“Una città bellissima. Ma da qualche giorno a questa parte tutta la Palermo bene ha le unghie ‘ammucciate’”.
Sono parole di Matteo Messina Denaro, pronunciate nel carcere de L’Aquila, qualche giorno dopo il suo l’arresto, alla dottoressa che lo stava visitando.
Parole che lasciano intendere alcune cose. Che con Messina Denaro fuori circolazione, ad esempio, la “Palermo bene” potrebbe aver paura delle indagini sulla rete di coperture della sua latitanza. Maurizio De Lucia, procuratore capo di Palermo, poco dopo l’arresto del boss aveva parlato di “borghesia mafiosa” dietro alla lunga latitanza di Messina Denaro, con il boss che era riuscito ad entrare nei “salotti buoni dove si discute di affari, finanziamenti, appalti, dove si decidono le politiche pubbliche”.
E quelle coperture, decifrando le poche parole dette da Messina Denaro al 41bis, potrebbero tremare per le indagini che si muovono in maniera decisa sulla rete dei fiancheggiatori. Fino a questo momento tra indagati e arrestati le indagini si sono concentrate su Campobello di Mazara, cittadina in cui Messina Denaro ha trascorso almeno gli ultimi 5 anni di latitanza.
Un testimone infatti colloca la presenza di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara prima della pandemia Covid, forse già nel 2018. Per quattro o cinque anni il latitante, dunque, ha goduto di protezione e silenzio.
La sua presenza nel paese trapanese potrebbe essere anche retrodatata di un anno. Nel 2017, infatti, il capomafia avrebbe dato ai coniugi Emanuele Bonafede e Lorenza Lanceri i 6.300 euro per comprare il costoso regali di cresima del figlio, un orologio Rolex.
A raccontare i dettagli è un testimone che vive in paese e che ha visto Messina Denaro quando abitava in via San Giovanni 260. Dopo l’arresto del 16 gennaio scorso l’immobile è stato perquisito, ormai era vuoto. Da qualche mese Messina Denaro si era trasferito in via Cb31.
Il testimone aggiunge che quando vide quel volto nuovo chiese informazioni ad Andrea Bonafede, il geometra che gli ha prestato l’identità arrestato subito dopo il latitante. Gli fu detto che il nuovo ospite si chiamava Francesco, ed era fratello dell’attuale compagna. Una volta che la foto di Messina Denaro è comparsa su tutti i media, il testimone ha capito chi fosse davvero l’uomo.
C’è un dettaglio che confermerebbe l’attendibilità del testimone. Ha infatti riferito che Messina Denaro se ne andava in giro con una Fiat 500 L, e cioè la macchina data in permuta da Bonafede per comprare l’Alfa Romeo Giulietta usata dal latitante. Per la cronaca il latitante usava anche una moto. Per la precisione una Bmw enduro.
Nei prossimi giorni, intanto, l’avvocato di Giovanni Luppino, l’uomo accusato di essere stato l’autista di Matteo Messina Denaro, incontrerà l’ex latitante nel carcere dell’Aquila. L’incontro tra Giuseppe Ferro e il boss avverrà nell’ambito di indagini difensive volte ad ottenere riscontro alle dichiarazioni fatte dal suo assistito, Luppino, il quale dice di non essere stato al corrente della vera identità del passeggero quella mattina del 16 gennaio scorso, quando il boss venne arrestato a Palermo, presso la clinica La Maddalena. Matteo Messina Denaro è chiamato a confermare questa tesi.