L’assessore all’Istruzione della Regione Siciliana è deciso: prenderà come consulente la maestra sospesa per le preghiere in classe. Mimmo Turano è infatti intervenuto sul caso dell’insegnante dell’oristanese, con un video di 28 secondi diventato virale sui social in cui, oltre ad annunciare la sua decisione, precisa di non sapere come siano andate davvero le cose. Dice proprio così “…voglio precisare, non conosco la vicenda”.
Ed in effetti la vicenda, almeno all’inizio, non è che la conoscessero in tanti, veicolata da una sintesi giornalistica abbastanza superficiale, che aveva portato la gente a pensare che la sospensione fosse avvenuta soltanto perché, all’inizio della giornata e prima di iniziare la lezione, la maestra avesse fatto recitare un’Ave Maria agli alunni.
Dopo pochi giorni però il caso si è arricchito di particolari ed è sembrato più chiaro.
E’ emerso che l’episodio dell’Ave Maria sarebbe stato solo l’ennesima segnalazione contro la maestra Marisa Francescangeli. In realtà ci sarebbero già state diverse proteste, non solo di genitori, ma anche di docenti. Tutte sulle pratiche religiose (o quasi) impartite ai bambini, comprese la proiezione di disastri naturali indicati come vendette di Dio per i peccati dell’umanità e l’unzione con l’olio di Medjugorje. Anche se, dice l’insegnante, lei quell’olio lo aveva portato in classe per regalarlo agli alunni, che poi se lo sono spalmato sulla fronte per gioco.
Tutto questo al posto di fare lezione.
Insomma, è chiaro che questa sospensione di venti giorni sia arrivata dopo una serie di richiami, proprio come prevede la normativa.
All’Adnkronos, Francesco Feliziani, direttore dell’Ufficio scolastico regionale, ha chiarito il funzionamento della procedura sanzionatoria, che parte dal dirigente della scuola che “trasmette le presunte violazioni all’Ufficio scolastico provinciale”. E alla fine, “l’ufficio ‘Provvedimenti disciplinari’ verifica se ci siano state violazioni e le inquadra nel regolamento con le relative pene”. È un procedimento garantista, ha sottolineato Feliziani.
Ed è anche lungo. Infatti la vicenda riguarda il periodo natalizio e la sanzione è arrivata pochi giorni prima di Pasqua. In pratica è simile ai provvedimenti che i diversi ordini professionali prendono per gli avvocati, i medici, gli architetti, i giornalisti… E la prima fase è la comunicazione all’interessato. Poi lo si invita a produrre una memoria difensiva, con tutti i passaggi che sappiamo.
Chissà come mai, invece, la maestra Francescangeli si è detta stupita del suo provvedimento, come se avesse saputo tutto qualche giorno fa.
Un provvedimento che invece, per il presidente della regione sarda, Christian Solinas, rischia addirittura “di rappresentare una pesante violazione dei vigenti accordi concordatari tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana”. Peccato che i concordati non c’entrino nulla e che Solinas abbia altro a cui pensare, visto che si trova indagato per corruzione dalla procura di Cagliari, insieme ad altre tre persone.
Ma siccome ormai il dado è tratto, non poteva mancare la solita raccolta di firme. La lancia il movimento “Pro vita & famiglia” e in pochissimi giorni ne spuntano 35 mila. Tutti a chiedere al ministero dell’Istruzione di tutelare la maestra “contro un provvedimento disciplinare ingiusto e dal sapore laicista e anticristiano”, a causa di “una semplice Ave Maria durante una supplenza alla vigilia dello scorso Natale”.
Peccato che l’anticristianesimo c’entri ancora meno dei concordati con la Santa Sede.
Non importa però, ormai la storia ha una sua identità posticcia, creata dalla caciara della narrazione immediata. E dato che produce numeri, anche la politica deve dire la sua. La solidarietà nei confronti della maestra punita ingiustamente, con un provvedimento “sicuramente sproporzionato” diventa dunque un piatto ricco in cui ficcarsi, per aumentare consenso e visibilità.
E allora succede che, come si diceva, l’assessore all’Istruzione in quota Lega del governo Schifani, la voglia come consulente, “senza conoscere la vicenda”, parole sue. Gli è bastato il paragone ad effetto con la sospensione di dieci giorni alla maestra amica di Messina Denaro, nonostante siano due situazioni completamente diverse.
Una “visione illuministica – così ha definito Turano la sua posizione in un’intervista al Corriere della Sera - di difesa della libertà di espressione”.
Anche qui, la libertà di espressione non c’entra nulla. C’entra semmai chiedersi in che modo gli assessori regionali scelgano i loro consulenti, chi li paga (immaginiamo siano soldi pubblici), e soprattutto che tipo di contributo potrà dara alla collettività siciliana la maestra dell’Ave Maria, come impropriamente ormai viene chiamata.
Forse potrebbe creare un nuovo brand per rilanciare l’economia siciliana, tagliando l’olio trapanese con quello di Medjugorje. L’olio dell’Ave Maria. Potrebbe essere un’idea. Già immaginiamo il logo fatto da una corona con le olive al posto dei grani del rosario. Ma per quello ci vuole un altro consulente.
Egidio Morici