Revisionismo storico. È l'esercizio che ha espletato la seconda carica istituzionale nazionale, il presidente del senato pro tempore Ignazio La Russa, che ha dichiarato "Via Rasella è stata una pagina tutt'altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non".
Adesso definire un gruppo mieloso di semi-pensionati il reparto delle forze d'occupazione tedesche, l'11ª Compagnia del III Battaglione del Polizeiregiment "Bozen", appartenente alla Ordnungspolizei -polizia d'ordine- e composto da reclute altoatesine, nella neonata Repubblica Sociale Italiana anche conosciuta come Repubblica di Salò che fu un regime collaborazionista della Germania nazista, è da Scherzi a parte.
Il contingente fu destinatario di un attentato appunto in via Rasella in una Roma città aperta, dai Gruppi di Azione Patriottica -GAP- unità partigiane del Partito Comunista che causò la morte di 33 soldati tedeschi e 2 civili italiani. Fu il più sanguinoso e clamoroso attentato urbano antitedesco in tutta l'Europa occidentale. Fu Hitler in persona a ordinare la rappresaglia, condotta da Kappler, Priebike e il questore Parisi conosciuta come eccidio delle Fosse Ardeatine, 335 tra antifascisti civili e militari italiani, prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni, furono trucidati, cinque in più dei previsti, ossia 10 per ogni teutonico.
Già la Meloni si era pronunciata definendo solo italiani le vittime. A domanda sull'argomento aveva risposto :"Che vuol dire che gli antifascisti non sono italiani? Mi pare che sia onnicomprensivo storicamente". Poi si scorre la lista ed è tutto chiaro, nonostante il nauseabondo tentativo di Revisionismo storico.
Vittorio Alfieri