Continuano le indagini degli investigatori per ricostruire la rete che ha coperto, più o meno consapevolmente, la latitanza di Matteo Messina Denaro, catturato il 16 gennaio alla clinica La Maddalena di Palermo.
Investigazioni orientate sulla vita clinica del boss negli ultimi anni, seguendo il suo percorso nella cura del cancro. A partire proprio dal momento in cui Messina Denaro, latitante, avrebbe scoperto di avere un tumore.
Cancro che sarebbe stato diagnosticato a Castelvetrano, da un medico specialista del paese. La Procura di Palermo sta indagando per ricostruire tutti i passaggi sanitari e arrivare ai nomi dei professionisti coinvolti nel percorso che, poi, ha portato il capomafia a sottoporsi a due interventi chirurgici: uno di rimozione del cancro subito a Mazara del Vallo nel 2020, l’altro di asportazione delle metastasi alla clinica Maddalena di Palermo nel 2021.
Messina Denaro si sarebbe sottoposto a una colonscopia a Castelvetrano effettuata da un endoscopista, da lì la diagnosi. In quel periodo il boss, latitante, ricercato numero uno in Italia, torna nella sua città di origine (qualora se ne fosse mai andato) per farsi visitare. Gli investigatori devono verificare anche se i medici fossero consapevoli dell’identità del paziente, che negli ultimi due anni ha utilizzato i documenti e l’identità di Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara, arrestato nelle scorse settimane.
Tra i medici, Alfonso Tumbarello, è stato arrestato. E’ il medico di base di Campobello che ha avuto in cura il capomafia, e secondo la procura ne conosceva la vera identità, tant’è che è accusato di associazione mafiosa e falso ideologico.
Tumbarello, attraverso i suoi legali, ha presentato istanza di scarcerazione al tribunale del Riesame.
Intanto per la seconda volta Messina Denaro è comparso davanti ai magistrati. Questa volta si è collegato in video conferenza rispondendo alle domande del gip di Palermo Alfredo Montalto, su una tentata estorsione avvenuta nel 2013 e legata ad un terreno di contrada Zangara a Castelvetrano. Il caso è emerso nell’inchiesta Ermes, di qualche anno fa. Il boss alle contestazioni dei magistrati ha risposto alla presenza dell’avvocatessa e nipote Lorenza Guttadauro. E ha ripetuto il copione, quello di negare ogni contestazione. Stesso copione dell’incontro con i magistrati De Lucia e Guido di qualche giorno fa al carcere de L’Aquila. Il nuovo interrogatorio di garanzia, invece, è legato alla notifica di un ordine di custodia cautelare, che vista la latitanza non era stata possibile, emessa nell’ambito dell’operazione Ermes 3. Messina Denaro è accusato di tentata estorsione assieme a due arrestati nel blitz di tre anni fa, Marco Manzo e Giuseppe Calcagno, sotto processo davanti al Gup di Palermo. L’accusa a Messina Denaro deriva da un pizzino di minacce scritto per entrare in possesso di un terreno.
L’estorsione riguarderebbe un terreno di proprietà di Giuseppe La Rosa e Giuseppina Passanante, figlia del defunto boss di Campobello di Mazara, Alfonso Passanante. Il terreno si trova in contrada Zangara a Castelvetrano, dove i Messina Denaro facevano i campieri nei terreni dei d’Alì, e che era appartenuto a Totò Riina.
Quando si svolgono i fatti è il 2013 e Messina Denaro è latitante da 20 anni. Già all’epoca dell’indagine, però, venivano sollevati dubbi sull’intervento diretto di Messina Denaro per un fatto di così poco conto.