Si tratta di un testo evocativo e fortemente ideologico, che racchiude in sé ed esprime non soltanto la spiritualità del suo autore ma anche la sua concezione del rapporto dell’essere umano con il creato e con Dio. Tale concezione è con evidenza in contrapposizione con il pensiero dominante nella cristianità di allora, il cosiddetto “disprezzo del mondo”. Per Francesco, invece, tutto il “Creato”, che ci circonda e di cui facciamo parte, è la nostra famiglia, fratelli e sorelle che ci curano e ci danno gioia. La lingua che utilizza è il “volgare umbro”, che si fa notare per le parole che terminano in “u”, come “Altissimu, nullu, omu, dignu”. Questo nuovo “volgare” è ancora fortemente caratterizzato dal latino, che è dominante quando si scrive; ed ecco la congiunzione “et” e la mancanza della “z”, il cui suono viene espresso alla latina, per esempio “ spetialmente”
Ricordiamoci che Francesco nasce ad Assisi nel 1181 e vi muore nel 1226, a 44 anni. Il CANTICO viene scritto, nella prima parte, nel 1225; la seconda parte a pochi mesi dalla morte; la terza parte sul letto di morte. Nel testo che proponiamo abbiamo distinto queste tre parti utilizzando caratteri di stampa diversi.
E’ un canto di gioia, che riassume una vita impegnata tutta quanta a seguire l’insegnamento di Gesù, che per Francesco non può essere che un messaggio, anzi una esperienza di gioia e di pace.
Nel 1225 Francesco è ammalato, deluso da come i suoi compagni continuino a travisare il suo insegnamento, malgrado tutte le loro buone intenzioni e l’affetto e la riverenza che gli dimostrano. Dopo un periodo di digiuno e di penitenza sul monte della Verna, sta viaggiando per andare a Rieti, dove spera di poter curare l’oftalmia purulenta, che lo ha reso quasi cieco. Deve passare per Assisi, e i suoi accompagnatori decidono di far sosta al convento di San Damiano, dove vive Chiara con la sua comunità di “povere”. E qui detta ai compagni Il CANTICO DELLE CREATURE. E’ pensato per essere sia recitato che cantato. Il CANTICO si ferma alla strofe dedicata a “sora nostra matre Terra”. Riprende il viaggio.
A Rieti la cura peggiora la sua situazione di salute e di vista. Gli cauterizzano con un ferro rovente le zone parietali dall’orecchio all’occhio, ma ciò non creerà alcun miglioramento alla vista e un peggioramento delle sue condizioni di salute.
Nel tornare ad Assisi apprende che è in corso un duro contrasto tra il vescovo e il podestà. Li invita ad un incontro. Intanto detta ad uno dei suoi frati un’altra strofe del CANTICO e chiede che venga cantato durante l’incontro con le due autorità. Quando risuona la strofe che comincia con le parole “ Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore “ i due avversari si guardano. Alla fine del canto si alzano, vanno l’uno verso l’altro e si abbracciano.
Qualche settimana dopo, ormai morente, pienamente consapevole, chiede di essere portato alla Porziuncola. Vuole morire nudo sulla nuda terra. Ma prima detta l’ultima strofe: “ Laudato si’, mi’ Signore , per sora nostra morte corporale.”
Giovanni Lombardo
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le Stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’Aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ’l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ’l farrà male.
Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate
(1225-1226)