I messaggi di Matteo Messina Denaro nella chat con una donna che ha frequentato per un anno e mezzo, dal 2021, in pratica, fino alla cattura, lo scorso 16 Gennaio. I contenuti delle conversazioni via Whatsapp verranno ascoltati questa sera a Non è l’Arena su La7. I due erano compagni di "malattia", essendo entrambi malati di tumore, e si sono conosciuti proprio durante le cure. Nei messaggi parlano di tutto: della vita, della famiglia, della malattia, e ad un certo punto hanno iniziato a vedersi, a darsi degli appuntamenti anche al di là della clinica. Messina Denaro aveva raccontato alla donna che era un imprenditore agricolo di successo, aveva tre figlie, era divorziato, ricco, aveva vissuto all’estero. Ecco un messaggio: «Anna, la ragazza (badante, ndr) che sta insieme a mia madre, ieri sera mi ha cercato. Ha trovato un foglio scritto di mia madre di suo pugno. Mia madre non c’è più con la testa, ma scriveva un sacco di cose. Cose sensate, a volte». «Si rivolge a me dicendomi che quando sarà morta al suo funerale vuole la banda musicale — prosegue —. E deve suonare sempre un unico motivo: la Radetzky March. Ma chi lo dice che io muoio dopo di lei? Lei non lo sa ma io lo so. Siccome però lei vuole questa cosa, io la farò, perché le volontà delle persone si mantengono. Mia madre era così, un tipo estroso, io ho preso un po’ da lei».
Ancora: «Cara, nella mia vita ho avuto momenti terribili, anche se non si vede. E non parlo del tumore. E quindi so per esperienza che quando si sta male come stai male tu ora, non si deve parlare: perché so che tu non vuoi sentire. Ma pur volendo tacere, per rispettare questo tuo momento, una cosa te la voglio dire: e parlo solo perché ho già vissuto questo tuo momento. Io ho subito un intervento pesante, cinque ore e 40 minuti. Speravo fosse tutto finito, e invece mi hanno dovuto operare di nuovo. Altre sei ore e 30 minuti. Poi la chemio. Che voglio dire? Che dopo tutto questo sono qua. Ci sono ancora. Il tuo percorso è simile al mio. Dobbiamo soffrire ma ce la farai. Scusami, ma io non voglio tue risposte... quando ti sentirai io ci sarò». Ancora: «Mi sento abbandonato. Come un randagino con una gamba spezzata in mezzo a una pozzanghera durante questa notte di Natale. Tutto questo per me è lo squallido (come definisce l’ospedale, ndr), avrei bisogno di affetto. Ma è giusto elemosinare affetto?». Infine: «Lo so che hai le palle, so riconoscere i miei simili, di te l’ho capito in un nanosecondo. E non ci conoscevamo ancora. Ti udivo, ti guardavo, ascoltavo, comprendevo chi eri sentendoti parlare con gli altri. Subito pensai: questo è un tipo».
Il 23 maggio del 2022, giorno di commemorazione delle stragi a Palermo, e lui è in clamoroso ritardo. Le manda un audio per giustificarsi: «Io sono qua, bloccato, con le 4 gomme a terra. Cioè non nel senso di bucate, ma bloccate perché sono sull’asfalto e non mi posso muovere. Per le commemorazioni di sta minchia. Porco mondo».