta), accusati di essere presunte “talpe” del boss. Una storia che era sembrata subito l’effetto di una guerra tra procure (l’abbiamo raccontata qui). Una guerra che ha distrutto le carriere di due carabinieri e la vita di Vaccarino. Letteralmente. L’ex sindaco di Castelvetrano è morto in carcere nel 2021, quando i suoi problemi cardiaci si sono incontrati col covid. La vecchia accusa di mafia degli anni ’90 era caduta da tempo in Appello e per la condanna residuale per traffico di droga (principalmente basata sulle dichiarazioni di Calcara) il percorso di revisione era a buon punto. Avrebbe voluto dare il suo contributo alla cattura di Messina Denaro, anche per riscattarsi, ma è stato stoppato. Nel modo peggiore.

 

Egidio Morici