Tre anni e mezzo di carcere sono stati inflitti dal Tribunale di Trapani, per usura, al 62enne gioielliere Marcello Tumminia. Oltre alla pena detentiva, anche 12 mila euro di multa. Secondo l’accusa, tra il 2012 e il 2015, Tumminia avrebbe preteso e ottenuto da un imprenditore castelvetranese oltre 40 mila euro a titolo di interessi usurari. Il Tribunale (presidente Franco Messina) ha accolto l’impianto l’accusa, che ha sostenuto come a fronte di un prestito di 80 mila euro concesso all’imprenditore, che era in precarie condizioni economiche, Tumminia avrebbe chiesto e ottenuto gli oltre 40 mila euro di interessi senza mai considerare la somma come parziale rimborso del prestito.
L’imprenditore, stanco delle vessazioni subite, decise di denunciare. Il gioielliere, che ha precedenti per ricettazione e riciclaggio di ingenti quantità di preziosi rubati (e per questo, nel 2017, ha subito una confisca di beni per un valore di circa 8,5 milioni di euro), è stato, inoltre, interdetto dai pubblici uffici per 5 anni e condannato alla confisca della somma di 40 mila euro, sequestrata nel corso delle le indagini. Disposta anche la condanna al pagamento del risarcimento dei danni in favore delle vittime, da quantificarsi in sede civile, nonché al pagamento delle spese legali in favore della persona offesa, della sua società (assistiti dall’avvocato Giuseppe Accardo, del Foro di Marsala) nonché dell’Associazione Antiracket Libero Futuro (assistita dall’avvocato Maria Bianco, sempre del Foro di Marsala).
Dopo la sentenza, i due legali di parte civile hanno dichiarato: “Siamo contenti che il Collegio abbia fatto propria la ricostruzione della pubblica accusa, sorretta dalle dichiarazioni della persona offesa e dai riscontri documentali. Ulteriore riscontro è stato offerto dalla perizia svolta in fase di dibattimento che ha fugato, a parere nostro, ogni ragionevole dubbio relativamente alla rilevanza penale della condotta dell’imputato”. Sulla vicenda è intervenuto anche Nicola Clemenza, punto di riferimento dell'Associazione Libero Futuro Antiracket in provincia di Trapani, che ha affermato: “Ennesima vittoria nelle aule di Tribunale per un imprenditore che ha avuto la forza di collaborare con la giustizia ed opporsi all’usura. Questo ci motiva ancora di più a stare affianco alle vittime in questo momento storico delicato”.
Nel giugno 2017, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Trapani, in esecuzione ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, confiscarono a Tumminia due gioiellerie (una a Trapani, l’altra a San Vito Lo Capo), nonché otto beni immobili, due auto e dei saldi attivi di numerosi conti correnti, per un valore complessivo di circa 8,5 milioni di euro. Fu quello l’epilogo di complesse indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani, che già nel 2015 avevano portato al sequestro degli stessi beni, posseduti in misura sproporzionata rispetto al reddito dichiarato dal Tumminia, soggetto ritenuto socialmente pericoloso in ragione della commissione di una vasta gamma di reati. Le indagini, infatti, avevano fatto luce su un’organizzazione, composta da noti gioiellieri trapanesi, responsabili di aver ricettato e riciclato ingenti partite di preziosi di provenienza furtiva e di aver impiegato i proventi di quell’attività per concedere prestiti a tassi usurari a numerosi imprenditori in difficoltà.