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06/02/2023 06:00:00

Nelle chat tutto l'odio di Messina Denaro contro le vittime della Strage di Capaci. Ecco l'audio

Elemosinava comprensione. Mandava messaggi per far intenerire le sue amiche, pazienti, come lui, della clinica di Palermo. Poi, però, veniva fuori l’astio, l’odio, la cattiveria del sanguinario boss contro le vittime della strage di Capaci.

Viene fuori questo dai messaggi che Matteo Messina Denaro si scambiava con le compagne di terapia.
Dopo l’arresto, gli investigatori stanno setacciando la vita del boss che in seguito alla malattia ha allentato le precauzioni, e si è aperto al mondo, sotto falso nome.


In particolare con una donna, l’ex latitante, avrebbe intrattenuto un rapporto di amicizia anche al di fuori della clinica La Maddalena, dove negli ultimi mesi è stato in cura.
Una donna ignara che quell’uomo fosse Matteo Messina Denaro, il numero uno della mafia ricercato da 30 anni.
Gli investigatori hanno ottenuto le conversazioni, dalle quali emergono le mille facce del boss.

«Mi sento abbandonato. Come un randagino con una gamba spezzata in mezzo a una pozzanghera durante questa notte di Natale. Tutto questo per me è lo squallido (come definisce l’ospedale, ndr), avrei bisogno di affetto. Ma è giusto elemosinare affetto?». Le diceva: «Lo so che hai le palle, so riconoscere i miei simili, di te l’ho capito in un nanosecondo. E non ci conoscevamo ancora. Ti udivo, ti guardavo, ascoltavo, comprendevo chi eri sentendoti parlare con gli altri. Subito pensai: questo è un tipo».

Messina Denaro aveva raccontato alla donna che era un imprenditore agricolo di successo, aveva tre figlie, era divorziato, ricco, aveva vissuto all’estero.
In uno dei messaggi il boss riferisce di un desiderio espresso dalla madre.
"C'è Anna, sarebbe la ragazza che sta assieme a mia madre. Ieri sera mi cerca ha trovato un foglio scritto di pugno di mia madre. Si rivolge a me e dicendo che quando sarà morta, al suo funerale ma chi lo dice che io muoio dopo di lei, lei non lo sa questo ma lo so io, - commenta - vuole la banda musicale che deve suonare un unico motivo la marcia del kaiser quella che fanno a Vienna per il capodanno. E quindi ora vuole sta cosa allora si deve fare perché le volontà delle persone si mantengono".


Poi però l’audio shock, in cui palesa tutto l’astio per il giudice Giovanni Falcone e la strage di Capaci. Di quella stagione Messina Denaro fu protagonista, fu tra gli organizzatori degli attentati di Capaci e di via D’Amelio, e poi delle bombe del 1993, prima di darsi alla macchia.


Il destino ha voluto che una delle visite alla clinica La Maddalena a cui doveva sottoporsi si tenesse il 23 maggio del 2022, il 30esimo anniversario dell’eccidio di Capaci. Lui è in clamoroso ritardo. Le manda un audio per giustificarsi: «Io sono qua, bloccato, con le 4 gomme a terra. Cioè non nel senso di bucate, ma bloccate perché sono sull’asfalto e non mi posso muovere. Per le commemorazioni di sta minchia. Porco mondo».

Messaggio, quest’ultimo, in cui trapela il boss, in cui per un istante l’ultimo degli stragisti cala la maschera. La donna non si insospettisce, le sembra uno sfogo fuori luogo di un automobilista arrabbiato.
Così non è. Ecco l’audio.

 

 

 

 


Ieri intanto è morto Francesco Geraci, l'ex collaboratore di giustizia amico d'infanzia dI Matteo Messina Denaro.
Originario di Castelvetrano, viveva da tempo in una località segreta dopo essere uscito dal programma di protezione.
Da tempo soffriva di un tumore al colon, la stessa malattia del boss.
"Con Messina Denaro Matteo ci conosciamo dall'infanzia perché giocavamo assieme da piccolini. Abita vicino casa mia, in linea d'aria saranno un 200 metri", aveva dichiarato in un'udienza di qualche anno addietro dopo avere cominciato a collaborare con la giustizia. Francesco Geraci, gioielliere, era conosciuto per avere nascosto gli oggetti preziosi di Totò Riina a Castelvetrano: collier, orecchini, crocifissi tempestati di brillanti, diamanti, sterline e lingotti d'oro per un valore di oltre 2 miliardi di lire.


La vicinanza tra Francesco Geraci e Matteo Messina Denaro si sarebbe interrotta quando il primo aveva 15 anni: "Lui ha preso la sua strada e io la mia", disse Geraci in una dichiarazione durante il processo per la strage dei Georgofili. I due si riavvicinano quando qualcuno chiese il pizzo al gioielliere e lui si rivolse al vecchio compagno di scuola. "Da quel giorno divento un uomo di fiducia di Messina Denaro", disse Geraci al processo di Firenze.