Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
22/02/2023 06:00:00

  Droga a Marsala/2. Il pescaggio, il libro mastro e la roba tagliata male

Il “pescaggio”. E’ la tecnica che usano gli investigatori per ricostruire la filiera dello spaccio a Marsala. Una piazza di spaccio, quella di Sappusi, molto frequentata, come dimostra l’operazione antidroga “Virgilio”, che ha portato all’esecuzione di 14 misure cautelari, e che da ieri (qui la prima puntata) stiamo approfondendo.

Un’indagine complessa, fatta di appostamenti, di intercettazioni, di osservazioni. I Carabinieri sono riusciti a scoprire l’esistenza di tre gruppi criminali, capeggiati da donne, spregiudicati. Che non si facevano scrupoli se la droga che vendevano era di pessima qualità, tagliata male, e poteva portare alla morte. 


IL PESCAGGIO
Per ricostruire la rete dello spaccio gli investigatori mettono in atto la tecnica del “pescaggio”. Controllano, in strada, alcuni tossicodipendenti abituali, noti alle forze dell’ordine. C’è un particolare episodio che permette ai carabinieri di individuare una delle palazzine in cui veniva venduta la droga. Fermano per un controllo un tossicodipendente subito dopo essersi recato nella palazzina in cui abita Arianna Torre, una delle persone arrestate nel blitz con l’accusa di essere a capo di uno dei tre gruppi di spacciatori. Il giovane viene trovato in possesso di marijuana e di crack e segnalato. L’uomo, subito dopo, telefona alla Torre e riferisce quanto era successo specificando di non aver dichiarato di aver acquistato da lei la droga. Ma dopo averla tranquillizzata chiede di comprare altra sostanza.

IL LIBRO MASTRO
Arianna Torre teneva un libro contabile della sua attività di spaccio, segno che il suo portfolio era abbastanza corposo. In un block notes teneva la contabilità delle vendite, i nomi degli acquirenti, i quantitativi e la tipologia della sostanza smerciata, nonchè i relativi importi. Le sigle K, C, R, riportati si riferivano alle tre tipologie di sostanza stupefacente commercializzata. K per Crack, C per Cocaina, R per Eroina.
Torre nelle conversazioni intercettate si dice attenta ad una tenuta minuziosa della contabilità e all’aspetto imprenditoriale dell’attività di spaccio. Ritiene infatti di dover modificare la quantità dell'approvvigionamento in vista della maggiore
richiesta di alcune sostanze il fine settimana e durante le feste con predilezione per le
droghe di consumo abituale. Inoltre a casa sua sono state trovate due telecamere di videosorveglianza le quali erano collegate tramite cavi al DVR e consentivano attraverso un televisore affisso alla parete del salone la visione della porta d'ingresso del palazzo sottostante e del primo tratto di strada della via Virgilio così da consentire un perfetto controllo della parte di territorio antistante la palazzina e da prevenire eventuali controlli o incursioni delle forze dell ordine.

 

 

 

LA DROGA TAGLIATA MALE
Arianna Torre aveva - scrivono gli investigatori - una visione “imprenditoriale” dello spaccio di stupefacenti. Si diceva attenta ad una tenuta minuziosa della contabilità. Aveva spesso diatribe, però, con Giovanni Parrinello, una sorta di socio in affari dopo l’arresto di Michele Adorno.
Vendeva di tutto, anche droga di pessima qualità, anche droga tagliata male. Torre mostrava indifferenza nei confronti degli acquirenti e della possibilità che sostanza mal tagliata potesse avere effetti avversi per la salute. Aveva deciso di concentrarsi sulla cocaina, “in ragione del consumo abituale degli utilizzatori di tale sostanza e delle conseguente dipendenza causa di continua richiesta. Gli investigatori parlano di “spregiudicatezza nel fornire ai tossicodipendenti utilizzati come cavie anche sostanza di pessima qualità”. Con un’altra ragazza parlano di come tagliare la droga per avere un guadagno maggiore dalla vendita. Parlano di formule, che non possono provare, perchè non si fanno di eroina, loro. Allora sono direttamente i tossici a testare l’eroina. Ma se si esagera con il “taglio”, con le sostanze per sintetizzare la droga, “ti ammazza … ti ammazza”. Ammettono.

 

 

 

GIOVANNI PARRINELLO E LA DROGA IN CARCERE
Arianna Torre, dopo l’arresto di Adorno, collabora con Giovanni Parrinello. Il blitz di qualche giorno fa lo trova già in carcere, Parrinello è stato infatti arrestato per aver ucciso Antonino Titone con un piede di porco di 30 centimetri. Un omicidio maturato nell’ambito del traffico di droga in città su cui indagavano i carabinieri. Parrinello, emerge dalle indagini, è una testa calda. Il rapporto di affari tra Torre e Parrinello non è semplice nè pacifico. Ad un tratto Parrinello pensava che la donna lo fregasse nelle quantità e nella contabilità.


L’uomo ha anche provato ad organizzare un'attività di spaccio di cannabinoidi all'interno della Casa Circondariale di Rossano Calabro carcere nel quale era in quel momento detenuto tuttavia non riuscendo a causa del monitoraggio delle conversazioni telefoniche che consentivano di recuperare e sequestrare lo stupefacente a lui spedito dai suoi complici tramite pacchi postali. Parrinello, infatti, era riuscito ad introdurre un telefono cellulare in carcere, con il quale dava alla sorella Marilena Lungaro direttive sull'acquisto e sull’occultamento della sostanza stupefacente hashish o marijuana all'interno di pacchi da inviargli in carcere. Sostanza che lui avrebbe poi rivenduto insieme ad alcuni telefoni cellulari che analogamente chiedeva alla sorella di inviargli al’ interno dell’istituto carcerario per poter saldare alcuni debiti e per poter pagare una perizia di parte consegnatagli dal suo difensore. La nuova attività però non andò a buon fine. I carabinieri osservavano cosa stava combinando la sorella di Parrinello, le sue spedizioni nelle poste private, e ha sequestrato i pacchi da destinare al fratello in carcere. Astutamente i carabinieri hanno tolto la droga, ridato il pacco alle poste private per spedirlo al destinatario. Parrinello apriva, e non trovava il “prodotto ordinato”. Da li seguivano altre telefonate, altre intercettazioni utili per delineare la rete di spaccio che avrebbe coinvolto anche Titone. Poi ucciso a colpi di piede di porco.


Storie di droga, di violenza, e di morte in questa inchiesta. Storie drammatiche, come quella della ragazza trovata senza vita per via di un’overdose. Droga che arrivava proprio dalla piazza di spaccio di Sappusi.